Le perdite delle compagnie mondiali per il Covid-19 sono stimate in 55 miliardi. Ma tra i big europei Generali è il gruppo con
i minori danni attesi. La ripresa dei premi a livelli pre-crisi già nel 2021
di Anna Messia
L’ora degli esami antivirus si avvicina. La prima big assicurativa europea ad alzare il velo sui dati del primo semestre 2020 che mostreranno tutti gli effetti del Covid-19 nei mesi più difficili sarà Generali, che il prossimo 30 luglio comunicherà i conti al mercato. Poi, a cascata, toccherà alla tedesca Allianz (5 agosto), alla francese Axa (il 6 agosto) e infine alla svizzera Zurich, che ha fissato l’appuntamento per il 13 agosto. L’attesa è di un impatto decisamente importante, non solo in termini di maggiori sinistri ma anche di calo dei premi e di redditività. E non poteva essere diversamente considerando che il virus ha scatenato la più grave recessione economica in quasi un secolo e sta provocando enormi danni alla salute, al lavoro e al benessere delle persone, con tante incognite che restano ancora da sciogliere.
La buona notizia, almeno per gli assicuratori, è che non mancano ricadute positive: lo stop alla circolazione imposto dal lockdown ha fatto crollare i sinistri Rc Auto e non tutti i benefici sono stati riassegnati agli assicurati. Ma la fotografia è piuttosto variegata. A livello mondiale, secondo le stime di Swiss Re, a causa del coronavirus, il comparto assicurativo, ha perso 55 miliardi di dollari: un colpo che le compagnie dovrebbero essere in grado di reggere senza grandi problemi, considerando i buoni tassi di capitalizzazione che registravano prima del virus. Anche perché già in passato hanno superato ostacoli ben più insidiosi: per esempio l’uragano Katrina, che ha provocato una perdita per l’industria di 90 miliardi di dollari che le compagnie sono comunque riuscite ad assorbire. A livello europeo, a tracciare le prime stime sono stati gli analisti di Société Générale che hanno appunto calcolato gli impatti del Covid sulle quattro maggiori compagnie del continente. Se, considerate tutte insieme, l’utile operativo è atteso in calo in un intervallo compreso tra 5% e 49% la situazione appare profondamente differente da caso a caso. La più impattata dovrebbe essere la francese Axa, per la quale la stima della frenata del risultato operativo è quella più alta, del 49%, seguita da Zurich (32%), Allianz (23%) e dal minimo del 5% di Generali.
La compagnia italiana è quella che appare quindi più resistente agli effetti del Covid, spiegano dalla banca transalpina, grazie alla sua focalizzazione sulle «personal line e alla basse esposizione nei confronto dell’assicurazione per la business interruption».
Proprio l’interruzione dell’attività delle imprese dovute al lockdown ha prodotto la fetta più consistente dei danni provocati dal covid (la stima è di 25 miliardi per gli assicuratori europei e Usa); mentre l’esposizione del gruppo guidato da Philippe Donnet verso questo rischio è piuttosto limitata, quella della francese Axa è invece decisamente elevata a causa anche di XL, il riassicuratore americano rilevato dal gruppo di Parigi alla fine del 2019. Ma lo scenario resta positivo per tutte e quattro le compagnie. Al punto che Société Générale ha fissato un consiglio di buy (acquisto) su tutte le imprese europee considerate nel report. Non solo perché le perdite del Covid saranno parzialmente compensate dal calo della sinistralità sul fronte auto (e anche questo fenomeno avvantaggia il Leone più delle altre tre), ma anche perché le previsioni dicono che gli indici di solvibilità delle quattro imprese resteranno tutti alti e le previsioni di ripresa nel 2021 sono decisamente positive, con i dividendi che torneranno a salire appena i regolatori lo consentiranno. Anche in JpMorgan sono ottimisti sulle performance del Leone di Trieste, con il risultato operativo del primo semestre atteso in calo di appena il 3%, a 2,6 miliardi, mentre il Solvency II dovrebbe addirittura salire di due punti percentuali, al 198%. Ma non tutti la pensano allo stesso modo. In Barclays, dove sono comunque positivi, si attendono un Solvency II del 191% dal 196% precedente.
Nel complesso un po’ tutti gli analisti restano comunque positivi sul comparto assicurativo che sembra disporre degli anticorpi per superare gli effetti del virus. «Nonostante la peggiore recessione almeno dal 1929 e il pesante crollo della domanda assicurativa, il settore dovrebbe riprendersi più velocemente rispetto al resto dell’economia globale», dicono convinti da Swiss Re. Se nel 2020 i premi nel settore vita sono in calo del 6%, e quelli del comparto danni in frenata dello 0,1% i premi globali dovrebbero tornare ai livelli precedenti la crisi già nel 2021. Un trend più veloce nei Paesi emergenti, e in particolar modo in Cina, che dovrebbe aumentare il peso sul volume dei premi mondiali dell’1% nel 2020 e addirittura del 7% nel 2021. Ma anche il Vecchio Continente sembra evidentemente avere il suo antivirus contro il Covid. (riproduzione riservata)
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