di Anna Messia
Banca Generali vede al rialzo le stime di raccolta, annuncia l’avvio di una nuova piattaforma di trading, e si dice pronta a fare acquisizioni, sia in Italia sia all’estero. Ieri la banca guidata da Gian Maria Mossa ha riunito a Londra la comunità finanziaria internazionale per discutere degli effetti della Mifid 2. Nessun timore per le nuove norme che partiranno a gennaio e che potranno rivelarsi anzi «un’opportunità per accelerare la crescita», ha detto Mossa comunicando anche i buoni dati di raccolta di giugno, chiuso con un afflusso netto di 620 milioni. Il momento di mercato del settore della consulenza finanziaria continua ad essere positivo, ancora più in concomitanza con la crisi del settore bancario tradizionale, con Banca Generali sta andando meglio della media. Nel 2021 si stima che le masse gestite dalla banca del gruppo Generali raggiungeranno i 70 miliardi, ha confermato ieri Mossa. Una crescita importante rispetto ai 52 miliardi del secondo trimestre (erano 50,1 a fine marzo) e per quest’anno le previsioni saranno ritoccate verso l’alto. Il saldo da inizio anno è di 3,8 miliardi (+31% su base annuale) e «nella prima metà del 2017 abbiamo raddoppiato il ritmo di crescita della raccolta gestita (3,4 miliardi, +101%) dal livello record del 2016», ha spiegato Mossa, sottolineando la grande attenzione ai nostri prodotti contenitore (2,3 miliardi da gennaio) «che amplificano i vantaggi della consulenza e della protezione degli investimenti».
Un andamento che ha spinto Banca Generali ad alzare le stime per l’intero 2017 a 5-5,5 miliardi, a fronte di previsioni precedenti inferiori di un miliardo (4-4,5 miliardi). Secondo i manager della Banca la nuova Mifid 2 avrà inoltre l’effetto positivo di accelerare la diffusione dei servizi di consulenza, che stanno già crescendo mese dopo mese non solo all’interno dei contenitori finanziari assicurativi (Bg Solution e Bg Stile Libero) ma anche nella consulenza evoluta pura che già oggi coinvolge circa 300 milioni di euro di masse, con afflussi di circa 100 milioni al mese. I contenitori di investimento, in particolare, dovrebbero arrivare a rappresentare il 30% delle masse entro il 2020, che in termini assoluti significherebbe crescere a 20 miliardi dai 10 attuali. Mentre i servizi di advisory puri, che riguardando anche l’immobiliare o il patrimonio d’impresa, entro il 2019, dovrebbero arrivare a 5 miliardi. Insomma la rivoluzione della Mifid II, che aumenterà la trasparenza del settore, non metterà a rischio i margini di profitto, assicurano da Banca Generali dove sono anche pronti a modificare il meccanismo di calcolo delle performance fee a vantaggio dei cliente. Dal 2018 il modello di misurazione sarò annuale e non più trimestrale, ma nel lungo periodo non ci saranno scostamenti sul conto economico, ha dichiarato Mossa che si è detto certo di poter continuare a sovraperformare il mercato (+141% le masse negli ultimi 10 anni contro il +74% del settore Assoreti) grazie alla forza della propria rete.
La Mifid II però potrebbe mettere in difficoltà le banche o gli asset manager boutique (per gli alti costi di compliace) e Banca Generali è pronta ad approfittare del possibile riassetto con acquisizioni in Italia o all’estero, in particolare in Svizzera, ha detto Mossa, «purché il prezzo sia giusto e non ci siano rischi reputazionali», aggiungendo che un’operazione fino a 3-4 miliardi di euro non richiederebbe un aumento di capitale. La banca è pronta poi a investire sull’avvio di una piattaforma di trading, da lanciare l’anno prossimo per offrire nuovi servizi ai propri clienti e che rappresenterà per la banca una nuova fonte di guadagno negli anni a venire. (riproduzione riservata)
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