di Anna Messia
Si parte dalle unit linked, con il nuovo assetto che dovrà essere definito entro l’anno, e si prosegue con il cantiere delle gestioni separate, che sarà aperto subito dopo. La maxi riforma delle polizze vita italiane è pronta al decollo e in ballo c’è un volume di risparmio che supera i 100 miliardi di euro. Del resto se l’Italia è notoriamente dietro altri Paesi europei per quanto riguarda i volumi del ramo danni, con una storica sotto assicurazione, nel comparto vita le cifre sono da record, e tra tassi d’interesse rasoterra e nuovi investimenti, è arrivato il momento di rivedere le norme delle polizze. La regolamentazione delle unit linked è ferma al 2002, ha ricordato il presidente di Ivass e direttore generale della Banca d’Italia, Daniele Franco, annunciando l’avvio di un confronto con le compagnie di assicurazione per mettere a punto le modifiche. La prima esigenza, per quanto riguarda le unit linked, è rivedere i vincoli dei cosiddetti pir assicurativi, penalizzanti rispetto ad altri strumenti. Ma non solo. La revisione delle unit può essere l’occasione per ampliare il sottostante nel quale possono investire queste polizze che, rispetto alle gestioni separate, hanno un più alto contenuto finanziario. Il pensiero va all’Irlanda, ma anche al Lussemburgo. Le compagnie italiane da tempo hanno creato società di diritto irlandese o lussemburghese per lanciare unit linked collocate poi nella Penisola.
I vantaggi sono di carattere fiscale ma non solo. Si tratta di prodotti che hanno una maggiore flessibilità rispetto alle polizze di diritto italiano (per esempio per le soglie di investimenti illiquidi) e l’obiettivo dell’autorità di controllo assicurativo è di ridurre quanto più possibile le differenze per arginare il fenomeno delle polizze estere. Una sfida non da poco, considerando che l’altro principio da tutelare, non certo meno importante, è quello della tutela dei risparmiatori. Una riforma che tra l’altro insiste su un argomento non meno complicato. Più volte in passato i giudici hanno messo in discussione la natura assicurativa delle unit che in alcuni casi somigliano molto da vicino a gestioni finanziare ma con un cappello di polizza vita che riconosce i benefici di impignorabilità e insequestrabilità oltre che fiscali vista l’assenza delle tasse di successione con l’uscita dall’asse ereditario. Ivass, rimettendo mano alle norme sulle unit. potrebbe tentare di fare chiarezza sull’argomento, ma anche questa è un obiettivo sfidante.
L’altro cantiere riguarda poi le polizze tradizionali con Franco che si è detto attento alle richieste di maggiore flessibilità che arrivano dall’industria. Già nel 2018 Ivass ha introdotto una serie di novità per consentire alle compagnie di offrire gestioni separate appetibili anche in un contesto di bassi tassi d’interesse. Perché in questo caso in ballo c’è la polizza vita per definizione e lo strumento avviato dall’authority è stato quello dello spalma-plusvalenze: un meccanismo che ha consentito alle compagnia di accantonare le plusvalenze nette realizzate facendole confluire in un fondo utili senza l’obbligo di doverle distribuire anno per anno. Ma la novità aveva riguardato esclusivamente i nuovi prodotti mentre le plusvalenza più consistenti sono nelle vecchie polizze e superano oggi i 40 miliardi. A queste guardano le compagnie che chiedono a Ivass anche una maggiore flessibilità nella gestione della liquidità, aprendo ai pronti contro termine. (riproduzione riservata)
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