Intervista a Vincenzo Cirasola
a cura di Gigi Giudice
In questi giorni alla nostra redazione sono arrivate una serie di segnalazioni da parte di agenti che chiedevano un giudizio e un intervento su uno spot che sta passando sulle reti televisive. Spot che punta a ridicolizzare la figura dell’intermediario assicurativo, quasi fosse una scomoda macchietta o un parassita. Che, oltre a assillare il cliente, costituirebbe il motivo principale per cui le polizze auto hanno prezzi elevati.
Nella giornata del 14 luglio abbiamo ricevuto il comunicato stampa di ANAPA Rete ImpresAgenzia che annuncia di aver inviato all’Antitrust, e per conoscenza all’Ivass, un esposto in merito (che riproduciamo in allegato).
A firmarlo è Vincenzo Cirasola, come presidente di ANAPA.
A lui abbiamo chiesto di rappresentarci i punti essenziali di una vicenda veramente paradossale.
Come può succedere che una società – tra l’altro iscritta alla sezione A del RUI, dunque formalmente “Agente” professionista – commissioni uno spot pubblicitario che invita a utilizzare il canale online e a liberarsi del proprio amico assicuratore, “reso felice da quanto spende il cliente”?
VINCENZO CIRASOLA: Uno spot del genere supera ogni limite. E contiene una sequela di informazioni fuorvianti per il pubblico. Facendo intendere che le tariffe rc auto siano decise dall’agente e che basta eliminare l’intermediario per ottenere online un prezzo più basso.
Il committente dello spot è Prima Assicurazioni, un’agenzia che ha come referenti la Great Lake Reinsurance UK (facente parte del colosso Munich Re) e la Nobis Assicurazioni, piccola compagnia con sede in Piemonte.
Prima Assicurazioni, inoltre, è iscritta alla prima sezione del RUI ed opera esclusivamente online.
Domanda: Non tutti i nostri lettori hanno potuto vedere lo spot. Quali sono i contenuti ritenuti tanto scorretti da indurre ANAPA a presentare l’esposto?
Il livello di disinformazione è molto alto. La figura dell’Agente è ridicolizzata, interpretata da una sorta di clown che si aggrappa al cliente e tenta di irretirlo con frizzi e lazzi. Rappresentandolo quindi come una patetica macchietta.
E anche il cliente è rappresentato come un allocco.
Oltre alle connotazioni di pubblicità ingannevole e di concorrenza sleale (l’agente online descritto come migliore rispetto a quello in carne e ossa), si mostra anche una scarsa conoscenza della materia, in particolare dell’articolo 107 del Decreto Legislativo 209/2005 che obbliga l’intermediario assicurativo a svolgere anche e soprattutto opera di consulenza e assistenza al cliente.
Funzione, questa, che nello spot è ridicolizzata. Dunque auspichiamo che l’Antitrust e l’Ivass intervengano. Con tempestività e fermezza.
A tutela di migliaia di Agenti professionisti e – facendo chiarezza – anche di milioni di assicurati.
Certamente. Nella mia ormai lunga carriera non mi era mai capitato di imbattermi in un messaggio pubblicitario così offensivo. Oltre alla disinformazione, lo spot presenta le polizze online come altrettanto valide rispetto a quelle che proponiamo come agenti in carne e ossa. Con la differenza – dice lo spot – che costano meno al cliente perché esenti da costi di intermediazione.
Mi aspetto che anche l’Ania faccia sentire la sua voce. E colgo l’occasione per ricordare che quando si parla di risparmio sul costo della polizza, il vero risparmio consiste – al verificarsi di un sinistro – della certezza che venga preservata l’integrità del patrimonio del cliente assicurato. Qualunque cosa accada. E che a differenza di quanto si pensi le polizze hanno bisogno di consulenza, perlomeno per capire che tipologie di coperture è necessario attivare per essere salvaguardati e per far sì che queste polizze rispondano all’obiettivo del cliente: che non è risparmiare, ma proteggersi da un possibile evento negativo.
Siamo stufi dei molti, troppi luoghi comuni sulla nostra categoria professionale. Questa volta si è andati però oltre, fornendo informazione scorrette che diventano pericolose se maneggiate da chi cerca di trarne vantaggio a scapito della verità. E tutta sulla pelle degli agenti di assicurazione.
Ripeto: che l’Autority e l’Ivass (e l’Ania) si facciano sentire, per il buon nome dell’intero sistema assicurativo e per la trasparenza delle informazioni che dovrebbe essere veicolate dagli operatori. Oltre che per una doverosa e corretta informazione verso milioni di assicurati.