di Anna Messia
Cattolica ha detto ufficialmente sì all’operazione Intesa Sanpaolo su Ubi Banca. Ieri la compagnia veronese presieduta da Paolo Bedoni ha riunito il consiglio di amministrazione e ha annunciato la sua adesione all’ops lanciata da Ca’ de Sass. Una decisione che era nell’aria da qualche settimana e che è legata a filo doppio all’operazione che Generali ha annunciato nei giorni scorsi sulla compagnia veronese, con l’ingresso nel capitale con il 24,5% come conseguenza della sottoscrizione di 350 milioni dei 500 milioni di ricapitalizzazione chiesto da Ivass a Cattolica e condizionato alla trasformazione in spa della compagnia organizzata oggi come cooperativa. A tal proposito ieri Bedoni, scrivendo a dipendenti e agenti, li ha invitati a non considerare un tabù il passaggio a spa, (che sarà votato con la prossima assemblea del 31 luglio) mentre il direttore generale, Carlo Ferraresi, ha negato che l’ingresso di Generali sia una svendita. Ma il malcontento dei soci Cattolica resta alto e sul territorio proseguono gli incontri, con Vittoria Assicurazioni che ha fatto ufficialmente sapere di essere pronta a rientrare nella partita (si veda MF-Milano Finanza del 2 luglio). Mentre, tornando all’operazione Intesa, ieri dal Car hanno fatto sapere che «la scelta di Cattolica appare
essere probabilmente una scelta motivata da ragioni che non sonocomuni a quelli della generalità degli azionisti di Ubi».
A metà febbraio l’assicurazione veronese aveva raddoppiato la sua quota in Ubi dallo 0,5% all’1,01% apportando le azioni al patto Car di consultazione che riunisce il 18,7% del capitale, contrario all’operazione di Ca’ de Sass. A questo punto, anche se è ancora presto per conoscere l’esito dell’operazione, è indubbio che la mossa di Verona potrà avere l’effetto di rompere le righe accelerando le adesioni all’offerta che, salvo proroghe, scadrà il prossimo 28 luglio: ieri, secondo le comunicazioni di Borsa Italiana, erano state apportate 3.279.300 azioni e dall’avvio, avvenuto lo scorso 6 luglio, i titoli complessivi consegnati all’offerta sono stati pari all’1,359% del capitale di Ubi. Ieri anche Mauro Micillo, responsabile della Divisione Corporate e Investment Banking di Intesa Sanpaolo e amministratore delegato di Banca Imi, commentando l’operazione ha sottolineato che se l’ops andrà a buon fine le fondazioni attive sui territori potranno contare su maggiori dividendi nei prossimi anni, mentre i piccoli azionisti che «si sono visti riconoscere sin da subito un premio del 28% sul titolo Ubi». Con evidenti vantaggi che l’operazione avrebbe anche per i clienti: «le imprese, di qualsiasi dimensione, che ora sono affidate sia da Ubi che da Intesa Sanpaolo vedranno i propri fidi complessivi almeno confermati. Questo per non far mancare da parte di Intesa Sanpaolo quel supporto che riteniamo necessario per affrontare un momento così delicato come quello attuale», ha aggiunto il manager. (riproduzione riservata)
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