di Silvia Valente
Il factoring supera l’effetto pandemia. Nei primi sei mesi dell’anno il volume d’affari è stato di 119 miliardi (turnover cumulato), in una crescita dell’11,68% rispetto allo stesso periodo 2020. In particolare, il peso della parte di turnover riconducibile alla supply chain finance (dunque il fintech) è dell’11% circa, in aumento del 28%. Per l’intero 2021 le stime di Assifact sono positive, come dichiarato dal presidente dell’associazione Fausto Galmarini. «Il factoring conferma il suo ruolo di supporto flessibile ai fabbisogni di capitale circolante delle imprese: se nel 2020 il crollo del fatturato delle imprese aveva generato un volume d’affari cumulativo al 31 dicembre di 228 miliardi, in calo del 10,83% sul 2019, per la prima volta da oltre un decennio, oggi il turnover del settore del factoring segue, con un deciso recupero, il rimbalzo del fatturato industriale nel secondo trimestre 2021». Galmarini ha aggiunto che «si tratta di un andamento in linea con quanto accaduto a livello globale, dove l’Italia anche nel 2020 ha mantenuto le posizioni con una quota dell’8,4% del factoring mondiale e del 12,4% in Europa». A crescere è anche il confirming, nuova tendenza digital e fintech incentrata su un accordo tra una controparte rappresentata da una società di standing con un cospicuo numero di fornitori (grande debitore) e il factor. Non è prevista la cessione di credito ma il grande debitore rilascia al factor un mandato irrevocabile al pagamento dei fornitori e il factor gestisce il debito. (riproduzione riservata)
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