Brief di Coface sull’America Latina.
Il 28 giugno 2019, i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) hanno siglato con l’Unione Europea un accordo commerciale di libero scambio. L’Unione Europea è il secondo più grande partner commerciale dei Paesi Mercosur ed il primo in termini di investimenti. Il Mercosur, dal canto suo, è l’ottavo più importante partner commerciale extra-confini dell’Unione Europea.
L’accordo rappresenta uno step fondamentale sotto diversi punti di vista:
1) E’ stato raggiunto dopo 20 anni di negoziazioni;
2) Apre ai mercati internazionali, nonostante il crescente rischio di protezionismo a livello globale;
3) E’ il più grande accordo commerciale dell’Unione Europea (impatta il 25% del PIL complessivo dell’UE);
4) E’ un grande risultato per le economie del Mercosur, tradizionalmente molto chiuse al commercio internazionale.
L’accordo – che riguarda merci, servizi, investimenti privati e governativi – permetterà vendite a zero tasse doganali tra le due aree. Entrerà in vigore dopo l’approvazione da parte del Parlamento Europeo, la conseguente adozione da parte dei 27 Paesi Membri e la ratifica da parte dei Paesi del Mercosur, processo che potrebbe complessivamente durare dai due ai cinque anni.
Perché
1) In linea generale, le economie UE azzereranno le tasse doganali più velocemente: dopo 10 anni, l’Unione Europea distribuirà infatti il 92% delle importazioni dai Paesi Mercosur, mentre questi ultimi distribuiranno il 15% delle importazioni dall’EU dopo 15 anni. I Paesi Mercosur, inoltre, renderanno libere il 91% delle tariffe commerciali, mentre l’UE il 95%.
2) L’UE manterrà comunque una quota limite di importazione su alcuni prodotti agricoli (pari all’82% delle importazioni nel settore). Per esempio, le importazioni di carne bovina avranno quota limite pari a 99.000 tonnellate con tariffa doganale al 7,5%, il pollame 180.000 tonnellate senza tariffe, le carni suine 25.000 tonnellate ad un valore di €83/tonnellata. Con quota limite di 180.000 tonnellate importate, saranno eliminate le tariffe doganali sullo zucchero raffinato prodotto in Brasile, mentre per quello prodotto in Paraguay la quota si riduce a 10.000 tonnellate. Anche il settore automotive avrà quote limite di import/export: l’attuale 35% di dazi doganali per vetture importate dall’Europa sarà ridotto al 17,5% nei prossimi 10 anni – con quota limite di 50.000 veicoli distribuibili nel Mercosur per i primi sette anni, 32.000 dei quali destinati al solo Brasile. In 15 anni, i dazi doganali saranno completamente eliminati.
3) Sono stati raggiunti, in Europa, significativi passi avanti per quanto riguarda l’indicazione geografica di origine di prodotti e merci alimentari. Quanto verrà prodotto e manufatto nei Paesi del Mercosur e classificato con denominazioni autoctone europee (come cognac, prosciutto di Parma, e simili) non potrà più godere di tali denominazioni, e dovrà rispettare standard di etichettatura che attestino chiaramente l’origine non europea della produzione.
Rischi
L’accordo è un elemento molto positivo, con importanti effetti nel medio-lungo termine. I benefici non porteranno solo ad una maggiore integrazione commerciale bensì rappresenteranno un’ulteriore spinta agli investimenti ed un aumento della diversificazione tecnologica. Secondo il Ministero dell’Economia brasiliano, inoltre, nei prossimi 15 anni l’accordo contribuirà fino a 125 miliardi di dollari al PIL del Paese. Il Ministro delle Finanze argentino ha, invece, ricordato come l’accordo rappresenti un evento storico, con enorme potenziale per incrementare gli investimenti e sostenere la crescita. Secondo Moody’s, l’accordo sembra favorire maggiormente Uruguay e Paraguay – economie più piccole e aperte – rispetto a Brasile e Argentina, più grandi (rispettivamente la nona e la venticinquesima economia mondiale) e più chiuse. L’accordo, infine, apre la strada a nuovi, ulteriori trattati simili, avendo anche svolto un ruolo di “riconciliazione” tra le diverse parti.
Nonostante questo contesto, come prevedibile, alcuni settori non hanno salutato l’accordo con favore. Tra questi, l’Associazione Brasiliana dei Produttori di Acciaio, alla luce delle difficoltà attualmente attraversate dal comparto. I rischi per l’industria, viene evidenziato, riguarderebbero la minore possibilità di export verso i Paesi del Mercosur e l’ingresso -– attraverso società locali – di materiali da Paesi extra-UE “spacciati” per merci di origine locale. Sebbene i Paesi Mercosur richiedano che – per essere considerati locali – il 60% dei componenti debba essere originario dei Paesi dell’area, l’UE tende ad essere più flessibile. Lato UE, l’accordo ha incontrato scetticismo tra chi ritiene che potrà impattare negativamente alcuni segmenti agricoli (carni bovine e pollame). In questo caso, si potrebbero applicare le clausole di salvaguardia previste, che possono essere adottate fino a 18 anni dall’entrata in vigore del trattato, e che prevedono una temporanea sospensione delle riduzioni sui tassi doganali per un periodo di due anni.
Altro punto controverso riguarda l’imposizione di una clausola precauzionale. Al momento, ci sono diverse interpretazioni su questo elemento. Da un lato, un documento dell’UE riporta che la clausola salavaguarda entrambe le parti per quanto riguarda la protezione dei diritti umani, animali e ambientali, incluse le situazioni dove le evidenze scientifiche di supporto non si dimostrano decisive. Dall’altro, invece, per il Brasile l’imposizione della clausola si riferisce solamente agli ambiti ambientali e di sicurezza sul lavoro. Di conseguenza, i Paesi del Mercosur temono che la clausola possa essere usata per vietare l’export agricolo. Allo stesso modo, nell’UE ci sono preoccupazioni sulla qualità dei prodotti importati, soprattutto alla luce dei tentativi di indebolire gli standard ambientali promossi dal Presidente brasiliano Jair Bolsonaro.
La ratifica dell’accordo potrebbe incontrare difficoltà. Mentre in Brasile e Paraguay il processo di ratifica dovrebbe svolgersi tranquillamente, lo scenario è più incerto per Uruguay e Argentina, anche in concomitanza con le elezioni generali che si terranno nei due Paesi ad ottobre. Più a rischio l’Argentina, dove il Presidente Mauricio Macri dovrà lottare di essere ri-eletto – vista la recessione economica del Paese (si attende una diminuzione del PIL dell’1,5% nel 2019, dopo il -2,5% del 2018) e la crescita dell’inflazione (al 53% su base annua a maggio 2019). Una vittoria dell’opposizione potrebbe rendere più complicato il processo di ratifica. Tuttavia, però, il Presidente Macri può ora sfruttare il raggiungimento dell’accordo a suo vantaggio in campagna elettorale. Lato Parlamento europeo, invece, potrebbero emergere resistenze da gruppi opposti: i Verdi e l’estrema destra anti-globalizzazione. In sostanza, i primi sostengono che l’accordo sia “un pessimo compromesso, che arriva nel momento sbagliato, agli albori di uno sviluppo sostenibile” .