Medicina predittiva, indagini genomiche, epigenetica, robot e device tecnologici al centro del 46° Congresso Nazionale dell’Unione Europea Assicuratori (tenutosi a Matera lo scorso 28 giugno), che ha trattato il tema del welfare non parlando di assicurazioni, di polizze, franchigie ed esclusioni, bensì di bisogni di protezione. Bisogni che mutano in relazione al contesto sociale e demografico, e che richiedono un nuovo ruolo, e nuove competenze, per l’intermediario professionale.
In apertura del convegno, che ha visto il patrocinio del Comune di Matera e della Fondazione Matera Basilicata 2019, il Delegato distrettuale UEA Giuseppe Tancredi ha tracciato il quadro generale di crisi demografica, disoccupazione, arretramento dello stato sociale e tagli alla spesa pubblica, che determina disparità sociali e addirittura la rinuncia alle cure da parte di un numero sempre crescente di persone.
Queste riflessioni hanno consentito l’avvio di una disamina approfondita, grazie all’intervento di Enea Dallaglio, amministratore delegato di Innovation Team – Gruppo MBS Consulting, che ha posto l’attenzione non solo sugli aspetti quantitativi – la crescita vicina al 7% della spesa sociale sostenuta direttamente dalle famiglie (mediamente 5.600 euro, pari al 18,6% del proprio reddito netto) – ma anche su quelli qualitativi. “Non possiamo guadare il welfare solo in termini di “ritirata” del pubblico – ha detto Dallaglio. I nuovi consumi sono lo specchio di una trasformazione sociale di grandi proporzioni e portano all’emergere di nuovi bisogni. Oggi quattro famiglie su dieci sono monocomponente o con un genitore solo, ciò espande enormemente la domanda familiare di servizi che non appartengono alla gamma tradizionale delle prestazioni pubbliche. Inoltre è in corso un cambiamento senza precedenti degli stili di vita, centrato sui valori della salute e della qualità della vita, che genera una crescita impetuosa della domanda di servizi di prevenzione”.
Un nuovo concetto di salute, non più incentrato sull’assenza di malattia ma sul benessere, welfare appunto. Nuovi bisogni che richiedono anche nuove professionalità, come ha spiegato Luca Cattani, ricercatore del Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia, citando i possibili scenari di sostituibilità del fattore lavoro in conseguenza dei processi di automazione, ma anche gli effetti indiretti e compensativi del cambiamento tecnologico che molto spesso controbilanciano la riduzione di posti di lavoro creandone di nuovi.
Se i robot, forse, non sostituiranno i medici, le tecnologie hanno già enormemente influenzato l’ambito medico e la ricerca scientifica. Con Anna Moles, Ricercatrice IBCN-CNR e Direttrice Scientifica di Genomnia, abbiamo approfondito il tema della Medicina Personalizzata, ovvero “della possibilità di identificare la vulnerabilità di una singola persona alle malattie comuni, di misurarne il livello di rischio, di personalizzare la terapia in base alla costituzione genetica e di offrire nuove opzioni terapeutiche basate sulla interazione dei farmaci con nuovi bersagli molecolari”. Proprio l’utilizzo di modelli poligenici di rischio sta aprendo importanti prospettive nella possibilità di prevedere quale sia la possibilità di un individuo di ammalarsi.
E nel momento in cui la patologia si verifica? Se è vero che nel giro di 10 anni, più di un quarto della popolazione italiana sarà costituito da over 65 anni, diventa cruciale sfruttare il progresso scientifico e tecnologico per migliorare le condizioni di vita dei pazienti cronici, ad esempio. “La Fondazione Cluster TAV – ha spiegato Cristina De Capitani, Primo tecnologo del CNR – lavora per creare gli ambienti di vita del futuro, rendendoli intelligenti, al servizio dell’utente, costruiti e caratterizzati intorno alle peculiarità del soggetto. Tecnologie di monitoraggio, allerta e supporto, diventano centrali nella possibilità di supportare il paziente cronico tanto nella vita quotidiana quanto nella facilitazione di un percorso terapeutico domiciliare”.
In questo scenario, cosa può fare – ma sarebbe meglio dire “deve”, dati gli obblighi imposti dalle normative europee – l’intermediario professionale?
“Noi agenti di assicurazione – ha concluso Roberto Conforti, presidente UEA – dobbiamo farci promotori di un’evoluzione del nostro ruolo, da venditori di polizze a gestori dei rischi e dei bisogni di protezione di individui e famiglie. La differenza, per i cittadini, la farà la nostra capacità di stimolare le Compagnie ad evolvere in termini di prodotti e servizi, ma soprattutto di proporre agli assicurati una visione olistica, globale, del concetto di salute e delle esigenze ad esso correlate. E tutto questo, ricordo ai colleghi, è semplicemente un obbligo. La IDD ci impone, infatti, di individuare i bisogni (espressi e non) delle persone e di cercare soluzioni che rispondano al loro migliore interesse. In sostanza ci chiede di esercitare attivamente il nostro, insostituibile, ruolo sociale”.