Fineco è diventata, a tutti gli effetti, una banca controllata dal mercato. Unicredit ha deciso di vendere il 18,3% che ancora possedeva nell’istituto guidato da Alessandro Foti, completando il disimpegno progressivo che era iniziato tre anni fa con l’approdo di Jean Pierre Mustier come amministratore delegato. Nel luglio 2016, per reperire risorse necessarie a rilanciare la banca, Mustier aveva messo sul mercato una quota del 10% di Fineco, scendendo al 55,4%. Un sacrificio chiuso al prezzo unitario di 5,40 euro, che aveva consentito di incamerare risorse per circa 330 milioni. L’operazione aveva avuto un seguito in novembre, quando era stata ceduta con le stesse modalità una fetta più consistente, pari al 20%. In quel caso la vendita aveva portato nelle casse di Unicredit un tesoretto di 552 milioni, anche se i titoli, con uno sconto del 5% proposto al mercato, erano stati ceduti a un valore unitario inferiore rispetto alla prima operazione, cioè 4,55 euro.
Nel maggio scorso, poi, Unicredit ha annunciato l’intenzione di disimpegnarsi dalla banca multicanale. L’accordo prevedeva la concessione di una garanzia finanziaria a favore di Fineco per neutralizzare l’esposizione al rischio di credito della controllata fino alla scadenza naturale delle obbligazioni di Unicredit, prevista nel 2024. A poche ore dall’annuncio era stato venduto un altro pacchetto del 17%, incassando altri 1,014 miliardi in virtù di un valore unitario di 9,80 euro con il quale l’operazione era stata chiusa.
Ieri, infine, l’epilogo, con le parti che hanno concordato di anticipare gli accordi di lock up in base ai quali Unicredit si era impegnata a non vendere azioni dell’ex controllata fino al 10 settembre.
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