Tancredi Cerne
Boom di ricorsi per la risoluzione dei contenziosi con banche e istituzioni finanziarie. Lo scorso anno il numero di nuove domande presentate all’Arbitro bancario finanziario (Abf) ha fatto segnare una crescita record (+42% rispetto al 2016) arrivando a sfiorare le 30.600 richieste. È quanto emerge dalla relazione annuale pubblicata dall’Arbitro secondo cui i ricorsi mensili sono passati in media da 1.804 a 2.554, frutto del vero e proprio boom di controversie generate dai finanziamenti a fronte della cessione del quinto dello stipendio o della pensione e, più in generale, quello dei ricorsi relativi al credito ai consumatori (complessivamente pari al 52%); escludendo queste categorie, infatti, l’aumento dell’ultimo anno si sarebbe fermato al +15%. All’incremento delle richieste di arbitrato, l’Abf ha risposto con l’apertura di nuovi collegi e con un aumento della produttività che ha consentito di rispondere alla domanda inaspettata di interventi. Fattori che hanno consentito di arrivare ad adottare ben 24 mila decisioni, con un incremento del 70% rispetto a quanto fatto soltanto un anno prima. Di queste, oltre il 77% ha avuto un esito favorevole per il cliente (47% dei ricorsi sono stati accolti e il 30% cessati) arrivando così a garantire ai consumatori la restituzione di 19 milioni di euro circa da parte del sistema finanziario.
E anche quando il ricorso ha generato un esito negativo, meno dell’1% dei soggetti ricorrenti ha deciso di dar seguito alla propria denuncia rivolgendosi a un giudice ordinario.
In questi pochissimi casi, tuttavia, la giustizia ha confermato l’orientamento dell’Abf nel 72% dei casi.
Ma chi sono i soggetti che ricorrono all’Arbitro finanziario per risolvere il proprio contenzioso con le banche?
Secondo l’analisi dell’Abf, il 97% dei ricorsi registrati lo scorso anno proveniva direttamente da privati cittadini. In particolare, quelli residenti in Calabria che hanno fatto ricorso all’Abf con una frequenza di 869 volte per ogni milione di abitanti.
Seguono Sicilia (836), Campania (711) e Lazio (665). Sul fronte opposto il Trentino Alto Adige dove, lo scorso anno, soltanto 137 consumatori ogni milione di abitanti hanno deciso di ricorrere all’Arbitro finanziario per risolvere i propri contenziosi con il mondo finanziario.
In termini assoluti, invece, è la Campania a spiccare in cima alla classifica italiana, con ben 4.225 ricorsi inoltrati nel 2017 all’Abf, davanti a Sicilia (4.154) e Lazio (3.925).
La relazione annuale dell’Arbitro bancario-finanziario è andata poi a scandagliare l’altra faccia della medaglia ovvero i soggetti verso i quali sono stati presentati i ricorsi da parte dei consumatori.
Ebbene, il grosso delle denunce ha riguardato le banche Spa verso cui, nel 2017, sono stati presentati 19.500 ricorsi (+73% rispetto al 2016), seguite dalle banche estere (3.100 ricorsi) e dalle banche popolari (253 ricorsi, in calo del 56%). Forte incremento dei ricorsi anche per le società finanziarie, passate in un solo anno da 7.010 a 8.942 ricorsi (+28%) così come Poste Italiane che negli ultimi dodici mesi ha visto crescere il ricorso all’Abf del 40%.
I ricorsi degli italiani. Il fiume in piena di domande presentate lo scorso anno all’Abf ha avuto un filo conduttore che si chiama «finanziamento». È qui che si è concentrata la quasi totalità delle contestazioni inoltrate dai consumatori.
In particolare, «i ricorsi riguardanti la cessione del quinto dello stipendio (o della pensione) hanno pesato per il 73% sul totale delle domande inoltrate all’Abf e hanno continuato a riguardare prevalentemente contratti stipulati prima delle comunicazioni che nel 2009 e nel 2011 la Banca d’Italia ha indirizzato al sistema», si legge nella relazione annuale dell’Abf. «Mentre la quota relativa a contratti stipulati dopo il 2011 è tuttavia cresciuta di otto punti percentuali, attestandosi al 10% del totale».
Più uniforme, invece, la restante parte dei ricorsi: il 4% ha interessato il credito ai consumatori (1.368 casi a dispetto di appena 208 di un anno prima), così come tematiche relative all’utilizzo del bancomat (1.335 ricorsi, il 5% in più se confrontati con il 2016).
Un altro 3% ciascuno si è concentrato su contenziosi legati a mutui (947 casi), carte di credito (808) e conto corrente (933), unica voce, quest’ultima, ad aver registrato una tendenza negativa nel confronto con l’anno precedente.
In termini geografici, la cessione del quinto dello stipendio ha riguardato per lo più i consumatori di Molise, Calabria, Sicilia e Campania. In queste regioni, infatti, più dell’80% dei ricorsi all’Abf è partito da un problema legato a questo soggetto. Diverso il caso dei contenziosi su Bancomat, prima causa di ricorso all’Abf in Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna, Lombardia, e Toscana.
A presentare le domande, nella maggioranza dei casi sono stati i cittadini attraverso l’ausilio di un avvocato (54 casi su 100 contro il 61% del 2016). Per quelli relativi alla cessione del quinto, per i quali l’assistenza di un professionista è più frequente, la quota è scesa di dieci punti percentuali, portandosi al 59 per cento. Mentre le istanze presentate mediante associazioni di consumatori sono cresciute, passando dal 10 al 14 per cento del totale. «L’incidenza delle materie oggetto di ricorso varia in ragione della tipologia di intermediario», si legge nella relazione dell’Abf. «Le istanze relative alla cessione del quinto dello stipendio rappresentano il principale oggetto della controversia sia per le finanziarie e le banche estere, sia per le banche costituite in forma di società per azioni e per le popolari. Il mutuo è la materia più frequente per i ricorsi verso le banche di credito cooperativo, mentre le carte di credito sono l’oggetto dell’86 per cento delle istanze contro gli istituti di pagamento».
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