Pagine a cura di Luciano De Angelis e Christina Feriozzi
I principali schemi di riciclaggio continuano a far uso di denaro contante. Circa il 50% delle operazioni segnalate dai soggetti obbligati contiene almeno una operazione in contante. Fra le tipologie di comportamento più ricorrenti nelle segnalazioni di operazioni sospette spiccano le situazioni di evasione fiscale, appropriazione indebita e corruzione. È quanto emerge nel rapporto annuale dell’Uif per il 2015 (si vedano anche ItaliaOggi del 7 e 8 luglio scorso).
Contanti, assegni circolari e carte di credito. Nella relazione Uif si legge come «malgrado “il volto mutevole della criminalità” e le rilevanti minacce derivanti dalle nuove tecnologie, gli schemi di riciclaggio siano ancora connotati da tecniche di tipo tradizionale, tra cui l’uso del denaro contante. Nel confronto con le altre economie avanzate, in Italia è particolarmente elevato l’utilizzo del contante». Tale anomalia, trova riscontro anche nelle segnalazioni che vengono inoltrate alla Uif.
Al riguardo, si evidenzia, infatti, che la presenza di denaro liquido «tra le modalità operative segnalate dai soggetti obbligati, rappresenta il fenomeno più ricorrente: circa il 50% delle segnalazioni contiene almeno un’operazione in contanti e tale modalità caratterizza, sulla base dell’analisi, circa il 32% delle segnalazioni. Il 2% circa del totale dei fenomeni osservati riguarda l’utilizzo di banconote di grosso taglio». Viene tuttavia, evidenziato che spesso tali segnalazioni derivano più da un approccio cautelativo che non da effettivi elementi di sospetto; ciò si evince sia dal basso livello di rischio attribuito dagli stessi segnalanti a circa un terzo delle segnalazioni relative a utilizzi di contante, sia alla frequente archiviazione operata dalla Uif.
Il ricorso al contante presenta gradi di anomalia differenti a seconda del settore economico in cui viene utilizzato per il regolamento delle transazioni. In alcuni settori lo strumento non si connota necessariamente come patologico (ad esempio giochi e scommesse, money transfer, compro-oro ecc.), ma la sua qualificazione negativa si rafforza qualora il fenomeno si accompagni ad altre anomalie, quali quelle legate a profili soggettivi, importi, frequenza delle transazioni.
L’analisi territoriale pone in evidenza che l’operatività in contante oggetto di segnalazione si concentra in larga parte in Molise, Puglia, Liguria, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige.
Spesso si riscontrano segnalazioni anche con riferimento ad assegni circolari utilizzati impropriamente in fase di incasso, cioè con modalità illogiche e svantaggiose dal punto di vista economico. Assegni circolari richiesti dal cliente a nome proprio restano non negoziati anche dopo lungo tempo dalla loro data di emissione. Questa modalità operativa, più volte riscontrata, può sottendere obiettivi di carattere fiscale; altre volte sembra finalizzata a evitare sequestri giudiziari o azioni esecutive. In alcuni casi i rapporti sono interessati da ordinanze di sequestro preventivo, notificate all’intermediario il giorno successivo o anche nella medesima giornata in cui sono stati richiesti gli assegni circolari a valere sui medesimi rapporti. Nelle fattispecie esaminate, all’anomalia operativa si accompagna spesso un particolare profilo soggettivo del richiedente (nominativo interessato da procedimenti penali per danno erariale ovvero appartenente a organizzazioni criminali).
Ulteriori numerose segnalazioni riguardano l’uso distorto delle carte prepagate e di credito (oltre 7.500, cioè circa 1.500 in più rispetto al 2014 le segnalazioni pervenute all’Uif).
L’utilizzo anomalo consiste, si legge nella relazione «in sistematici prelievi di importo significativo presso Atm (sportelli automatici) di intermediari ubicati in Italia e presenta evidenti criticità legate all’identificazione dei titolari delle carte ovvero dei soggetti che effettuano i prelievi presso gli Atm nonché all’origine dei fondi movimentati. All’utilizzo anomalo delle carte prepagate sono associate circa 6.500 segnalazioni che evidenziano operazioni di ricarica in contante effettuate da molteplici soggetti diversi dal titolare. Tale operatività, ripetuta nel tempo – spesso associata all’intestazione al medesimo nominativo di più carte – consente di movimentare complessivamente e in un ristretto arco temporale volumi finanziari significativi e delinea quindi un utilizzo della carta distorto e strumentale a esigenze di terzi che intendono restare nell’anonimato». Le disponibilità maturate sulla carta vengono poi prelevate in contanti o segue l’acquisto di valute virtuali.
I settori maggiormente coinvolti. Particolarmente esposti al rischio di riciclaggio i comparti di giochi e scommesse, compro-oro, smaltimento rifiuti, edilizia, sanità, nonché quelli a elevata intensità di capitali pubblici (gare di appalto, finanziamenti pubblici).
Le forme di gioco su rete fisica si confermano fonte di numerose anomalie riconducibili a carenze nell’adeguata verifica della clientela da parte dei punti vendita, riluttanti a fornire ai concessionari di giochi la documentazione idonea a identificare la clientela, pur obbligatorie per legge.
Anche l’utilizzo improprio dei ticket emessi da Video lottery terminal (Vlt) è un fenomeno ricorrente. Sono frequenti i casi in cui l’erogazione di ticket di vincita avviene con il mero inserimento di banconote in assenza di un’effettiva giocata e quelli relativi a vincitori abituali che operano presso un medesimo gestore, che potrebbero essere indicativi di un mercato occulto dei ticket vincenti. Si è inoltre osservato che i ticket a volte non vengono riscossi dopo l’emissione ma rimangono inutilizzati fino quasi alla loro scadenza (90 giorni dall’emissione), per poi essere rinnovati mediante il reinserimento in un apparecchio Vlt. Tale modalità operativa viene perpetuata nel tempo, prestandosi a trasferimenti di contante tra privati dietro lo scambio di questi «titoli» e aggirando così le regole di identificazione.
Nell’ambito del gioco on-line, si conferma che le piattaforme di altri paesi comunitari possono determinare vulnerabilità nel sistema antiriciclaggio, in quanto i relativi flussi finanziari sfuggono al monitoraggio delle autorità italiane.
Sono stati, inoltre, riscontrati casi in cui, tramite siti di scommesse online gestiti da società estere operanti in Italia, vengono realizzate condotte elusive da parte di clientela nazionale: in particolare, viene chiesta la restituzione di somme (anche rilevanti) caricate sui conti di gioco tramite strumenti prepagati online, e-voucher e simili, dopo l’utilizzo per giocate a basso rischio, con il risultato di legittimare la provenienza dei fondi.
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