di Francesca Ninfole
La Bce tira dritto su tassi e Qe, alla luce di uno scenario economico che non è cambiato rispetto a giugno. «Nonostante le incertezze sul commercio globale, i dati indicano che l’Eurozona procede su un terreno di crescita solida e diffusa», ha detto ieri il presidente Mario Draghi al termine del consiglio direttivo Bce. Proprio riguardo ai dazi, Francoforte ha valutato positivamente l’intesa fra il presidente Usa Donald Trump e quello della Commissione Ue Jean-Claude Juncker: «È un buon segno, mostra che c’è di nuovo la volontà di discutere del commercio in una cornice multilaterale», anche se «è troppo presto per dire di più», ha osservato il presidente Bce.
A sei anni dal «whatever it takes» a sostegno dell’euro Draghi ha sottolineato che oggi la moneta unica «poggia su basi molto più solide di allora» e che la Bce ha «un insieme di strumenti di politica monetaria molto più ricco». La cassetta degli attrezzi si è arricchita con lo scudo anti-spread per gli Stati (il piano Omt) e con gli acquisti di titoli tramite il Quantitative easing.
Ieri la Bce ha mantenuto la linea di politica monetaria, con tassi negativi sui depositi presso la banca centrale (-0,40%). Il consiglio direttivo si attende che i tassi si mantengano sui livelli attuali «almeno fino all’estate del 2019». Quanto alle misure non convenzionali, la Bce continuerà a effettuare acquisti netti nell’ambito del Qe al ritmo mensile di 30 miliardi di euro fino a fine settembre. In seguito, «se i dati più recenti confermeranno le prospettive di inflazione a medio termine del consiglio direttivo», il ritmo sarà ridotto a 15 miliardi fino a fine dicembre. Dal 2019 il Qe, salvo sorprese, terminerà, ma l’Eurosistema reinvestirà il capitale rimborsato sui titoli in scadenza «per un prolungato periodo di tempo» dopo la conclusione degli acquisti netti di attività.
Draghi non ha dato altri dettagli né sui tassi né sulle modalità dei reinvestimenti nei titoli. Su quest’ultimo punto ha soltanto ribadito che saranno basati sulla quota capitale, ovvero saranno distribuiti secondo la partecipazione degli Stati nel capitale Bce. Lo stesso principio ha guidato finora le operazioni del Qe. Il concetto è stato ricordato anche in risposta a un’interrogazione degli eurodeputati Marco Valli (M5S) e Marco Zanni (Lega), che avevano chiesto informazioni sui titoli di Stato acquistati a maggio. La Bce era stata accusata di aver ridotto gli acquisti di Bot e Btp in corrispondenza della turbolenza politica di quei giorni in Italia. Draghi ha spiegato che «i volumi degli acquisti sono programmati con largo anticipo» e possono variare nei singoli mesi anche in base alle scadenze. Perciò, ha concluso il presidente Bce, «sarebbe fuorviante stabilire un nesso fra l’evoluzione osservata per gli acquisti e gli avvenimenti politici». (riproduzione riservata)
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