NEL 2023 GLI INVESTIMENTI IN INSURTECH SFIORERANNO IL MILIARDO

di Laura Magna
Nasce il primo manifesto dell’Insurtech italiano. Lo ha lanciato l’Iia, l’Italian Insurtech Association, che riunisce circa 200 assicurazioni innovative, con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo del settore e sfidare i colossi della rete.
“Per evitare di rimanere schiacciati dai nuovi colossi del web, che offrono servizi online facilmente accessibili, il comparto assicurativo deve avviare una vera rivoluzione digitale al proprio interno” dice Simone Ranucci Brandimarte, presidente di Iia. “Le linee guida approvate da tutta la comunità insurtech spingono per velocizzare la transizione digitale dell’industria assicurativa. La strategia parte dall’obiettivo di aumentare drasticamente il valore degli investimenti in insurtech, per passare dai 50 milioni del 2020 a un miliardo di euro nel 2023”. Ma non solo investimenti: nei 13 punti del documento si prevede anche di accelerare sviluppo di competenze digitali, adeguare il contesto normativo e confrontarsi con i player internazionali.
In Italia oggi si contano 62 insurtech, tra cui le più note, solo per citarne alcune sono Vite Sicure, Yolo, Propensione, Axieme, Plurima Underwriting, Telepass Broker, Lokky, Prima. “È un ecosistema che cresce ed evolve, e lo fa velocemente. Basti pensare che 24 mesi fa i nomi sarebbero stati 3-4 e 12 mesi fa forse una decina. La direzione è quella giusta e la parola d’ordine è collaboratività”. Il settore assicurativo nel suo complesso rappresenta oggi oltre il 7% del prodotto interno lordo italiano e impiega quasi 400.000 persone sul territorio nazionale. Ma ha bisogno di cambiare: nonostante la penetrazione delle polizze digitali In Italia non superi l’1,3%, lo scenario è destinato a mutare. Lo rileva un’indagine prodotta dalla stessa Iia in collaborazione con Emf group e supportata da elipsLife che misura come entro 10 anni lo 82% dei consumatori di prodotti assicurativi sarà digitale rispetto all’attuale 30-35%. A spingere questa crescita, oltre ai nuovi bisogni assicurativi (quali la salute e la sharing economy), la nascita di nuovi servizi proposti da distributori non assicurativi, come banche, utilities, grande distribuzione & ecommerce. Il 60% dei nuovi consumatori digitali ha infatti acquistato polizze online da questi nuovi attori e solo il 5% da una compagnia.
Sotto la forte spinta alla digitalizzazione imposta dal Covid-19, agenti e broker si dicono pronti all’ evoluzione digitale, anche se ad oggi l’ 80% degli intermediari non offre ancora servizi online. Insomma, la strada da compiere è ancora lunga. “Dall’Insurtech Investment Index Report condotto dall’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano emerge che, durante il 2020 solo un quinto delle compagnie assicurative analizzate ha effettuato almeno un investimento in una startup Insurtech”, prosegue Ranucci Brandimarte. “Ben in 75% delle compagnie assicurative, però, ha avviato almeno una partnership con altri attori su progettualità insurtech, mostrando una propensione alla collaborazione”. La collaborazione con le startup porta competenze in un paradigma sempre più orientato all’open insurance, ovvero verso prodotti per un consumatore digitale. Ed è la via maestra. Ma si deve spingere appunto sugli investimenti.
“Mentre nel nostro Paese vengono fatti 50 milioni di investimenti, nel mondo sono 550. Restiamo tuttavia il settimo mercato assicurativo a livello globale, un mercato appetibile per player stranieri molto capitalizzati, che puntano all’internazionalizzazione. Citiamo l’ultimo round della tedesca Winble da 650 milioni, la francese Alan 250 milioni e l’inglese Geco da 110 milioni. Tutti i capitali destinati all’internazionalizzazione. E l’Italia?” (riproduzione riservata)

Fonte: logo_mf