STRESS TEST SUI CREDITI: SI STIMANO IMPORTI ESCUTIBILI PER 825 MILIONI AL FONDO PMI
di Luca Gualtieri
Il credito garantito dallo Stato è uno dei temi caldi per il sistema finanziario italiano. In piena crisi di governo, alle soglie di una recessione e con un progressivo rientro delle misure di sostegno, i banchieri italiani si interrogano sul destino dei circa 300 miliardi di finanziamenti erogati sotto lo scudo pubblico. Per il momento non ci sono ancora dati ufficiali sullo stato di salute di queste posizioni, ma qualche stima attendibile ha iniziato a circolare. Per i 258 miliardi a carico del fondo pmi per esempio l’ufficio studi del gruppo Nsa (che supporta le banche nell’accesso alle garanzie del fondo pmi) ha realizzato uno stress test che prende in esame i possibili scenari qualora le imprese che hanno evidenziato eventi di rischio dovessero andare in default e venisse quindi escussa la garanzia. L’analisi (che copre i primi cinque mesi dell’anno) stima che gli importi escutibili nell’immediato futuro si attestino a 825 milioni. Anche se le cifre in valore assoluto sono ancora contenute, è significativo il trend evidenziato dalla proiezione: rispetto ai primi cinque mesi del 2021 l’incremento è del 397%, con un’accelerazione significativa tra i mesi di marzo e maggio.
Sebbene si tratti soltanto di stime, è possibile fare qualche ipotesi sulle cause del fenomeno. Da un lato occorre ricordare che negli ultimi mesi le condizioni macroeconomiche si sono progressivamente deteriorate, sia per gli effetti della guerra in Ucraina che per le persistenti strozzature sulle catene di approvvigionamento di molte imprese che hanno fatto schizzare il prezzo di molte materie prime. Dall’altro lato bisogna considerare il progressivo rientro delle misure di sostegno. Se infatti a dicembre 2021 si sono chiuse le moratorie, a fine giugno il fondo pmi del Mediocredito Centrale è uscito dal regime emergenziale, avviando un soft landing. Non si tratta ancora di un ritorno al regime pre-Covid, ma comunque di un periodo di phasing out che accompagnerà banche e imprese verso la nuova normalità. Oltre alla fine della gratuità dell’intervento del fondo, non potranno essere estese d’ufficio le durate della garanzia e sarà introdotta la commissione di mancato perfezionamento delle operazioni non garantite. In aggiunta a ciò, secondo un’altra stima del gruppo Nsa, saranno quasi 400 mila i crediti garantiti che usciranno dal regime di pre-ammortamento nel corso dell’estate: 96 mila a luglio, 100 mila ad agosto e 200 mila a settembre, con un importo medio delle esposizioni attorno ai 70 mila euro
Il giro di vite sulle misure di sostegno è stato confermato dal governo uscente, anche se l’approvazione di un nuovo temporary framework legato all’emergenza in Ucraina avrebbe favorito il prolungamento o per lo meno la rimodulazione del regime emergenziale. Inizialmente, con il graduale attenuarsi della pandemia, l’esecutivo aveva immaginato un ritorno alla normalità anche per gli strumenti di sostegno al credito. Tecnicamente non si sarebbe trattato di un vero e proprio ritorno al regime pre-Covid ma di un periodo di phasing out che avrebbe accompagnato banche e imprese verso la stabilizzazione. Il perdurare della pandemia, la guerra in Ucraina e la fiammata dei prezzi hanno però rimesso sotto pressione il sistema produttivo. Diversi interventi per la verità ci sono stati: il Decreto Aiuti ha, per esempio, ha previsto nuove misure per favorire l’accesso alla liquidità da parte delle imprese danneggiate dalle conseguenze economiche dell’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina, nell’ambito del nuovo temporary framework. Molti banchieri però restano convinti che le misure messe in campo sinora non siano sufficienti per evitare seri contraccolpi sul credito in un contesto economico che potrebbe deteriorarsi rapidamente nei prossimi mesi.
«La situazione di forte incertezza economica che si prospetta per i prossimi mesi per le PMI italiane non deve essere in alcun modo sottostimata», spiega a MF-Milano Finanza Gaetano Stio, presidente del gruppo NSA. Il rischio, pertanto, che le imprese italiane si trovino nel 2023 a non poter più usufruire delle garanzie pubbliche in maniera agevolata potrebbe comportare un gravissimo shock per la loro sopravvivenza. Lo strumento del fondo di garanzia si è già dimostrato fondamentale per il sostegno alle aziende e deve poterlo essere anche per i prossimi mesi di difficoltà che ormai sono alle porte. Il sistema imprese, banche e fondo di garanzia correrebbe dei rischi notevoli qualora non avesse più le stesse potenzialità e gli esborsi del fondo di garanzia fossero quelli ipotizzati dallo stress test del nostro ufficio studi. A fronte di tutte queste considerazioni è indispensabile potenziare ulteriormente il fondo di garanzia e dargli il più possibile una stabilità burocratica duratura nel tempo», conclude Stio. (riproduzione riservata)
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