Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
I conti di Generali resistono al Covid-19 e il group ceo di Generali, Philippe Donnet, presentando ieri la semestrale, si è detto pronto a confermare l’impegno con gli azionisti, pagando il dividendo, ma nel giro di qualche ora è arrivata la lettera dell’Ivass che ha inviato tutto il settore alla prudenza e a rimandare a gennaio dell’anno prossimo cedole e premi variabili ai manager. «Ad oggi non vedo motivi che potrebbero impedirne il pagamento», ha detto Donnet presentando una semestrale con un utile netto pari a 774 milioni di euro, pari al -56,7% rispetto allo stesso periodo del 2019 per via di 226 milioni di svalutazioni nette su investimenti derivanti dall’andamento dei mercati finanziari, di 183 milioni per la conclusione dell’arbitrato sulla cessione di Bsi e per il contributo di 100 milioni per il Fondo Straordinario Internazionale per l’emergenza da pandemia. Ma la compagnia tiene saldamente alta la gestione industriale, con l’utile operativo pari a 2,7 miliardi, come anche la forza patrimoniale, visto il Solvency II al 194% nonostante i mercati difficili e risalito al 194% il 24 luglio scorso.
Il risultato finale ha battuto le pur ottimistiche aspettative che circolavano sul mercato. L’offerta pubblica di acquisto e scambio di Intesa su Ubi ha raggiunto quota 90,21%, con adesioni balzate nell’ultima seduta del 14,53%. Dopo cinque mesi di lavoro e di duro confronto tra i soggetti coinvolti, la partita giunge quindi al termine e il ceo di Intesa Carlo Messina non ha nascosto la propria soddisfazione: «Siamo convinti che la nostra banca – motore dell’economia reale e sociale – rappresenterà il pilastro della fase di ripresa che il Paese si pone come principale obiettivo», ha dichiarato il banchiere in serata, cercando anche di rasserenare gli animi dopo settimane di forti contrapposizioni: «Oggi portiamo a termine un’operazione che ci vede tutti vincitori». E ancora: «La nostra solidità rappresenta un fattore chiave nella competitività del sistema Italia sulla scena globale».
L’audizione dei ceo di Apple, Amazon, Facebook e Google, alla sotto-commissione Giustizia della Camera diretta dal democratico David Cicilline e focalizzata sui temi dell’Antitrust, Commercial and Administrative Law, segna un punto di svolta culturale per almeno cinque ragioni. Innanzitutto, rispetto a passate audizioni, e pur con qualche scivolone tecnico, la media degli interventi dei membri del parlamento ha offerto riflessioni approfondite e consapevoli del modello di business delle big tech, della loro diversità, dei meccanismi della profilazione algoritmica e dell’intrinseco legame con la pubblicità online.
Il consiglio di amministrazione di Mediobanca vara i risultati di bilancio e si prepara a dare gli ultimi ritocchi alla governance prima che entri nel vivo il confronto con Leonardo Del Vecchio. Sono queste le indicazioni arrivate ieri da Piazzetta Cuccia proprio nel giorno in cui Intesa Sanpaolo (di cui la merchant è advisor) tagliava il traguardo dell’ops. L’istituto ha chiuso l’esercizio 2019/2020 con un utile di circa 600 milioni, in calo del 27% rispetto agli 823 milioni dell’esercizio precedente ma superiore al consensus. Sul risultato, spiega una nota, pesa la contabilizzazione di poste straordinarie (circa 285 milioni) imputabili in parte al Covid-19. I ricavi sono stabili a 2,5 miliardi, con l’ultimo trimestre in aumento del 4% a 606 milioni per la ripresa del trading e la performance positiva di margine di interesse e commissioni.
Nel semestre i ricavi consolidati di Azimut sono stati pari a 476 milioni (da 485,9 nel 2019) con un utile netto pari a 143 milioni (da 171). Il totale delle masse gestite a fine giugno raggiunge 42,9 miliardi; il dato comprensivo del risparmio amministrato e gestito da case terze direttamente collocato arriva a 55,4 miliardi. La raccolta netta nei primi sei mesi dell’anno è stata di 1,8 miliardi, di cui oltre il 50% dal business italiano e il rimanente dall’estero, che rappresenta il 27%. La pfn consolidata a fine giugno risultava negativa per circa 84 milioni, in leggero aumento dai -74,7 di fine giugno 2019. Nel semestre sono stati pagati dividendi per 137 milioni cash, è stato completato un buyback per 44 milioni e fatti investimenti per lo sviluppo estero per 56 milioni.
Anima Holding ha chiuso il primo semestre con un utile netto di 72,6 milioni di euro, in crescita del 15% rispetto ai 63,4 dei primi sei mesi 2019. L’utile netto normalizzato, che non tiene conto di poste straordinarie e non monetari fra i quali gli ammortamenti di intangibili a vita utile definita, è stato di 94,1 milioni (+19% sullo stesso periodo dell’anno precedente. La raccolta netta è stata positiva per oltre 0,6 miliardi di euro; il totale delle masse gestite è pari a circa 183,4 miliardi di euro. Le commissioni nette di gestione hanno raggiunto i 135,4 milioni di euro (-4%). Nel corso dei primi sei mesi dell’esercizio le commissioni di incentivo sono state pari a 36,7 milioni di euro (in forte incremento rispetto ai 9,6 milioni di euro precedenti).
Smart working fino al 15 ottobre, anche se la proroga non riguarda la possibilità di svolgerlo tramite strumenti informatici «nella disponibilità del dipendente» qualora non siano forniti dal datore di lavoro. Più tempo anche per richiedere i congedi parentali e, quindi, i bonus baby sitter. Rimangono in vigore le norme per le assunzioni straordinarie di medici e infermieri, per trattenere quelli già andati in pensione e per inserire specializzandi nel Sistema sanitario nazionale. Sono solo alcune delle misure prorogate insieme allo stato di emergenza dal decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 29 luglio. Il testo estende, dal 31 luglio al 15 ottobre 2020, la validità delle disposizioni di cui ai decreti legge nn. 19 e 33 del 2020.
- Generali, sì al dividendo
Generali chiude il semestre con un risultato operativo stabile e conferma la seconda tranche del dividendo. A fine giugno l’utile netto normalizzato, escludendo l’onere one-off del Fondo straordinario internazionale per il Covid-19, è ammontato a 1,032 miliardi di euro, in calo del 21,2% su base annua. Il profitto netto è diminuito del 56,7% a 774 milioni e ha risentito, fra l’altro, di 226 milioni di svalutazioni nette su investimenti derivanti dall’andamento dei mercati finanziari e di 183 mln per la conclusione dell’arbitrato sulla cessione di Bsi. L’utile operativo è rimasto pressoché invariato a 2,714 miliardi. I premi sono saliti dell’1,2% a 36,478 miliardi di euro, con il segmento Vita a 24,645 mld (+1,3%) e i Danni a 11,833 mld (+0,9% in termini omogenei). La compagnia ha evidenziato che in «un contesto senza precedenti i risultati semestrali evidenziano una performance operativa resiliente e confermano la solidità patrimoniale». Il Solvency ratio si è posizionato al 194% rispetto al 224% di fine 2019, ma il direttore finanziario Cristiano Borean ha precisato che al 24 luglio era risalito al 197%. Per quanto riguarda il resto dell’anno, il Leone, «grazie al business mix e alla diversificazione, prevede che il proprio risultato operativo continui a essere resiliente nel 2020, sebbene in probabile flessione rispetto al 2019».
- Intesa fa il pieno di azioni Ubi Messina: “Siamo tutti vincitori”
L’offerta pubblica di acquisto e scambio di Intesa Sanpaolo su Ubi banca chiude sopra tutte le previsioni: il 90,21% degli azionisti della quarta banca italiana ha deciso di aderire alla proposta di incorporazione lanciata a metà febbraio. Tanta grazia costerà all’offerente fino a 400 milioni in più, perché la normativa – e qui per una manciata di titoli – obbliga al superamento del 90% a lanciare un’offerta pubblica di acquisto residuale, alle stesse condizioni dell’Opas conclusa. Anzi migliori, perché chi vuole potrà farsi pagare in contanti il prezzo medio di Ubi delle ultime cinque sedute da ieri . Un risultato frutto anche della scelta di Consob di estendere di due giorni l’Opas per consentire ai piccoli soci Ubi di informarsi.
«Portiamo a termine un’operazione che ci vede tutti vincitori: grazie alla decisione – di cui siamo orgogliosi – del 90,21% degli azionisti Ubi di entrare a far parte di Intesa Sanpaolo, daremo vita a una nuova realtà in grado di rafforzare il sistema finanziario italiano e ricoprire un ruolo di leader nello scenario bancario europeo», ha detto l’amministratore delegato dell’offerente, Carlo Messina, per il quale la banca «sarà il pilastro della fase di ripresa che il Paese si pone come principale obiettivo».
- Generali, cala l’utile Donnet: noi resilienti
Un calo degli utili netti del 56,7% non aiuta, ma il tonfo di Generali in Borsa (-5,11%) probabilmente è più legato alla pessima seduta di mercato, in tutta Europa (-4,10% l’indice assicurativo generale), che ai risultati semestrali presentati da Philippe Donnet. Che per l’intero anno prevede «un risultato operativo resiliente seppur in probabile flessione», ha detto l’amministratore delegato. Donnet ha sottolineato la forza del modello ed ha confermato l’intenzione di pagare la seconda parte del dividendo (autorità permettendo e dopo la verifica dei conti, l’11 novembre). Qualche possibile aggiustamento sui target, non sulle linee guida, potrà esserci nei prossimi mesi: l’Investor day, fissato per il 18 novembre, sarà l’occasione per tirare le fila. Ma, complessivamente, il bilancio dei primi sei mesi per Generali è solido: il risultato operativo è stabile, a 2,7 miliardi, il combined ratio il rapporto tra premi e sinistri pagati, nel ramo danni – è sul trimestre a quota 89,5% (e in miglioramento rispetto ad un anno fa), la raccolta premi lorda migliora (+1,2% a 36,5 miliardi) mentre la raccolta netta vita scende del 4,9% come spesso succede nelle fasi di instabilità finanziaria. Intanto, occhi puntati sull’appuntamento di oggi, con l’assemblea Cattolica. «Operazione industriale », ha sottolineato Donnet riferendosi all’offerta del Leone di Trieste sul 25% della compagnia. Che, tuttavia, non esaurisce le possibilità di shopping: a disposizione ci sono 2-3 miliardi, la crisi potrebbe far emergere opportunità inattese.
- Mediobanca conferma gli obiettivi al 2023
Anche Mediobanca paga il conto della crisi Covid, ma nel bilancio annuale chiuso al giugno scorso la struttura dei ricavi resiste (stabili a 2,5 miliardi, +3% al netto di one-off per la pandemia) e le commissioni crescono del 3%, trainate in particolare dalla parte di wealth management (+9%). L’utile netto annuale si riduce del 27%, a 600 milioni, ma sconta poste straordinarie per circa 285 milioni, imputabili per l’80% al Covid e concentrate per la quasi totalità nell’ultimo trimestre dell’esercizio. Un risultato che ha portato il gruppo a confermare gli obiettivi di piano al 2023. L’ad ha confermato che, in ossequio alle indicazioni della Bce, la banca non distribuirà il dividendo e di conseguenza il Cet1, il patrimonio di vigilanza, è schizzato al 16,1%. Un livello eccessivo, che verrà gradualmente riportato a valori più ragionevoli impiegando il surplus per operazioni di acquisizioni, in particolare nel risparmio gestito (Nagel ha ricordato che l’operazione Intesa Ubi ha accelerato il processo di concentrazione) e in parte per remunerare (adeguatamente) gli azionisti, con una cedola cash e con operazioni di buy back. Nagel non ha fornito indicazioni più dettagliate ma ha sottolineato che ci sarà «molta flessibilità », anche se molto dipenderà da quale sarà il prossimo anno «l’atteggiamento del regolatore».
- Le «acrobazie della povertà» di 2,1 milioni di famiglie
In Italia oggi ci sono 2 milioni e 100 mila famiglie sul baratro della povertà. Il Covid ha tolto loro qualsiasi possibilità di reddito e si trovano senza reti di protezione. Sono famiglie dove almeno un componente si è sempre arrangiato con occupazioni di emergenza e irregolari, oltre un milione di loro ha sopravvissuto solo di lavoro irregolare (il 4,1% delle famiglie italiane): sono «gli acrobati della povertà». Così li definisce il Focus Censis Confcooperative sui «nuovi poveri» lanciando l’allarme su questo esercito di irregolari «messo ko dal lockdown»: «Hanno sempre guadagnato il minimo per sbarcare il lunario» e oggi invece «hanno visto crollare all’improvviso il loro reddito andando ad ingrossare la sacca di povertà assoluta». Con il rischio «di una nuova frattura sociale con diffusione di rabbia e odio». Lo teme il 55% degli italiani. Nel 2019, erano 4,6 milioni in stato di povertà assoluta in Italia, di cui 1,14 milioni minorenni. Dopo il lockdown, la situazione è drasticamente peggiorata: il 50,8% degli italiani ha subìto un improvviso crollo del proprio reddito, con punte del 60% tra i giovani, del 69,4% fra i lavoratori precari, del 78,7% fra imprenditori e professionisti. E per il futuro, un italiano su due teme per il proprio reddito e posto di lavoro. Ben venga il Recovery Fund, riflette Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, ma chiede che sia usato per «politiche strutturali che salvaguardino l’occupazione e creino allo stesso tempo anche nuovi posti di lavoro».
- Mediobanca, i profitti a quota 600 milioni
Mediobanca chiude l’esercizio 2019-2020 con un utile netto di 600 milioni, con utile per azione in riduzione del 27% anno su anno, ma oltre le stime degli analisti di 587 milioni. I ricavi sono stabili a 2,5 miliardi (+3% al netto dei one-off legati al Covid), con margine di interesse e commissioni a +3% anno su anno. Nonostante la crisi causata dal Covid-19, l’istituto guidato dal ceo Alberto Nagel conferma le linee strategiche del piano industriale al 2023, anche come remunerazione degli azionisti. I conti saranno presentati all’assemblea di fine ottobre, che dovrà rinnovare il board. Sarà la prima volta che Leonardo Del Vecchio, che da fine 2019 con la holding Delfin è salito al 10% e ha chiesto a Bce di arrivare fino al 20%, potrà dire la sua sulla governance. Nagel ha detto che potranno esserci proposte di modifica dello statuto prima di ottobre: si parla di eliminare la clausola che richiede tre anni da manager interno al ceo. Il risiko bancario vedrà Mediobanca (che ha assistito Intesa Sanpaolo su Ubi) protagonista come advisor, ha continuato Nagel. E la stessa Mediobanca potrà avere «opportunità» di acquisizioni nei prossimi due anni, in particolare nel risparmio gestito.
- Generali, fino a tre miliardi per la campagna di acquisizioni
Generali nel semestre del Covid conferma il risultato operativo a 2,7 miliardi e la solidità con il solvency ratio al 194%, ma le svalutazioni portano a un calo dell’utile netto del 56,7% a 774 milioni. «Il gruppo si è dimostrato resiliente e capace di far fronte alla pandemia», ha detto il group ceo Philippe Donnet, «il piano al 2021 funziona bene anche in modo difensivo». In occasione dell’Investor day «18 novembre faremo un fine tuning generale, un aggiornamento soprattutto dei target finanziari». Donnet ha poi ribadito che Generali intende pagare la seconda tranche del dividendo previsto: «Il cda dell’11 novembre farà le valutazioni sulla capacità di confermare la distribuzione, ma a oggi non vedo motivi che dovrebbero impedirla». E sull’operazione con Cattolica il group ceo ha ricordato che la «partnership industriale è condizionata alla trasformazione in spa. I soci di Cattolica hanno l’assemblea venerdì (oggi per chi legge, ndr), aspettiamo il risultato e poi vedremo». Per l’anno le stime sono difficili ma Generali prevede che «il risultato operativo sia resiliente anche se in probabile flessione rispetto al 2019». E ciò vale anche per l’utile netto, atteso in calo considerato soprattutto l’impatto negativo derivante dai mercati finanziari.
- Risparmio gestito, anche con il Covid la zavorra dei costi resta in Italia
Mostrano una migliore tenuta di strada nei momenti di sbandamento dei mercati, ma avanzano a una velocità decisamente più ridotta quando il viaggio si fa lungo. Il bilancio dei prodotti di risparmio proposti agli investitori dalle principali società di gestione italiane in questi primi sei travagliati mesi del 2020 è in fondo una conferma delle luci, ma anche delle ombre che caratterizzano l’industria dell’asset management del nostro Paese. A ricordarlo è il consueto rapporto trimestrale elaborato dal centro studi di Tosetti Value – uno dei principali Multi-Family office in Europa – che passa in rassegna le performance (e anche i costi) di tutti i prodotti Ucits distribuiti in almeno un Paese europeo, classificati long-term fund, attivi e passivi (con esclusione degli Etf), gestiti dalle prime 250 società per attivi. I dati – che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare – mostrano come da inizio anno le principali 10 società di gestione italiane registrino sì rendimenti negativi, ma in misura inferiore rispetto ai Top 30 per masse gestite a livello europeo (un insieme quest’ultimo che comprende anche il gruppo Intesa Sanpaolo e Anima): -3,6% contro -4,8% per cento.
- Generali, conferma cedola e target ma l’utile 2020 sarà in discesa
In una giornata particolarmente difficile per le Borse, il titolo Generali ha chiuso le contrattazioni in ribasso del 5,1%. A pesare, parzialmente, i numeri del primo semestre 2020, leggermente al di sotto delle attese. Eppure, se è vero che l’utile netto ha pagato le tensioni sulle piazze finanziarie legate alla pandemia, sul fronte operativo la compagnia ha dimostrato di essere «resiliente», come ha sottolineato il ceo Philippe Donnet, rispetto a un contesto generale inimmaginabile sotto diversi punti di vista. E anche per questo «i target al 2020 sono confermati», anche se il profitto netto sarà leggermente inferiore (nel terzo trimestre è già previsto un effetto one off negativo per 94 milioni). Intanto, a proposito del dividendo «il cda che si terrà l’11 novembre farà le sue valutazioni ma ad oggi non ci sono motivi che potrebbero impedirne il pagamento». Allo stesso tempo restano in cassa 2-3 miliardi per il consolidamento in Europa. «Ad oggi in proposito non c’è nulla di concreto sul tavolo», ha sottolineato Donnet, che ha spiegato come l’unico dossier caldo sia Cattolica: «Può creare valore per entrambi i partner. Questa partnership industriale è ovviamente condizionata alla trasformazione in spa. I soci Cattolica, a riguardo, hanno l’assemblea venerdì (oggi per chi legge, ndr) e prenderanno la loro decisione, che noi, qualunque sia, rispetteremo. Poi faremo le nostre valutazioni di conseguenza. Per noi rappresenta un’opportunità». E come tale è stata colta.
- Marsh & McLennan: crescono i profitti nel secondo trimestre