di Francesco Bertolino
Tempo per un primo bilancio delle trimestrali europee. A ieri, calcola Morgan Stanley, il 27% delle quotate incluse nell’indice Msci Europe ha pubblicato i conti. Ebbene, oltre la metà di queste società ha superato le attese sull’utile per azione del 5% o di più, con uno scostamento cioè significativo rispetto alle previsioni. Il 24% ha invece mancato l’obiettivo fissato dagli analisti. La quota netta di «sorprese positive» è quindi del 34%, la più ampia mai registrata, segno che investitori ed esperti erano troppo pessimisti sulle attività delle quotate europee. A stracciare il consenso sui profitti sono state soprattutto le imprese di informatica, mentre le aziende attive nel settore dei materiali hanno mostrato i risultati più deboli. «Le aspettative riguardo al secondo trimestre sono state calcolate spesso all’apice della crisi» causata dalla pandemia, osserva Morgan Stanley. Da allora la situazione sanitaria ed economica nel Vecchio Continente è migliorata, come dimostrato dagli indicatori macro pure superiori alle attese. Resta il fatto che l’utile per azione mediano del Msci Europe è sceso del 38% rispetto al secondo trimestre del 2019, anch’essa una performance da record, ma in negativo. Inoltre, la quota netta di «sorprese positive» sui ricavi è inferiore (23%), segno che alcune compagnie si sono concentrate sul taglio dei costi per mantenere a galla la redditività. Eppure, secondo la banca americana, le prime trimestrali delle quotate europee autorizzano un moderato ottimismo. Che per tradursi in realtà avrò però bisogno di ulteriori conferme. Anzitutto, dai conti di periodo delle società del Msci Europe mancanti. In secondo luogo, serviranno nuove sorprese positive sul fronte dei dati economici. Infine, dovrebbe proseguire il recupero nel prezzo del petrolio, tuttora indicatore principe dello stato di salute dell’attività economica. Se queste condizioni dovessero avverarsi, Morgan Stanley potrebbe rivedere al rialzo le stime sull’utile per azione di fine 2020 che attualmente si attestano su un tracollo del 45% rispetto all’anno scorso. Secondo Goldman Sachs, ci sono ragioni per sperare in un rilancio più veloce delle economie del Vecchio Continente. «L’Europa resta in predicato di registrare performance superiori alle altre regioni -specie degli Stati Uniti- nella ripresa dal coronavirus», scrivono gli analisti della banca. Al miglior contenimento dell’emergenza sanitaria si accompagnano indici dell’attività manifatturiera decisamente superiori alle previsioni, nonché l’accordo, fondamentale dal punto di vista politico, sul Recovery fund. (riproduzione riservata)
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