Il dibattito sul tema dei prodotti pensionistici individuali si fa sempre più caldo anche a livello UE.
“Il progetto che si sta sviluppando a livello europeo è certamente un progetto ambizioso e mira a creare un mercato unico per prodotti del risparmio previdenziale di lungo periodo che fino ad oggi sono stati di competenza esclusivamente nazionale”, ha commentato Mauro Castiglioni, presidente del Comitato Previdenza in Assogestioni in una nota.
Il dibattito ha avuto origine nel luglio del 2012, quando la Commissione europea ha richiesto all’EIOPA, l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali, un parere tecnico per la creazione di un mercato unico europeo per i prodotti pensionistici individuali, e che da allora ha coinvolto una platea sempre più ampia di stakeholder europei.
Dal 2012 a oggi si sono susseguite consultazioni pubbliche, incontri con gli stakeholder, questionari e convegni di approfondimento: il rafforzamento del terzo pilastro previdenziale e, in particolare, l’introduzione di una disciplina unica a livello europeo, assume infatti un ruolo fondamentale nel raggiungimento dell’obiettivo di assicurare ai cittadini europei pensioni “sicure, adeguate e sostenibili”, anche in considerazione dell’impatto che l’invecchiamento della popolazione, unita alle mutate condizioni economiche, hanno avuto sul livello delle prestazioni pensionistiche attese.
L’idea che si sta delineando è quella per la quale la creazione di un mercato unico per i prodotti pensionistici del cosiddetto “terzo pilastro” debba passare attraverso la creazione di un prodotto, con caratteristiche uniformi, che possa essere commercializzato in tutti i Paesi dell’Unione attraverso l’attribuzione di un passaporto europeo. Questo prodotto, il PEPP (Pan-European Personal Pension Product), dovrebbe essere introdotto attraverso un regolamento europeo, che darebbe vita a quello che è comunemente conosciuto come “secondo regime”: in questo modo il PEPP si affiancherebbe ai prodotti pensionistici individuali esistenti a livello nazionale, ponendosi come alternativa a questi ultimi e beneficiando della possibilità di essere commercializzato in tutti i Paesi dell’Unione Europea. I PEPP, da un lato, mirano a porsi come complemento della pensione pubblica, del primo pilastro previdenziale, in quei Paesi in cui i prodotti pensionistici aziendali sono assenti o poco sviluppati; dall’altro, nei Paesi in cui il secondo pilastro è presente e sviluppato, si pongono come strumento aggiuntivo, a completamento dell’offerta previdenziale.
“I PEPP costituiscono un’importante opportunità per gli operatori del risparmio gestito italiani, per ampliare e diversificare la propria operatività e la gamma di servizi offerti, e non solo per quegli operatori già attivi nel settore della previdenza, ma anche per quelli che fino ad oggi erano rimasti fuori da questo mercato”prosegue Castiglioni, aggiungendo che “l’expertise di cui dispongono le SGR nella gestione di lungo termine può apportare un significativo valore aggiunto al buon funzionamento e al successo di questi prodotti. Per questo è fondamentale, soprattutto in questa fase, che gli operatori italiani del risparmio gestito siano parte attiva nel processo di definizione del quadro normativo europeo”.
Proprio in questi mesi, infatti, il progetto sui PEPP si è fatto più concreto e le sue caratteristiche si stanno delineando in modo maggiormente definito: lo scorso 4 luglio l’EIOPA ha indirizzato alla Commissione il proprio final advice sulla creazione di un mercato unico europeo per i prodotti pensionistici individuali, nel quale conferma come la creazione del PEPP si ponga, ad oggi, come la strada migliore verso la realizzazione di un mercato unico europeo per i prodotti pensionistici individuali.
La palla passa ora alla Commissione europea, la quale ha già annunciato la pubblicazione, nelle prossime settimane, di un questionario volto ad indagare l’effettivo interesse che questa iniziativa suscita presso gli operatori del mercato che si pongono quali potenziali provider per i PEPP.