LE NOVITÀ NEL TESTO ALL’ESAME DELLA CAMERA VALIDE PER ISCRITTI AGLI ORDINI E NON REGOLAMENTATI
di Simona D’Alessio
Clausole che minano l’equità dei compensi professionali con «i bastoni tra le ruote»: saranno, infatti, «nulle» quelle che (non rispettando i parametri fissati per gli iscritti ad Ordini e Collegi e per i lavoratori autonomi riuniti in Associazioni) non contemplano una remunerazione giusta e proporzionata all’opera prestata, tenendo conto anche dei costi affrontati da chi l’ha eseguita. E, a dover garantire corresponsioni adeguate per i servizi ricevuti saranno imprese bancarie e assicurative e società che, nell’anno precedente al conferimento dell’incarico, avevano più di 50 lavoratori dipendenti, o con ricavi annui superiori a 10 milioni di euro. È quel che prevede il testo uscito dalla commissione Giustizia della Camera (3179) che mira a «stringere i bulloni» sulla disciplina dell’equo compenso (legge 172/2017), e che ieri mattina è approdato in Aula, in vista dell’avvio delle votazioni la prossima settimana; il provvedimento, costituito da 12 articoli, porta la prima firma della leader di FdI Giorgia Meloni, e riunisce le iniziative siglate dai deputati della Lega e di Fi Jacopo Morrone e Andrea Mandelli.
Protagonisti della disciplina gli iscritti a ordini e collegi: per gli avvocati, si legge, si applicano le remunerazioni previste dal decreto del ministero della giustizia emanato in virtù delle disposizioni della riforma forense (247/2012), per tutti gli altri valgono i decreti ministeriali adottati a seguito della legge sulle Liberalizzazioni e la concorrenza (27/2012). Inclusi, a seguito del voto sugli emendamenti, i professionisti non regolamentati (legge 4/2013), per i quali occorrerà emanare un decreto del ministero dello Sviluppo economico entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge e, a seguire, «con cadenza biennale, sentite le associazioni» delle varie categorie. Com’è possibile osservare dalla tabella nella pagina, sul fronte degli indennizzi arrivano nuove tutele. E gli ordini sono anche «legittimati ad adire l’autorità giudiziaria competente, qualora ravvisino violazioni delle disposizioni» in merito alla legge.
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