Nel contesto pandemico si inscrivono i contributi dell’Unione Europea per un’evoluzione «green» delle organizzazioni aziendali, delle attività e dei prodotti volti ad assicurare una crescita economica reale e sostenibile. Ma non di solo verde è fatta la sostenibilità, e il mondo della finanza si è subito attrezzato con la creazione di fondi di investimento Esg (Environmental, Social, Governance) che pongono nel mirino realtà aziendali sostenibili a tutto campo. Campo nel quale trovano alloggio molti altri profili che sin qui non ci eravamo abituati a considerare parte integrante della sostenibilità nella sua più lata accezione. Uno di questi, a piacevole sorpresa, è la privacy.

E’ fresca di conio l’iniziativa di una nota società di investimento che lo scorso marzo ha affrontato la tematica Esg verificandone la sussistenza dei requisiti in imprese che operano nell’ambito delle tecnologie per la raccolta e il trattamento dei dati personali, con particolare riferimento a quelle che facciano uso, od operino nel settore, del cosiddetto riconoscimento facciale (anche solo in termini di ricerca per la creazione di software o di hardware). Il «manifesto» pubblicato dalla sgr è contestualmente volto a porre l’accento sull’abuso che può essere fatto di tale strumento, idoneo di per sé a determinare una gravissima violazione dei diritti fondamentali degli interessati, ponendosi quindi l’obbiettivo di promuoverne un utilizzo consapevole ed etico.

La delicatezza del tema d’altra parte è ben nota e non è un caso che il Gdpr faccia rientrare i «dati biometrici intesi a identificare in modo univoco una persona fisica» nell’ambito dei «dati particolari» di cui all’articolo 9 e ne assicuri una tutela rafforzata. Non è altresì un caso che lo scorso 21 giugno gli organi di vigilanza e controllo in ambito europeo in materia di privacy (Edpb ed Edps) abbiano rilasciato un parere congiunto sulla proposta di Regolamento sull’Intelligenza Artificiale con il quale hanno espresso il proprio fermo dissenso all’utilizzo di applicazioni (connotate da funzionalità IA) che consentano trattamenti di riconoscimento facciale in spazi pubblici. Secondo la vigilanza europea, tale pratica potrebbe risultare foriera di forme di discriminazione.

L’attenzione riservata al tema privacy per valutare il rispetto dei requisiti Esg è da accogliere con favore, ove la possibilità di essere considerato il target di un investimento sostenibile risulti limitata agli operatori che con ogni evidenza condividono un utilizzo sostenibile e consapevole di tecnologie potenzialmente invasive. Un uso e uno sfruttamento dei dati che si ponga in linea con le direttive desumibili dalla normativa applicabile e con gli orientamenti più garantisti (per le libertà e i diritti inviolabili delle persone) risulta oggi più che mai decisivo.

L’ingresso del tema della tutela dei dati personali nella nozione di Esg eleva la riservatezza (per esempio, l’attenzione al rispetto delle regole sull’utilizzo e lo sfruttamento dei dati personali di terzi) a valore irrinunciabile e funzionale per una crescita economica sostenibile. Si tratta cioè di un cambiamento di rotta e di una nuova sensibilità rispetto all’affermazione di principi che, almeno in passato, sono stati troppo spesso vissuti quale inutile limitazione.

Ma la vera svolta sta altrove e porta a rivoluzionare la nozione stessa di Esg, per ora declinata in misura molto settoriale e rivolta al solo fattore ambientale: la sostenibilità è prima di tutto un’affermazione fattiva di diritti fondamentali. (riproduzione riservata)

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