La tecnologia è al centro della vita quotidiana per oltre 60% degli italiani ma il 40% sa poco o quasi niente su intelligenza artificiale, Internet of Things e blockchain.
È quanto emerge da un sondaggio condotto da YouGov per VMware.
Secondo il 67% degli intervistati l’adozione del digitale ha consentito di migliorare la propria customer experience nella relazione con le aziende private, le banche, i rivenditori e il sistema sanitario, mentre il 53% pensa di avere trovato un “equilibrio” maggiore nella propria vita divenendo, ad esempio, maggiormente produttivi o potendo lavorare dal luogo desiderato in modalità smart working. Per il 48% dei consumatori la tecnologia impatta positivamente sulla disponibilità di tempo libero nella vita privata e l’85% ha fiducia nel potere delle tecnologie emergenti come supporto per aiutare a prendersi cura dei genitori anziani che vivono da soli. I consumatori credono poi anche nel potenziale della tecnologia di influire sulle questioni ambientali come il cambiamento climatico (56%).
Dall’indagine emergono tuttavia alcune criticità in particolare sul fronte della sicurezza e della privacy: il 62% dei consumatori italiani ammette di non sapere chi ha concretamente accesso ai propri dati personali. E la ricerca evidenzia la differenza evidente tra ciò che i consumatori sono disposti ad accettare e ciò che rifiutano. Quando si tratta del proprio portafoglio, ad esempio, vogliono assolutamente mantenere il controllo, emerge dall’indagine: solo un quarto degli intervistati permetterebbe alla tecnologia di gestire le proprie finanze, anche se ne risultasse in un risparmio più efficiente. Inoltre, mentre i consumatori sono disponibili a dare ai medici l’accesso ai dati sulla propria salute, il 55% non si trova a suo agio o si dichiara preoccupato all’idea di permettere alla propria banca di accedere a dati che riguardano le abitudini di spesa, l’alimentazione e la dieta, i viaggi e gli spostamenti, anche se ciò permettesse di migliorare la gestione delle proprie finanze. Infine, solo il 30% preferirebbe che fosse un robot ad effettuare un intervento chirurgico invasivo piuttosto che un medico reale, anche se il primo caso comportasse tempi di recupero più rapidi.
Il 39% degli intervistati ammette di possedere una scarsa conoscenza di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, l’Internet of Things o la blockchain. Il 30% crede che l’Intelligenza Artificiale equivalga a un robot.