di Luca Gualtieri
Ameno di una settimana dalla conclusione dell’offerta pubblica di scambio di Intesa la resistenza degli azionisti di Ubi va progressivamente evaporando. Dopo il ritocco al prezzo annunciato da Ca’ de Sass venerdì 17 (è stato aggiunto un corrispettivo in denaro pari a 0,57 euro per azione) e l’adesione all’ops delle fondazioni Cr Cuneo e Monte di Lombardia e del sindacato bresciano, nei prossimi giorni spetterà al Comitato Azionisti di Riferimento (Car) esprimersi definitivamente sull’offerta. Il patto, nato un anno fa e oggi attestato quasi al 20% di Ubi, ha registrato importanti defezioni nella linea del no: oltre alle fondazioni (che rappresentano in aggregato oltre il 10%), anche Cattolica ha aperto a Intesa senza considerare il vivo dibattito in corso tra gli imprenditori. Nei prossimi giorni tornerà a riunirsi anche il consiglio di amministrazione di Ubi che, dopo il comunicato dell’emittente del 4 luglio, aggiornerà il parere sull’offerta alla luce dell’ultimo ritocco di Intesa. Ritocco del quale ieri hanno beneficiato le azioni del gruppo guidato da Victor Massiah che in Piazza Affari hanno segnato un rialzo del 14,02% a 3,726 euro, un prezzo ormai quasi allineato al nuovo concambio. Questi ultimi sviluppi hanno reso il mercato particolarmente fiducioso sull’esito dell’operazione. Sebbene le adesioni siano finora arrivate solo al 5,23%, dopo il rilancio gli analisti concordano sul fatto che sarà più facile raggiungere l’obiettivo del 66,67% di adesioni. Soglia, quest’ultima, importante in quanto garantirebbe la fusione delle due banche e il raggiungimento di sinergie complete. In base ai calcoli di Equita, «la valutazione di Ubi sale da 0,44 volte il patrimonio tangibile a 0,52 volte (da 0,61 a 0,69 volte utilizzando il prezzo di Intesa Sanpaolo alla data dell’annuncio dell`operazione). L’offerta, secondo noi già di per sé molto vantaggiosa per gli azionisti Ubi, non può ora essere razionalmente rifiutata in quanto comporta un premio del 44,7% rispetto ai prezzi di chiusura di Ubi il giorno precedente l’annuncio, rispetto a una media del 4% nei deal realizzati tra banche negli ultimi anni». Inoltre, prosegue la nota, «grazie ai nuovi termini dell’offerta agli azionisti Ubi farà capo il 63% del valore attuale delle sinergie (43% pre-revisione del prezzo di offerta), livello che ci sembra più che adeguato considerando le differenze in termini di dimensioni relative tra Ubi e Intesa», aggiungono gli esperti. Anche Kepler Cheuvreux si aspetta che l’incremento dell’offerta porti al successo dell’ops. Per gli analisti, che su Intesa hanno una raccomandazione buy, l’acquisizione sarebbe accrescitiva del 4,5% sul loro target price sul titolo, che passerebbe da 2,1 a 2,2 euro, implicando un 20% circa di potenziale rialzo rispetto ai prezzi di borsa. Per gli analisti di Kbw infine «è tempo per Ubi di accettare l’offerta» di Intesa. La componente cash che è stata aggiunta, spiegano gli esperti, «dà più flessibilità agli azionisti di Ubi e consente a Intesa di migliorare la sua offerta» che, spiega la nota, è «ancora molto interessante». (riproduzione riservata)
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