Scocca l’ora del ritorno al dividendo per le compagnie di assicurazione italiane, pronte a liberare 4,4 miliardi di cedole. Il via libera ufficiale è arrivato dall’Ivass, in occasione della prima relazione annuale del nuovo presidente e direttore della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini. «Non c’è ragione di rinnovare i vincoli alle cedole imposti dalle autorità europee che scadranno a settembre», ha detto Signorini illustrando numeri che mostrano il sistema assicurativo italiano indenne alla pandemia. L’utile 2020 è stato di 8,6 miliardi, in linea con il 2019 (-0,5%) e l’indice di solvibilità è in assoluta sicurezza, pari al 243%, quasi due volte e mezzo il minimo richiesto dalle autorità, e più alto del livello pre-pandemia, con un ulteriore rafforzamento proseguito nei primi mesi del 2021.
Liberi tutti, quindi, sulle cedole. La prima a pagare i dividendi arretrati sarà probabilmente Generali, che potrà definitivamente mettere in pagamento la seconda tranche della cedola 2019, pari a 0,46 euro, che al prezzo corrente di mercato corrisponde a un rendimento del 2,7%. La compagnia guidata da Philippe Donnet lo scorso anno anno, a far conto appunto sul bilancio 2019, aveva scelto di pagare solo 0,5 euro, accogliendo l’invito alla prudenza. A maggio ha poi deciso di distribuire 1,01 euro, ma si trattava del payout ordinario dell’utile 2020. Mentre la fetta restante del dividendo 2019, pari a 0,46 euro, l’aveva messa in pagamento per ottobre, condizionandola però al via libera delle autorità di controllo, arrivato appunto da Signorini.
In ballo c’è anche Unipol, mentre UnipolSai ha già pagato 0,18 euro (sul 2020) e 0,16 euro (sul 2019). Pure la holding, a questo punto, potrà erogare la cedola che era stata congelata nel 2019. In questo caso si tratta di 0,28 euro per azione, per un monte dividendi complessivo di 210 milioni, pari a un rendimento del 6,2% all’attuale quotazione del titolo. Emolumenti che si aggiungeranno agli 0,28 euro già pagati sul bilancio 2020. «Confermo ampiamente anche alla luce dei risultati l’intenzione di distribuire i dividendi 2019 di Unipol», aveva detto Carlo Cimbri presentando i dati del primo trimestre 2021 e aggiungendo di voler onorare gli impegni entro il piano industriale che scade con l’approvazione del bilancio 2021, quindi entro l’aprile dell’anno prossimo. «Se ci saranno le condizioni per farlo prima lo valuteremo. Il nostro impegno è rispettare il piano industriale», aveva aggiunto.
Restano però i tempi tecnici. La restrizione delle autorità, come detto, scade a fine settembre e poi bisognerà convocare l’assemblea Unipol per liberare quei dividendi che nel frattempo erano stati messi a riserva. Per tutto il sistema, come detto, in ballo ci sono almeno 4,4 miliardi che potranno arrivare nelle tasche dei soci allineando l’Italia ad altri mercati europei (Germania in primis) che anche in tempo di pandemia erano stati meno prudenti rispetto alle scelte conservatrici dei regolatori italiani. (riproduzione riservata)
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