BANKITALIA: IL GIRO D’AFFARI DELL’INVOICE TRADING NEL PAESE È 1,4 MILIARDI, RECORD IN EUROPA
di Pierluigi Mandoi
L’Italia è il Paese dell’Unione Europea in cui si effettuano più transazioni sulle piattaforme fintech, con un giro d’affari che nel 2020 valeva 1,85 miliardi di euro e che da allora non ha interrotto la propria crescita. Un mercato che rappresenta circa il 10% del totale di tutto il continente, in cui a fare da padroni sono i prestiti nei confronti delle imprese e in particolare l’invoice trading, vale a dire la cessione di fatture commerciali mediante piattaforme web. Ma le fintech «costituiscono una parte ancora piccola del sistema finanziario» e in Italia incidono sul totale dei prestiti per solo lo 0,07%. Se le loro attività avranno un potenziale impatto sulla stabilità finanziaria «dipenderà da come evolveranno, se continueranno a occupare posizioni di nicchia oppure se saranno in grado di svolgere un ruolo di maggiore rilievo in alcuni segmenti di mercato».
Queste le osservazioni di Banca d’Italia nella sua recente pubblicazione sulle piattaforme fintech nel mondo e in Italia. Lo studio di Via Nazionale si occupa dei trend relativi ai diversi tipi di operazioni di finanza alternativa fornite dalle fintech. A giugno 2021 erano 28 le piattaforme di social lending (prestiti personali erogati da privati ad altri privati tramite internet) attive nel Paese: 22 per i finanziamenti alle imprese e sei per i prestiti alle famiglie. Escludendo l’immobiliare, i prestiti alle aziende hanno riportato una rapida espansione dagli 80 milioni del 2018-19 ai 340 dello scorso anno. Più contenuto ma costante l’incremento dei finanziamenti alle famiglie, da 123 a 208 milioni.
Per quanto riguarda la clientela, «alcuni portali si rivolgono a imprese piccole e società di persone che non riescono ad accedere al credito bancario senza garanzie. Altri, tipicamente quelli che raccolgono da investitori istituzionali, finanziano anche aziende più grandi», dice Palazzo Koch. Sono invece 12 le piattaforme che offrono servizi di invoice trading, «lo strumento di finanza alternativa più utilizzato dalle pmi italiane». Nel 2020 il controvalore delle fatture cedute è stato pari a 760 milioni di euro, la cifra più alta in tutta Europa, e il giro d’affari si è ulteriormente allargato l’anno dopo arrivando a 1,4 miliardi. Le operazioni sono usate «soprattutto per fronteggiare la lentezza dei pagamenti della clientela» e i profili dei clienti sono diversi: da startup a imprese attive da più di 50 anni, da aziende con meno di 50 addetti ad altre con 400 dipendenti. (riproduzione riservata)
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