Scambio di stoccate tra le due associazioni di rappresentanza dei broker di assicurazioni. Ad aprire le danze è stato il presidente di Acb, Lugi Viganotti, che nel corso di una intervista rilasciata alla testata Insurance Daily, ha accennato al nuovo codice deontologico adottato dall’associazione che contiene anche disposizioni per i passaggi di portafoglio tra broker, che di fatto rompe il protocollo di intesa sottoscritto nel 2013 con Aiba. Un codice definito da Viganotti come “la bibbia dei broker”. Il presidente di Acb sostiene che si sarebbe voluto condividere il codice con Aiba, “ma non si è riusciti ad arrivare a una visione univoca e di fronte a una situazione di stallo, abbiamo deciso di proseguire da soli”.
Viganotti parla di codice deontologico come di “una tutela a tutto tondo, sia nei confronti delle istituzioni sia nel mercato rispetto a tutti gli operatori. Acb svolge la propria attività cercando di offrire tutti gli aiuti e i servizi di cui il broker necessita nell’operatività quotidiana”.
Sul tema delicato dei trasferimenti di portafoglio Viganotti ha sottolineato che “nei casi in cui un cliente dia l’incarico a più broker contemporaneamente, i piccoli intermediari devono essere tutelati: si sono create in passato situazioni spiacevoli”.
Una uscita che tra detto e non detto chiama in causa anche Aiba. E la del presidente della principale associazione di broker che si appresta a festeggiare i sui primi 50 anni di attività, non si fa attendere. Una risposta in punta di fioretto, ma che fa male. Luca Franzi de Luca non nasconde la sua sorpresa per aver ricevuto lo scorso 7 giugno la comunicazione con la quale Acb disdettava il Protocollo d’intesa sottoscritto con Aiba che aveva come obiettivo quello di estendere l’operatività delle norme di autoregolamentazione in materia di passaggi di portafoglio, anche in presenza di controversie tra broker appartenenti alle diverse associazioni di categoria. “Una scelta legittima, ci mancherebbe – commentato Franzi – ma dal retrogusto amaro una volta appreso che a sei giorni di distanza, il 13 giugno, l’assemblea della stessa Associazione ha approvato l’adozione di un nuovo codice deontologico contenente anche nuove regole per i trasferimenti di portafoglio, che aggiunge nuova complessità a un periodo di grandi cambiamenti.
Una decisione sorprendente per Franzi, visto che “era stato istituito un tavolo di lavoro allo scopo di definire insieme alcune migliorie da introdurre nel Protocollo d’intesa esistente, che dopo il primo periodo di applicazione, ha sicuramente bisogno di essere aggiornato. Tuttavia, nonostante l’impegno più volte ribadito da Aiba a ricercare una soluzione comune di reciproca soddisfazione, abbiamo assistito a una svolta radicale, gestita autonomamente e dai contenuti profondamente diversi rispetto a quanto discusso nelle occasioni di confronto. L’aver disallineato le regole deontologiche, non fa sicuramente bene ai broker e neanche ai clienti”.
Franzi spiega che l’intento di Aiba è sempre stato quello di apportare correttivi al Protocollo d’intesa secondo uno spirito più liberale, “mentre le regole sui passaggi di portafoglio adottate da Acb vanno in senso contrario e non aumentano la tutela dei piccoli broker. Piuttosto riducono la libertà di mobilità del cliente e avallano quelle rendite di posizione che ingessano il mercato e frenano la concorrenza, con i piccoli broker a pagare dazio; in sintesi riteniamo che tutelare non implichi necessariamente sostenere posizioni di difesa e di arroccamento”. Insomma, una serie di regole che secondo il presidente di Aiba vanno in una direzione contraria rispetto a quelle di stampo “liberale” che avevano a suo tempo condiviso le associazioni, “mentre le norme di Acb sembrano andare verso la stabilizzazione del valore dei portafogli.
Comunque la si pensi il disallineamento delle regole deontologiche non fanno certo bene al mercato, soprattutto in questo momento di grandi cambiamenti.
Di positivo c’è che, al di là delle reciproche posizioni, sia Franzi sia Viganotti sembrano disponibili a riaprire il dialogo in modo da portare la categoria a condividere regole deontologiche a tutto beneficio dello sviluppo del mercato.