L’industria del private banking riprende la corsa e i cuori recuperano l’ottimismo, confidando nelle buone performance del mercato finanziario. Dopo la frenata del 2018, il mondo del private festeggia una crescita congiunturale del 5%. Nel quarto trimestre dello scorso anno, infatti, per effetto del deterioramento dei mercati finanziari, gli asset in gestione hanno subito un calo del 3%, facendo scivolare il patrimonio sotto gli 800 miliardi di euro.
Ma nel primo trimestre 2019, grazie al miglioramento del contesto, si è recuperato un po’ del terreno perduto. Da qui si riparte e si scommette su un incremento di almeno 85 miliardi di euro nel prossimo triennio. Si spera così, di superare ampiamente l’attuale soglia di asset gestiti, pari a 817 miliardi di euro. La stima è dell’associazione di categoria Aipb. Il tempo dirà se gli spiragli di ottimismo che si sono aperti in questi ultimi giorni sui mercati diventeranno qualche cosa di più concreto. Anche nei portafogli delle famiglie più facoltose.
Tendenze
Gli investitori più facoltosi, tuttavia, a scanso di equivoci, continuano a rinforzare i loro portafogli con prodotti difensivi e assicurativi. Un trend che è iniziato nell’ultimo scorcio dello scorso anno. «Nel quarto trimestre 2018 — spiega il segretario generale dell’Aipb Antonella Massari — l’incertezza dello scenario economico aveva spinto le famiglie “private” a virare su asset poco rischiosi, facendo registrare un aumento della raccolta diretta e dei prodotti assicurativi, adesso la ripresa dei primi mesi dell’anno ci fa sperare in una crescita media annua del 3,5%, dalla fine 2018 al 2021».
Un risultato che dipenderà molto dall’effetto mercato. Dai dati raccolti da Aipb, infatti, la rivalutazione dei portafogli private nei primi mesi dell’anno è stata trainata dal buon andamento delle Borse e non da nuovi flussi di ricchezza che, seppure positivi per 1,4 miliardi di euro complessivi, sono stati i più contenuti degli ultimi dodici mesi.
«Buona parte dei flussi — prosegue Massari — sono dovuti a riorganizzazioni del perimetro private degli operatori e ad acquisizioni interne di clienti passati al private banking dal segmento retail». Ma vediamo come sono composti oggi i portafogli più ricchi. Nel primo trimestre di quest’anno, resta consistente il peso della componente assicurativa. Si osserva un leggero ridimensionamento della liquidità ( da 15,7% a 15,2%). In compenso viene rinforzato l’investimento in prodotti amministrati, che nei portafogli private pesa mediamente per il 23,6%, mentre il 61% del patrimonio è investito nel risparmio gestito -—anche se con peso ridimensionato rispetto al primo semestre 2018 -—e nelle polizze assicurative finanziarie (21,2%).
Un asset, quest’ultimo, sempre più importante che, a fine marzo, aveva raccolto sette miliardi -—il suo massimo storico — portando il patrimonio complessivo a quota 173 miliardi di euro. Negli ultimi trimestri, a crescere a un ritmo più sostenuto (+6,5%) sono state le polizze «ibride» o «multiramo» che, nei portafogli private, hanno raggiunto un peso pari al 26,2%, contro il 24,7% di giugno 2018.
Le tipologie
Questa tipologia di polizze è premiata perché consente di combinare a una polizza assicurativa tradizionale, a capitale minimo garantito (Ramo I), una o più polizze unit/index linked (Ramo III) che, a fine 2018, erano state scartate dagli investitori, per via della forte esposizione finanziaria. Nel primo trimestre 2019, rispetto a fine 2018, le polizze di Ramo I e Ramo III, pur mantenendo più om meno lo stesso peso nei portafogli per effetto dell’aumento del patrimonio, sono cresciute rispettivamente del 3,4% e del 5,1%.
Una posizione residua del 3% è ormai da tempo riservata agli altri contratti assicurativi, Ramo IV e V. Le prime prevedono la capitalizzazione del capitale rimborsato a scadenza. Le seconde gestiscono fondi per erogare prestazioni in caso di morte, cessazione o riduzione dell’attività lavorativa.
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