Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Prende ufficialmente il via il dibattito per la creazione di uno scudo assicurativo contro le pandemie. L’Eiopa, l’autorità europea che raccoglie le Ivass nazionali, nei giorni scorsi ha posto in pubblica consultazione un documento che punta a individuare possibili soluzioni di sistema per affrontare nuovi fenomeni globali, coinvolgendo assicuratori e riassicuratori oltre che i singoli Stati e la Commissione Europea. Un argomento su cui le compagnie hanno già avviato riflessioni, a partire da Insurance Europe (l’Ania europea) ma anche Generali con il group ceo, Philippe Donnet, che nelle scorse settimane ha avuto un incontro sul tema con il vice presidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis. La stessa Ania, l’associazione delle assicurazioni che operano in Italia guidata da Maria Bianca Farina, ha aperto il suo cantiere con l’obiettivo di mettere a punto una proposta subito dopo l’estate e in questo senso il documento presentato dall’Eiopa potrebbe fornire l’occasione per riunire in un’unica direzione tutte le voci in campo.
Persone, ambiente e comunità. Ci sono questi tre pilastri nel focus di Cattolica Assicurazioni che inaugurerà il suo nuovo corso con la trasformazione in Spa, che sarà votata dall’Assemblea del 31 luglio 2020. Dopo un secolo da cooperativa, la compagnia di assicurazione veronese mira a cambiare ragione sociale, ma non valori. «L’asse di questo moto rivoluzionario rimane ben saldo attorno a quei principi che hanno concretizzato il concetto di «responsabilità sociale d’impresa», dicono dalla società a MF-Milano Finanza. «Il gruppo ha fatto della sostenibilità un impegno concreto e non una mera bandiera da sventolare in nome del politically correct. Impegno messo nero su bianco nella Dichiarazione consolidata di carattere non finanziario (DNF) pubblicata nei mesi scorsi: un documento che mette in luce tutte le azioni del gruppo nel campo della sostenibilità. Un concetto, quello di sostenibilità, che non si può certo limitare al rispetto dell’ambiente, ma che è diventato il nucleo di un vero e proprio patto con gli stakeholder che investe società, buon governo e tutela delle risorse naturali: una garanzia per il futuro».
In Italia oggi circolano 50 mila automobili elettriche e il trend di vendite vede, per le sole full electric, un raddoppio ogni anno nell’ultimo triennio. Secondo l’Ufficio Studi Motus-E, che si occupa anche delle analisi di mercato, anche il 2020 dovrebbe confermare questo trend (con 20 mila auto vendute); trend che è fortemente esponenziale, ma ancora poco significativo nel quadro generale poiché si è partiti da numeri molto piccoli. Tuttavia, se si riuscirà a supportare questa domanda in modo opportuno, nel giro di due anni, anche grazie alla riduzione dei costi e all’aumento della produzione, si potrà entrare finalmente in una normale curva di apprendimento che correlerà produzione a prezzi secondo le normali logiche industriali. Già oggi alcuni segmenti di mercato vedono un pareggio del costo a vita intera tra un mezzo elettrico e uno convenzionale; nel giro di pochi anni potrà essere superato anche il gap nel prezzo di acquisto iniziale.
Conclusa l’offerta pubblica in borsa Intesa Sanpaolo potrebbe premere sull’acceleratore per arrivare all’integrazione di Ubi. Il progetto di fusione dovrebbe essere sottoposto al voto dell’assemblea già nella primavera del 2021, rilasciando quindi l’effetto delle sinergie in anticipo sul piano. Il cantiere del resto si aprirà già tra settembre e ottobre quando l’assemblea straordinaria del gruppo lombardo nominerà il nuovo consiglio di amministrazione targato Intesa Sanpaolo. Entro la fine dell’anno è prevista invece la cessione delle filiali a cui l’Antitrust ha condizionato il proprio via libera all’operazione: 532 a Bper e 17 in asta. Sino all’assemblea straordinaria si tratterà invece di capire se il timone resterà in mano all’attuale consiglio di amministrazione di Ubi. Una decisione in tal senso sarà presa lunedì 3 (giorno di approvazione della semestrale) quando il ceo Victor Massiah e gli altri amministratori decideranno se dimettersi o meno dopo l’esito dell’opas. Su questo tema, nei giorni scorsi, un portavoce della banca aveva ritenuto inopportuno «fare ipotesi a ops non conclusa», ma comunque è ovvio che in «caso di modifica dell’azionariato di controllo della banca ci sia un cambio di vertice».
«Banca Generali ha una solida posizione patrimoniale, con il Cet1ratio che a giugno era del 14,3% e con un eccesso di capitale che è pronta a distribuire ai suoi azionisti appena le autorità europee e nazionali lo consentiranno», dice l’amministratore delegato Gian Maria Mossa. La richiesta agli istituti delle Bce e di Bankitalia di non pagare cedole per tutto il 2020 ha scombussolato i piani della banca del gruppo Generali, che aveva in programma di staccare un acconto di 1,55 euro per l’ultimo trimestre di quest’anno e altri 0,30 euro a inizio del 2021. A questo punto, salvo nuovi interventi delle autorità di fine anno, resta confermata la cedola di 0,30 euro per il nuovo anno, mentre bisognerà convocare una nuova assemblea per gli 1,55 euro che potrebbe coincidere con l’assise di aprile che dovrà approvare il bilancio 2019, o se si potrà anticipare, potrebbe esserci una convocazione straordinaria «Si vedrà, ma la sostanza non cambia perché siamo pronti a tenere fermo il nostro business model che prevede la distribuzione di gran parte dell’utile raggiunto», continua il manager, aggiungendo che la crescita è proseguita anche in piena emergenza covid. Ieri il consiglio di amministrazione della banca ha approvato i dati di bilancio consolidati al 30 giugno 2020 chiuso in utile per 131,9 milioni, molto simile a quello dello stesso periodo del 2019 (132,8 milioni).
- Soci Mediolanum senza cedola
I conti, a differenza del Banco Santander, non sono in rosso, anzi. Tuttavia, diligentemente (forse con un po’ di contrarietà), Banca Mediolanum non distribuirà utili tra i soci fino alla fine del 2020. Ieri il cda dell’istituto che fa capo alla famiglia Doris si è uniformata al provvedimento di Banca d’Italia del 28 luglio che raccomanda a tutte le banche di astenersi fino al 1 gennaio 2021 dal pagare dividendi relativi agli esercizi 2019 e 2020. Ne consegue che la delibera dell’assemblea del 16 aprile che, dopo aver confermato gli 0,21 per azione pagati in acconto nel novembre 2019, aveva deliberato il pagamento di un dividendo a saldo di 0,34 euro (per un totale di 249,47 milioni), sotto la condizione risolutiva che, entro l’1 ottobre, non fosse emanato un provvedimento ostativo al pagamento del saldo- è divenuta inefficace.
Sarà compito del tecnico incaricato, dunque, indicare che siano rispettati i costi massimi per tipologia di intervento seguendo criteri ad hoc. Sono queste alcune indicazioni fornite ieri dal ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, intervenuto in commissione vigilanza anagrafe tributaria, sulla fase attuativa del Superbonus del 110% per i lavori di efficientamento energetico. Il ministro ha annunciato, ieri, il completamento dei due decreti attuativi, previsti dal decreto Rilancio (dl 34/20, si veda altro articolo in pagina) quello sui requisiti tecnici e quello sulla definizione delle modalità di trasmissione della asseverazione. Non potranno essere utilizzate polizze assicurative stipulate con imprese assicurative extracomunitarie ovvero di società aventi sede legale in uno Stato non appartenente all’Ue o allo Spazio economico europeo (SEE).
- Mitigare i rischi naturali
Incentivare la cooperazione nel campo della previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi naturali e rafforzare la collaborazione, sia in emergenza sia in ordinario, grazie a professionalità qualificate e costantemente aggiornate. È quanto prevede il protocollo di intesa sottoscritto ieri tra il dipartimento della Protezione civile e il Consiglio degli ordini nazionali dei dottori agronomi e dottori forestali (Conaf). «Con questo accordo», le parole di Sabrina Diamanti, presidente Conaf, «desideriamo accrescere la cultura di protezione civile con l’organizzazione congiunta di convegni, con la formazione e con iniziative informative ed editoriali. In questo modo, dottori agronomi e dottori forestali potranno rappresentare per il Paese una rete nazionale di monitoraggio e prevenzione del rischio in ambito territoriale. Una rete che si pone a supporto del Dipartimento, rapidamente disponibile in caso di emergenza e capace di svolgere specifiche attività di ripristino di condizioni ambientali, nel rispetto delle competenze professionali»
- A Roma un’autista d’autobus positiva alla cocaina è stata risarcita per danno d’immagine dal giudice del lavoro
L’autista cocainomane si mette in tasca un gruzzolo di euro. Paga l’Atac, l’azienda dei trasporti di Roma, cioè i contribuenti. Una vicenda paradossale. L’azienda decide di sottoporre i propri autisti a test antidroga. In due risultano positivi alla cocaina, cioè nelle loro urine vengono riscontrate tracce della droga. Scatta la sospensione per tre mesi. Come fa l’azienda municipalizzata a consentire che alla guida dei propri bus vi sia chi assume sostanze stupefacenti? Il regolamento prevede che il dipendente, alla fine del periodo di sospensione, possa sottoporsi a un nuovo test. E così uno dei due autisti, una giovane che tra l’altro era stata appena assunta e si trovava ai primi giorni di guida, chiede, trascorso il tempo canonico, di rifare la prova. Che risulta negativa. A questo punto la norma (non sarebbe opportuno rivederla?) prevede che avvenga una verifica sul primo campione e che venga fatto il confronto col secondo, per poi decidere il da farsi. Facile a dirsi. L’ufficio dell’Atac invita la dipendente a rivolgersi all’azienda sanitaria che a suo tempo refertò l’urina per ottenere il campione ed effettuare il riscontro. L’Asl risponde che i campioni vengono restituiti all’Atac. Conclusione: il vecchio campione non si trova. La dipendente dev’essere reintegrata e il giudice del lavoro condanna l’azienda a pagarle lo stipendio dei tre mesi di sospensione e pure il danno d’immagine «per l’umiliazione subita per il fatto di essere stata considerata tra i colleghi come persona dedita all’uso di stupefacenti». Totale: 20 mila euro. Negli ultimi due anni sono stati 17 i dipendenti che l’Atac ha allontanato perché trovati positivi alla droga. Speriamo che le provette siano state meglio custodite
- Ubi, dietro la vittoria di Intesa anche il tentato blitz di Unicredit
Per capire come si muoverà il settore bancario italiano dopo che Intesa Sanpaolo si è comprata Ubi bisogna riavvolgere il filo, rosso come le sue cravatte, che collega Jean Pierre Mustier, amministratore delegato che da un anno ripete «no a fusioni per Unicredit», e Victor Massiah, che ha quel ruolo in Ubi da 12 anni e potrebbe lasciarlo lunedì, data dal cda sui conti. Secondo due fonti finanziarie attendibili i due banchieri si sarebbero confrontati fino ai dettagli, nella tarda primavera, per mettere a punto un piano alternativo alla scalata lanciata il 17 febbraio da Intesa Sanpaolo (più che rivale di Unicredit). Il piano puntava ad aggregare le attività italiane di Unicredit con quelle di Ubi, così da cogliere due obiettivi, cari a ciascuno dei due. Per Massiah, sarebbe stato il possibile “cavaliere bianco” con cui resistere all’attacco di Intesa. Per Mustier sarebbe stato un altro passo per alleggerire i “rischi italiani”, che teme e ha iniziato a disinnescare con il piano Team 23 presentato a fine 2019). Il progetto alternativo, a quanto si apprende, era incentrato sulle 1.600 agenzie di Ubi, con presidi forti in Lombardia e Piemonte, e una buona parte delle 4.000 filiali italiane di Unicredit, magari prima separate dalla “subholding” per le attività estere che la banca ha in cantiere: una controllata, come detto a dicembre, con sede in Italia e volta a migliorare i costi di raccolta di gruppo. Il progetto subholding sarebbe, peraltro, vicino al via. Le nozze italiane tra Ubi e Unicredit si sono però scontrate con le autorità. Il Tesoro, dove l’idea era stata fatta circolare ma che subito ha preferito l’Ops di Intesa Sanpaolo. E anche la vigilanza di Francoforte, informalmente consultata.
- Mossa (Banca Generali) “Il risparmio va indirizzato a sostenere le imprese”
Soddisfatto dei conti e convinto di poter crescere più del mercato. Contento di come hanno reagito i clienti all’emergenza Covid – con meno emotività rispetto al passato – e soprattutto convinto che ora sia il momento, per l’industria del risparmio, di sostenere l’impresa prima ancora che l’economia: per Gian Maria Mossa, amministratore delegato di Banca Generali, dopo la semestrale che si è chiusa con un utile netto in frazionale calo (-0,6%) ricavi totali in crescita dell’11% e masse totali a 68,9 miliardi (+10%) è ora di guardare alle prossime mosse. Sembra molto soddisfatto dei conti, ma l’utile è stabile anzi in lievissimo calo. «Con un semestre del genere, avere un utile stabile è un grande successo anche perché si confronta con un periodo, l’anno scorso, eccezionale. Anzi, la componente dei ricavi va anche meglio, direi che la parte core è decisamente in crescita. Le commissioni di performance hanno segnato un -4% e ci sono state altre voci che hanno pesato in negativo, ma alla fine anche l’utile netto è praticamente in linea».
- Offerta di Intesa su Ubi, i «sì» superano quota 75%. Filiali a Bper entro l’anno
In Intesa Sanpaolo guardano già al calendario: la cessione delle filiali di Ubi potrebbe avvenire entro dicembre, così da arrivare all’assemblea della fusione ad aprile 2021 in contemporanea ai conti annuali. I tempi sono stati finora rispettati: oggi termina l’opas, lunedì 3 agosto Ubi presenterà la sua ultima semestrale da istituto indipendente Re in quell’occasione la presidente Letizia Moratti e il ceo Victor Massiah trarranno un bilancio finale per soci e dipendenti. Poi — ma sul punto le diplomazie sono ancora al lavoro — ci potrebbero essere le dimissioni del board, che resterà comunque in carica per l’ordinaria amministrazione, mentre nel frattempo il neoazionista chiamerà un’assemblea per nominare il consiglio, a metà settembre-metà ottobre.
- Trasporto aereo, ritorno alla crescita in cinque anni
Un 2019 «eccezionale» con 192 milioni di passeggeri, il 4% in più rispetto al 2018, +22% in 15 anni. Ma l’effetto Covid sul 2020 sarà «deflagrante», rivela il Rapporto 2019 dell’Enac, che definisce «vulnerabile» il settore aereo e prevede ritorni alla crescita in 5 anni. Ma una piccola ripresa c’è: Fiumicino ha registrato oltre 22 mila passeggeri in un giorno.
- Banca Generali, utili stabili
Il consiglio di amministrazione di Banca Generali ha approvato i risultati al 30 giugno 2020, chiusi con un utile di 131,9 milioni di euro, in linea con l’utile del 2019 (132,8 milioni), nonostante la crisi sanitaria.
- Azimut, shopping negli Usa
Azimut, gruppo indipendente del risparmio gestito presieduto da Pietro Giuliani (foto), ha siglato un accordo per acquisire una partecipazione di minoranza in Kennedy Lewis, società di gestione Usa.
- Banca Mediolanum, 150,5 milioni di risultato
Approvati dal consiglio i conti semestrali al 30 giugno 2020. L’utile netto di 150,5 milioni di euro è in diminuzione sul 2019 (171,3 milioni) essenzialmente per effetto del forte calo dei mercati nel primo trimestre a causa della pandemia.
- Banca Generali, crescono ricavi e masse gestite
Banca Generali supera il test Covid-19 e nei primi sei mesi del 2020 realizza un utile netto di 132 milioni di euro, in linea con quanto totalizzato nello stesso periodo dell’anno precedente. Un risultato, accompagnato da una crescita dei ricavi dell’11% a 302 milioni, che acquisisce maggior rilievo perché ottenuto in presenza di accantonamenti e rettifiche di valore nette per 19,1 milioni: quasi il doppio rispetto a 12 mesi per via di poste di natura contabile e anche per fare fronte allo scenario macro più incerto che si è delineato. Di rilievo anche la crescita delle masse gestite, tornate ai livelli pre-virus (+10% a 68,9 miliardi) grazie anche all’avanzamento della componente sotto consulenza evoluta (+26% a 5,1 miliardi) e a una raccolta netta che nel semestre ha raggiunto i 2,8 miliardi. Cifre ricordate con soddisfazione dall’a.d., Gian Maria Mossa, che a Il Sole 24 Ore ha sottolineato da una parte come per Banca Generali si tratti dei «migliori dati di crescita di raccolta attraverso la struttura di rete esistente» e dall’altra a evidenziare «il lavoro e la competenza dei banker, che hanno accumulato liquidità nei mesi di incertezza per poi reimpiegarla nella fase successiva». «Continueremo a crescere in misura superiore rispetto alla media di mercato», ha aggiunto Mossa.
- Mediolanum, utile a 150,5 milioni
Utili in arretramento per Banca Mediolanum, che ha chiuso il primo semestre con un risultato netto di 150,5 milioni, di euro in calo rispetto ai 171,3 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente a causa soprattutto dell’andamento dei mercati finanziari durante l’emergenza Covid. Nel periodo si è tuttavia registrata una tenuta del margine operativo (193,2 milioni contro i 196,2 dello scorso anno) e un aumento del margine di contribuzione (+1,2% a 518,6 milioni) dovuto al consistente apporto della raccolta in risparmio gestito, che ha bilanciato il calo delle masse gestite da inizio anno. Dati, questi ultimi, sottolineati con favore dall’a.d. Massimo Doris, che a livello commerciale si aspetta una «raccolta incostante crescita, anche se non ai livelli del primo semestre, durante il quale sono stati raggiunti i 5 miliardi». Sotto l’aspetto dei conti invece per Banca Mediolanum – che seguendo le indicazioni Bce «non procederà al pagamento del saldo del dividendo 2019 con conseguente passaggio del relativo importo a riserva disponibile» – sarà «non impossibile – ha aggiunto Doris – ma molto improbabile raggiungere i livelli dell’anno scorso, visto che avevamo avuto commission fees molto forti».
- PartnerRe nomina Bonneau come Presidente e CEO al posto di Clarke