Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Alla vigilia della cruciale riunione del cda di Ubi Banca di oggi, il fronte del no all’interno del gruppo lombardo appare sempre più frastagliato e qualcuno ha iniziato a fare aperture sull’ops lanciata da Intesa Sanpaolo. «Siamo disponibili a valutare e studiare i termini dell’offerta lanciata da Intesa su Ubi, di cui siamo soci», ha dichiarato ieri il presidente della Fondazione Monte di Lombardia Aldo Poli, lasciando intendere che un ritocco al prezzo (pure finora escluso da Intesa) potrebbe rivelarsi decisivo. Socio storico al 5% di Ubi oltre che pattista di peso nel Comitato Azionisti di Riferimento (Car), Monte di Lombardia è stata finora schierata sul fronte del no, ma non è scontato che la posizione venga mantenuta. Con cautela si sta muovendo anche la Fondazione Cr Cuneo dove il presidente Giandomenico Genta (che ieri ha riunito il board) preferisce non sbilanciarsi e attendere i risultati del lavoro di analisi affidato all’advisor SocGen.
Il 2019 è stato un anno record per gli investimenti mondiali in insurtech con 314 operazioni chiuse e un controvalore di 6,35 miliari di dollari, il 52% in più rispetto al 2018. Uno sviluppo trainato dagli Stati Uniti, che hanno intercettano più della metà delle operazioni compiute, mentre l’Italia, dove pur non mancano operazioni importanti come Prima.it (con 100 milioni di investimento complessivo) o Moneyfarm (70 milioni) è fanalino di coda in Europa, dietro Regno Unito, Germania e Francia. Investimenti che potrebbero ora accelerare sulla spinta tecnologica che il lockdown ha avuto sugli italiani e anche sulle iniziative del governo per incentivare le aziende innovative con l’avvio del Fondo Nazionale Innovazione, gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti, con una dotazione iniziale di 1 miliardo, che punta a riunire e moltiplicare le risposte pubbliche e private finalizzate all’innovazione.
Le organizzazioni criminali possono utilizzare i cosiddetti «muli digitali» (persone reclutate con vari espedienti, spesso ignare dell’illegalità delle pratiche) per compiere operazioni di riciclaggio. È l’allarme lanciato dal Notariato nello studio su «L’identificazione non in presenza fisica nel contrasto al riciclaggio ed al terrorismo internazionale» approvato dal Consiglio nazionale il 26 giugno scorso. Lo studio, nella prima parte, descrive le principali novità contenute nella Guida all’identità digitale, volta ad agevolare l’individuazione e l’utilizzo delle più moderne ed evolute forme di identificazione, comprese quelle digitali, emanata dal Gafi nello scorso mese di marzo e si sofferma poi sui motivi che ne hanno portato l’adozione ovvero l’utilizzo massivo di strumenti di colloquio a distanza in conseguenza del distanziamento sociale al quale ci ha costretti l’epidemia scatenata dal Coronavirus
- «La petroliera era nella zona vietata»
La notte del 10 aprile 1991 la petroliera Agip Abruzzi si trovava dove non doveva essere, ovvero nel triangolo d’acqua all’uscita del porto di Livorno, zona con divieto di ancoraggio, per non intralciare il percorso di entrata e uscita delle altre navi. Stiamo parlando della tragedia della Moby Prince, una storia processuale infinita che definire tortuosa è un eufemismo. Un traghetto di linea appena salpato, che urta con la prua una petroliera. Morirono tutti i passeggeri, radunati nel salone centrale della nave, e i membri dell’equipaggio. Centoquaranta persone. Un solo superstite. La presenza di navi militari americane in rada. L’ipotesi concreta di una esplosione a bordo della Moby Prince. Le responsabilità di soccorsi tardivi e goffi. Una nebbia che nessuno ha mai visto ma che ha continuato per anni a gravare sulle carte giudiziarie e sulla narrazione comune di quell’evento. Nessuna certezza, plausibile o meno. Tutta la vicenda ha sempre girato su un punto in apparenza inspiegabile. Come ha fatto la Moby Prince ad andare a sbattere contro una petroliera che secondo le prime indagini era ancorata in un’area consentita, ben fuori dall’uscita del porto?
- Lettera di Bluebell a Mediobanca, incontro con Pagliaro
I rappresentanti di Bluebell incontreranno nei prossimi giorni, forse a inizio settimana, il vertice dell’istituto di piazzetta Cuccia. Il presidente della banca, Renato Pagliaro, dopo aver ricevuto il 29 giugno la lettera del fondo attivista britannico (ma guidato da tre italiani), ha infatti dato immediata disponibilità per un approfondimento con un gesto apprezzato da Londra. La base di discussione saranno le 11 pagine di rilievi e proposte del fondo. Con alcune precisazioni che arrivano dal presidente di Bluebell, l’ex ceo di Bulgari Francesco Trapani, tese a contrastare le illazioni dei giorni scorsi: «Non siamo — dice — la longa mano di nessuno. Non siamo alleati di Del Vecchio. Il nostro obiettivo è solo quello di creare valore per i nostri investitori. Quanto a Generali, sulle quali si è concentrato tutto il dibattito in Italia, è uno dei punti, ma non quello centrale del nostro piano, che si basa su quattro capitoli (strategia, efficienza operativa, allocazione del capitale e governance) che richiedono tempestive azioni correttive da parte del consiglio di amministrazione che verrà rinnovato alla prossima assemblea di bilancio».
- Antiriciclaggio, la Ue richiama l’Italia