Il presidente dell’Ania, Maria Bianca Farina, è intervenuta ieri nel corso di un’audizione in commissione Finanze alla Camera in relazione all’Indagine conoscitiva sulle tematiche relative ai rapporti tra gli operatori finanziari e creditizi e la clientela.
Farina ha illustrato il ruolo delle assicurazioni e lo sviluppo raggiunto dal settore assicurativo italiano, anche con riferimento al risparmio delle famiglie. L’assicurazione vita rappresentainfatti una delle principali attività finanziarie detenute dalle famiglie italiane. Sulla base dei dati Bankitalia, il peso delle riserve tecniche vita sullo stock totale della ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è passato dal 5,6% del 2000 al 13,3% del 2014. I dati del 2015 indicano un valore pari al 14%, a conferma del fatto che i risparmiatori italiani considerano l’assicurazione vita una forma di impiego del risparmio
sicura e soddisfacente e si rivolgono a essa in misura crescente, specialmente nelle fasi di
turbolenza dei mercati finanziari.
“Hanno sicuramente inciso sul giudizio positivo i rendimenti stabili, poco volatili, che i
prodotti assicurativi hanno garantito ai risparmiatori nel tempo.
In particolare, con riguardo al prodotto tipico del mercato italiano, ossia le polizze rivalutabili basate sulle cosiddette gestioni separate, il rendimento medio lordo si è mantenuto in ciascun anno dell’ultimo quinquennio sempre tra il 3,5% e il 4%, con valori che negli ultimi anni sono stati sempre superiori ai rendimenti medi dei titoli di Stato, al tasso di rivalutazione del TFR e al tasso di inflazione; la volatilità dei rendimenti medi nominali di tali gestioni, nell’ultimo quinquennio pressoché nulla, si è confermata nettamente inferiore a quella dei mercati finanziari”, ha detto.
Il mercato deve ora però affrontare un possibile prolungato scenario di bassi tassi d’interesse, che per le imprese di assicurazione rappresenta una sfida. Sarà infatti più difficile offrire gli stessi rendimenti e i medesimi livelli di garanzia del passato. Inoltre la “sfida dei tassi zero” costringe anche gli stessi risparmiatori a ricercare nuovi terreni in cui far crescere rendimenti positivi nel medio e lungo termine essendo disposti ad accettare, nel breve, qualche rischio in più.
La raccolta assicurativa recente tende a caratterizzarsi maggiormente da prodotti che aggiungono a una quota d’investimento tradizionale garantito, che rimane distintiva del settore e che viene definita in funzione delle caratteristiche e delle esigenze dell’investitore, una quota connessa a fondi d’investimento che si prefigge di perseguire, nel medio-lungo termine, anche se a fronte di oscillazioni, rendimenti positivi. Oppure, a
proporre prodotti assicurativi in cui l’impresa di assicurazione si riserva di individuare gli
investimenti ottimali mantenendo la promessa di restituire, a una data scadenza emporale,
almeno quanto versato dal cliente, più gli eventuali interessi maturati.
Le imprese di assicurazione stanno quindi rispondendo alle mutate esigenze della clientela
mediante l’innovazione dell’offerta tradizionale, adattata ai nuovi contesti di mercato,
mantenendo però al contempo il proprio profilo distintivo, quello di fornitori di protezione
e garanzia dell’investimento.
Altrettanta importanza è rivestita dal settore nel campo della previdenza complementare: su circa 7,2 milioni di italiani che hanno scelto di aderire ad una forma di previdenza complementare, sono oltre 3 milioni quelli che hanno dato fiducia a un piano di previdenza assicurativo, anche se sono molti gli iscritti che risultano aver temporaneamente smesso di versare contributi.
“L’industria assicurativa italiana è solida”, ha ribadito Farina: il patrimonio netto ammontava, a fine 2015, a 66 miliardi e l’indice di solvibilità, secondo le regole di Solvency I, ossia il rapporto tra il capitale detenuto effettivamente e quello minimo previsto dalla legge, è pari a 1,5 nell’assicurazione vita e a 2,8 nei rami danni, livelli di assoluta sicurezza. I primi dati calcolati secondo il nuovo regime di vigilanza Solvency II attestano nel complesso un ulteriore miglioramento degli indici di solidità patrimoniale.
Per quanto riguarda le nuove norme di solvibilità l’assicurazione italiana è preparata e in grado di far fronte senza difficoltà ai nuovi requisiti, forte di un modello di
business capace di resistere alle più forti turbolenze finanziarie.
Eventuali cambiamenti normativi nel prossimo futuro, ad esempio, l’introduzione di requisiti patrimoniali specifici per il rischio sovrano, potrebbero invece intaccare tale modello, mettendo in crisi un sistema assicurativo che ha sempre dato prova di grande stabilità.
Nel complesso, nell’ottica dell’impresa di assicurazione il quadro regolamentare produce
un’inevitabile sovrapposizione di ruoli tra le Autorità interessate (IVASS, COVIP, CONSOB …), con conseguenti duplicazioni di adempimenti o quantomeno oggettive difficoltà, per gli operatori, nel coordinare i diversi interventi regolamentari da parte delle Autorità medesime. In questo senso, dice Farina, “sarebbe senz’altro auspicabile – anche nel contesto della revisione della normativa comunitaria su cui ci soffermeremo nel prosieguo – una scelta politica più chiara e netta in relazione al riparto delle competenze tra le Autorità e a favore di una semplificazione e razionalizzazione degli adempimenti richiesti al settore assicurativo”.
Inoltre con il recepimento della direttiva sulla distribuzione assicurativa (n. 2016/97/UE) entro il 23 febbraio 2018, saranno introdotti negli ordinamenti nazionali a carico di tutti i distributori di prodotti assicurativi nuovi obblighi di informazione e regole di condotta. Relativamente agli obblighi d’informazione e alle regole di comportamento, è stato, fra l’altro, adottato un principio generale secondo cui la remunerazione dei distributori non deve rappresentare un ostacolo al principio in base al quale tali soggetti devono agire nel miglior interesse dei clienti.
Gli obblighi già in essere sull’adeguatezza dei contratti proposti alla clientela saranno rivisti
in modo che il distributore, se fornisce consulenza, offra anche una raccomandazione
personalizzata spiegando il perché quel determinato prodotto incontra le richieste e le
esigenze del cliente. Se la consulenza è fornita su base imparziale, l’intermediario dovrà
effettuare un’analisi su di un numero sufficiente di contratti di assicurazione disponibili sul
mercato, che gli consenta di formulare una raccomandazione, secondo criteri professionali,
in merito al contratto assicurativo idoneo a soddisfare le esigenze del consumatore.
Per i rami danni, prima della conclusione del contratto il distributore deve consegnare un
documento sintetico standardizzato contenente una serie di informazioni-chiave sul
prodotto (PID-Product Information Document).
Per i prodotti assicurativi d’investimento sono inoltre previsti requisiti supplementari, in
gran parte già previsti in Italia, su conflitti d’interesse, incentivi alla rete distributiva e e
comunicazione ai clienti.
“La solidità della nostra industria, conclude Farina, attestata anche dai livelli di patrimonio
detenuti, è da ascrivere al comportamento oculato delle imprese, al modello di business improntato a logiche di lungo periodo e alla regolamentazione prudenziale, volta a garantire la stabilità del settore e la tutela degli assicurati. La maggiore consapevolezza dei risparmiatori sulle loro esigenze, favorita anche dalle nostre iniziative di educazione
finanziaria, potrà consentirci di fornire servizi sempre più adeguati alle aspettative dei nostri clienti.