Banca Generali ha chiuso il primo semestre 2018 con masse totali pari a 58,1 miliardi (+11%) e un utile netto in calo a 92,6 milioni (-14%) per la significativa riduzione delle componenti di ricavo più variabili dipendenti dai mercati stessi (performance fees -70%), che in parte è stata compensata dalla forte crescita delle attività ricorrenti e dall’azione di contenimento dei costi. Al netto delle prime voci più volatili l’utile netto ricorrente è cresciuto del 65% a 58,1 milioni. A fine giugno il Cet1 ratio è al 18,2% e il Tcr ratio al 19,8%.
«Un risultato molto solido che mostra le nostre capacità di attrarre nuova clientela anche in contesti di mercato sfidanti», ha commentato l’ad e general manager, Gian Maria Mossa, «le nostre masse hanno toccato a fine giugno un nuovo massimo storico con un incremento a doppia cifra nell’ultimo anno a conferma della qualità dei nostri consulenti e della versatilità delle soluzioni per la protezione dei portafogli. La banca rimane inoltre concentrata sulla strategia di rafforzamento della componente ricorrente dei risultati per aumentarne la sostenibilità indipendentemente dalla dinamica dei mercati finanziari. Il positivo riscontro alle nuove soluzioni di investimento e all’advisory evoluta unite alla realizzazione di alcuni nuovi progetti strategici per la banca», ha affermato «ci rendono fiduciosi per i prossimi trimestri e per il raggiungimento degli obiettivi prefissati». «Mifid II», ha concluso Mossa, «ha creato un’occasione straordinaria e aumentato le opportunità sulla piazza e sono più confidente riguardo un’acquisizone: vediamo sul mercato piccole boutique finanziarie e società di risparmio gestito e private banking con masse di 2-3 miliardi di euro, sia in Italia sia in Svizzera. L’importo che ho in mente è di circa 50 milioni di euro».
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