di Anna Messia
Le infrastrutture sono un investimento strategico per i fondi pensione, ma nel caso di Autostrade il loro coinvolgimento è complicato dal fatto che la normativa non consente un acquisto diretto di singole imprese. Un ostacolo superabile però: per la discesa in campo dei fondi pensione nel riassetto Aspi basterebbe creare un fondo ad hoc ma intanto, proprio in questi mesi, i fondi negoziali sono già in azione per sostenere il sistema economico italiano. Anche in questo caso al fianco di Cassa Depositi e Prestiti, e non sono state trascurate le infrastrutture. Si tratta del progetto fortemente voluto da Giovanni Maggi, appena rieletto alla presidenza di Assofondipensione, che al centro del programma per il prossimo triennio ha messo la spinta alla crescita delle adesioni alla previdenza di secondo pilastro, ma non trascura neppure un uso più efficiente dei 56 miliardi di patrimonio che già oggi i fondi gestiscono.
Domanda. Partiamo da quest’ultimo aspetto. A che punto è il progetto avviato con Cassa Depositi e Prestiti?
Risposta. Dopo due anni di lavoro siamo finalmente alla fase di decollo e i piani prevedono di arrivare a mobilitare risorse complessive di 1 miliardo di euro, con Cdp pronta ad investire per la metà. Abbiamo appena definito le caratteristiche del fondo di fondi di private equity, che investirà in Italia con particolare attenzione a criteri Esg e agli impatti sociali. In queste settimane stiamo poi definendo il fondo di fondi di private debt che dovrebbe essere pronto per fine mese e, come terza colonna, ci sono proprio gli investimenti in infrastrutture, che i fondi considerano molto importanti.
D. Il riassetto di Autostrade potrebbe essere l’occasione giusta per muoversi?
R. A differenza delle casse previdenziali la normativa non consente un investimento diretto dei fondi pensione nelle società. La soluzione potrebbe essere la creazione da parte di Cdp di un fondo dedicato. Sarebbero poi i singoli fondi pensione a fare la loro scelta. Al momento sembra tutto ancora in itinere. Oggi siamo concentrati sul piano per l’economia reale avviato tra Cdp e Assofondipensione ora ancora più importante con la crisi innescata dal Covid. Siamo comunque sempre aperti a considerare opportunità di lungo periodo, che coniughino buoni rendimenti con l’imprescindibile controllo dei rischi vista la natura previdenziale dei fondi.
D. Quali sono stati gli effetti del virus sui fondi pensione?
R. C’è stato ovviamente un effetto negativo sulle performance dovuta alla volatilità dei mercati azionari e obbligazionari con una flessione delle performance del 5,2% nei primi cinque mesi dell’anno. Ma la buona notizia è che da giugno la situazione si sta normalizzando e nonostante le difficoltà economiche non abbiamo registrato molte richieste di anticipo delle prestazioni. Guardando agli investimenti la sensazione è che l’esperienza del covid spingerà nei prossimi anni l’incremento degli asset illiquidi.
D. Quali sono le azioni che intende mettere in campo per far crescere le adesioni ferme al palo da anni?
R. Abbiamo avviato un progetto con i Caf e i patronati, I tassi di adesione in Italia sono del 25-30% e puntiamo a raggiungere l’80% in linea con altri Paesi europei. Per questo servirebbe una campagna istituzionale e riaprire finalmente un semestre di silenzio-assenso. (riproduzione riservata)
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