Le molestie sessuali sul posto di lavoro sono generalmente collegate a una mancanza di potere da parte della vittima e un abuso di potere da parte dell’aggressore. Ad oggi sono molto più colpite le donne e sembra che le molestie vengano ricevute in maggior parte da superiori, con colleghi e clienti al secondo e terzo posto.
Secondo uno studio condotto da NAVEX Global, più del 50% delle donne in un’azienda hanno subito qualche tipo di molestia sessuale e a seguito di queste ben l’80% cambierà lavoro in due anni. Le conseguenze di una molestia sul lavoro sono drammatiche sia per l’individuo che per l’azienda: livelli alti di stress ansia e depressione, poca produttività e perdita di rispetto per i colleghi. Per non contare l’effetto deteriorante che uno scandalo del genere può avere sull’immagine di un brand e la facilità con cui ad oggi tali notizie raggiungano tutti grazie ai social media.
Il movimento #metoo, che ha preso piede nel 2017, dopo lo scandalo Weinstein, che incoraggia donne e uomini di tutto il mondo a denunciare le violenze subite, ha anche portato alla luce tutte le diverse sfaccettature che una molestia sessuale può avere. Sono le cosiddette “zone grigie”, ovvero quei comportamenti che tradizionalmente non sono mai stati considerati come vera e propria molestia, ma che ad oggi invece sono visti esattamente come tali. Ciò include commenti sessuali, barzellette a sfondo erotico, inviti ambigui a casa di un collega, domande intrusive sulla sfera privata, battute offensive verso un collega riguardanti la sfera erotica. Questi atteggiamenti accadono spesso e, per quanto molestie sessuali vere e proprie, vengono spesso ignorati. Si stima che il 25% delle donne denunci un atteggiamento considerato da “zona grigia”, ma quando tali comportamenti vengono condannati dall’alto in un’azienda, il numero di donne che si fanno avanti sale fino al 60%. Perché? Paura di esser accusate di mentire, di voler fare la spia, di non stare al gioco e che la carriera ne soffrirà come conseguenza.
E in Italia?
Secondo un report dell’Istat, le molestie sessuali sul luogo di lavoro in Italia sono principalmente verbali, con battute e complimenti invadenti.
Il problema principale su territorio italiano è la cultura del paese, che si rispecchia poi nella cultura aziendale. Gli stereotipi culturali profondamente radicati nella società e la tendenza al machismo aprono la porta a comportamenti scorretti e molestie sessuali. Sempre secondo l’Istat, la violenza di genere in Italia è all’incirca alla pari della media europea, sebbene il paese abbia uno dei più alti tassi di femminicidio in Europa.
Questa cultura causa la mancanza di denuncia da parte delle vittime. C’è una gran paura che niente venga fatto al riguardo, subire ripercussioni su di sé o sulla famiglia, essere giudicati o maltrattati dai colleghi. Spesso si pensa che sia colpa della donna che ha “provocato” l’uomo con vestiti succinti o atteggiamenti troppo amichevoli. Inoltre, le aziende italiane hanno quasi sempre al vertice uomini, il che può essere di ostacolo a un ambiente vario e orientato al rispetto della diversità.
Nonostante ad oggi ci siano molte leggi che tutelano le vittime di violenza, il cambiamento principale va svolto a livello delle fondamenta della cultura di questa società troppo maschilista.