INAIL: gli infortuni collegati a scivolamento e caduta sui luoghi di lavoro rappresentano il maggior numero di infortuni in tutti i settori lavorativi e causano costi per 370 milioni di euro l’anno.

Secondo un rapporto dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (Eu-Osha), le cadute in piano comportano il maggior numero di infortuni in tutti i settori lavorativi, incluso il lavoro in ufficio, e costituiscono il motivo delle principali assenze dal lavoro superiori ai tre giorni, specialmente nelle piccole e medie imprese.

Parte da questi dati di scenario l’analisi contenuta in un recente studio realizzato dalla Direzione regionale Campania dell’Inail, che apre le pubblicazioni del progetto Ras, Ricercare e Applicare in Sicurezza.

Anche nel nostro Paese questa statistica segue l’andamento europeo e le cadute in piano rappresentano la terza causa di incidente di tutti i comparti produttivi, con circa il 15% del totale degli infortuni di cui sono note le cause. Questa tipologia di incidente può assumere talvolta conseguenze anche gravi, con assenze lavorative di 38 giorni, una durata media inferiore solo alle cadute dall’alto e agli infortuni per impiglio/aggancio.

La conseguente perdita di circa 2 milioni di giornate lavorative, in tutti i settori, rappresenta una delle prime cause di assenza dal lavoro con ovvie ricadute negative sul piano economico per l’intero sistema produttivo nazionale.

Gli indennizzi corrisposti a seguito di cadute in piano ammontano a oltre 90 milioni di euro (costi diretti) e rappresentano una delle prime voci di spesa dell’Inail,
[fonte: http://bancadaticsa.inail.it/bancadaticsa/login.asp].

Poiché i costi indiretti possono essere considerati in prima approssimazione circa il triplo di quelli diretti, cioè circa 273 milioni di euro, i costi totali degli infortuni da cadute in piano ammontano a circa 370 milioni di euro l’anno.

Affrontando il problema e riuscendo a ridurre questi, almeno del 10%, obiettivo non particolarmente ambizioso, si otterrebbe un risparmio annuo di 9 milioni di euro.

Il rischio di caduta in piano da scivolamento rappresenta oggi un rischio normato dal d.lgs. 81/08 e s.m.i., che il datore di lavoro è obbligato a valutare, per identificare adeguate misure di miglioramento.

Attualmente, la valutazione è condotta solo per gli ambienti nei quali questo è riconosciuto come rischio specifico e porta abitualmente alla prescrizione di calzature con suola antiscivolo; tuttavia, le mutevoli condizioni di esercizio possono determinare situazioni di usura, umidità superficiale e contaminazione, che influiscono sulla sicurezza delle pavimentazioni, compromettendo spesso anche la sicurezza dei lavoratori che indossano DPI.

Il problema della valutazione di questo rischio si estende anche al terziario per il quale è importante prendere appropriati provvedimenti per evitare che si possano verificare rischi non solo per i propri dipendenti ma per tutti i soggetti che, per qualsiasi motivo e indipendentemente dal tempo di permanenza, sono presenti nell’ambiente di lavoro.

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