L’epidemia di COVID-19 colpisce molto duramente gli Stati Uniti. Coface prevede quindi nello scenario di base che il PIL del Paese subirà una contrazione del 5,6% nel 2020, prima di riacquistare il 3,3% nel 2021. Questa previsione è minacciata dal ritorno della pandemia in numerosi Stati, che stanno già interrompendo, se non addirittura invertendo, la ripresa dell’attività dopo il blocco massivo provocato dal Coronavirus a marzo ed aprile.
Il crollo più forte del PIL dal dopoguerra nel 2020 potrebbe ravvisare un forte aumento dei fallimenti d’impresa. Dall’inizio della crisi, quest’ultimi sono diminuiti, spinti da un calo significativo delle insolvenze ai sensi del Capitolo 7 del codice fallimentare statunitense1 (liquidazione). Allo stesso tempo, il numero di imprese che fanno appello alla protezione del Capitolo 11 (ristrutturazione) è in forte crescita (+48% su base annua a maggio), ciò evidenzia che i fallimenti sono già molto presenti. Coface prevede una ripresa dei fallimenti dal secondo semestre 2020, con un aumento previsto del 43% tra la fine del 2019 e la fine del 2021.
Le stime di Coface mostrano che le imprese “zombie”, in crescita nel corso dell’ultimo decennio e pari a oltre il 6% delle imprese nel 2019, potrebbero fallire nei prossimi mesi. Anche il numero di imprese in difficoltà è probabile che aumenti a causa dell’accumulo dei debiti.
“Lo scenario che ci offrono gli Stati Uniti per i prossimi mesi conferma, ancora una volta, la generale tendenza alla flessione che sta caratterizzando il 2020”, sottolinea Ernesto De Martinis, CEO di Coface in Italia e Head of Strategy Regione Mediterraneo & Africa. “In particolar modo, colpisce il dato sulle cosiddette imprese zombie, altro trend in espansione nel Paese, così come l’aumento delle istanze di fallimento presentate ex Chapter 11, che danno evidenza di come il mondo imprenditoriale statunitense stia, in effetti, subendo impatti molto ingenti dall’emergenza sanitaria in atto, soprattutto in alcuni dei suoi settori-chiave”, aggiunge De Martinis.