L’allarme lanciato dall’Ispra nell’ultima mappatura sul dissesto idrogeologico
Coinvolti 9 comuni su 10. La causa? L’urbanizzazione
Pagina a cura di Tancredi Cerne
Oltre 7.250 comuni italiani, pari al 91% del totale, sono a rischio frana o alluvione mentre il 16,6% del territorio nazionale (pari a 50 mila km quadrati) è classificato ad alta pericolosità da un punto di vista idrogeologico. Non solo. Nove regioni italiane (vale a dire Valle D’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria) presentano la totalità dei propri comuni a rischio. Le cose vanno meglio, si fa per dire, in Abruzzo, Lazio, Piemonte, Campania, Sicilia e nella provincia di Trento dove le percentuali di comuni in pericolo risultano comprese tra il 90% e il 100%. A questo si aggiunga che quasi il 4% degli edifici italiani (oltre 550 mila unità) si trova in aree a pericolosità da frana elevata o molto elevata, e più del 9% (più di un milione di case) sono localizzate all’intero di zone alluvionabili. Il risultato di tutto ciò è che ancora oggi in Italia 1,28 milioni di cittadini risultano soggetti a rischio frane mentre oltre 6 milioni di abitanti appaiono esposti a rischi di alluvione. I dati allarmanti sono stati presentati dall’Ispra (Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale) all’interno dell’ultima mappatura realizzata per verificare lo stato del dissesto idrogeologico italiano. «Il forte incremento delle aree urbanizzate verificatosi a partire dal secondo dopoguerra, spesso in assenza di una corretta pianificazione territoriale, ha portato a un considerevole aumento degli elementi esposti a frane e alluvioni e quindi del rischio», ha sottolineato il direttore generale dell’Ispra, Alessandro Bratti. «Le superfici artificiali sono passate infatti dal 2,7% degli anni Cinquanta al 7,65% del 2017. A questo si aggiunga l’abbandono delle aree rurali montane e collinari che ha determinato un mancato presidio e manutenzione del territorio».
Secondo le rilevazioni dell’Ispra, inoltre, il maggior numero di persone a rischio si trova in Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lombardia, Veneto e Liguria.
Mentre tra le industrie posizionate in aree ad alta pericolosità da frana sono quasi 83 mila, con oltre 217 mila addetti esposti al rischio.
«Il numero maggiore di edifici in pericolo lo abbiamo rilevato in Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio», si legge nel rapporto secondo cui il rischio di inondazione grava invece su 600 mila aziende (12,4% del totale italiano) con oltre 2 milioni di dipendenti. E cosa dire del patrimonio culturale della Penisola? Secondo l’analisi dell’Ispra, i beni gravati dal pericolo alluvioni sarebbero 31.137 (15,3% del totale) che salgono a 39.426 (19,4%) allargando lo scenario a un livello di pericolosità più contenuto. «Tra i comuni con più elevato numero di beni culturali a rischio alluvioni figurano le città d’arte di Venezia, Ferrara, Firenze, Genova, Piacenza, Ravenna e Pisa», hanno avvertito gli esperti secondo cui numerosi borghi storici italiani risultano interessati da fenomeni franosi. Tra questi spiccano la rupe di San Leo in provincia di Roma, ma anche Volterra, in Toscana e Civita di Bagnoregio, in provincia di Viterbo.
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