Incendi e siccità sono i protagonisti di questa estate torrida nella quale misuriamo i prima persona gli effetti del climate change sulle nostre vite. Si moltiplicano in questi ultimi giorni le notizie di incendi che partono da stabilimenti, depositi, aree di stoccaggio e raggiungono dimensioni notevoli a causa delle temperature estreme, che sono l’evidenza più tangibile dei cambiamenti climatici in corso.
Nella maggior parte dei casi l’azienda sottovaluta le conseguenze ambientali di cui deve rispondere a seguito di un incendio, come le contaminazioni provocate dalle acque di spegnimento e dai fumi, i danni a terzi, la deposizione di polveri su terreni e acque, il danno ambientale per la distruzione diretta di habitat naturali, specie e aree protette a opera del fuoco.
Le spese di bonifica e ripristino, così come il risarcimento dei terzi danneggiati a seguito di danno all’ambiente non sono coperti dalle polizze Incendio o RCT, ma occorre una copertura assicurativa ad hoc per i danni all’ambiente. Solo l’1% delle aziende italiane ha una copertura dedicata per i danni all’ambiente. Per questo motivo gran parte delle imprese quando capita un incendio si trovano scoperte per le spese relative a bonifiche, ripristino dei danni all’ambiente e risarcimento dei terzi danneggiati.
A lanciare l’allarme è il presidente di Pool Ambiente, Tommaso Ceccon.
Quando l’azienda non ha le risorse necessarie per effettuare la bonifica è la Regione a doversi far carico di tali spese e questo si traduce nella maggior parte dei casi in interventi che restano sospesi per anni in attesa che ci siano sufficienti fondi a disposizione. Gli interventi di bonifica e ripristino non hanno un massimo predefinito né per durata né per costo e sono davvero tante le variabili in gioco nel determinare quale tecnica utilizzare e per quanto tempo. I costi possono andare da decine di migliaia di euro a diversi milioni, mentre il decorso degli interventi possono andare da qualche giorno a più di dieci anni.