di Andrea Cabrini ClassCnbc
«Siamo leader in Italia nel settore vita e vogliamo crescere nel ramo danni. Pesiamo per il 20% nei bilanci di Intesa e manterremo questa incidenza. Il secondo trimestre è cresciuto a una velocità di crociera in linea con il primo, se ci saranno sorprese saranno positive e chiuderemo il 2015 sopra gli obiettivi di budget».
Nicola Fioravanti è dall’1 luglio responsabile della nuova divisione Insurance di Intesa San Paolo, che raggruppa Isp Vita, di cui è ad, Fideuram Vita, Sanpaolo Vita e Smart Care. Alla trasmissione «Partita Doppia» di ClassCnbc ha spiegato come sta cambiando il rapporto tra banca e assicurazione nel mondo Intesa .
Domanda. La storia del gruppo è punteggiata di fusioni e scissioni tra società e compagnie a volte in concorrenza tra loro. Cosa cambierà con la nuova divisione Insurance?
Risposta. Oggi siamo diversi rispetto al passato perché non parliamo più di una rete di distribuzione e di una fabbrica di prodotti, ma di una partnership. Significa che ideiamo, costruiamo e poniamo in essere azioni condivise. È un punto di svolta e un successo per noi perché rappresenta il segnale di una focalizzazione molto spinta da parte del gruppo sul mondo assicurativo.
D. Che cosa significa in termini di numeri?
R. Facciamo parte di un gruppo che ha 11 milioni di clienti e oggi noi ne abbiamo circa 2. Abbiamo quindi spazi di crescita notevoli e una forza di vendita spaventosa: 4.500 filiali e 5 mila promotori sono veramente un elemento di grandissima spinta.
D.In passato questo ad altri non è bastato. La storia della banca-assicurazione è punteggiata anche da insuccessi. Come pensate di fare la differenza?
R. Stiamo puntando molto sull’attività di consulenza a 360 gradi. Il fatto di essere una banca-assicurazione permette ai grandi gruppi di servire i propri clienti in funzione dei propri bisogni. Questa è la strada maestra. Quindi, da una parte lavoriamo a prodotti multiramo, che hanno il vantaggio di unire alla stabilità e alla garanzia dei rendimenti anche maggiori possibilità di trarre performance, soprattutto dalle unit. Dall’altra diversifichiamo l’offerta nel ramo danni. Abbiamo iniziato con il prodotto auto e oggi abbiamo un nuovo prodotto casa e stiamo pensando di chiudere l’anno con una novità sulla salute. Dai primi del 2016 invece partiremo con un prodotto dedicato alle piccole e medie imprese.
D.I tassi restano a livelli minimi. Come riuscite a garantire ritorni agli assicurati e a remunerare la rete e il capitale?
R. Ci siamo mossi su due fronti. Da una parte l’attività finanziaria. Abbiamo costruito una struttura che si occupa di asset liability management e che ha il compito di studiare gli investimenti corretti in base ai rendimenti che dobbiamo garantire ai nostri clienti. L’altro fronte è quello degli investimenti. Non lavoriamo più solo su titoli governativi e corporate bond, ma molto sui cosiddetti alternative investments, come fondi immobiliari, di private equity e creditizi. L’Ivass ha concesso alle assicurazioni di erogare credito. Sono opportunità interessanti, su cui stiamo lavorando per ottenere rendimenti più alti.
D.Farete concorrenza ai vostri colleghi del risparmio gestito?
R. La propensione dei clienti è diversa. Quelli del nostro mondo cercano coperture assicurative. Questo è l’elemento distintivo.
D.E per la previdenza?
R. I nostri prodotti di previdenza individuale stanno crescendo e quindi manteniamo i target del nostro piano d’impresa. Stiamo anche lavorando su accordi con le aziende per poter offrire prodotti di previdenza collettiva. Per il mondo corporate è l’occasione per iniziare a lavorare sulle tematiche del welfare per i propri dipendenti. È un mercato più specialistico ma interessante.
D.Nell’auto i prezzi sono in discesa e la concorrenza è feroce. Come si fanno ancora margini in questo business?
R. Vogliamo crescere in questo campo e per farlo abbiamo scelto di legare l’offerta non al prezzo, ma a una componente tecnologica, la cosiddetta box. È una soluzione che offre al cliente servizi aggiuntivi rispetto a quelli tipici di una semplice polizza assicurativa. Lo possiamo fare grazie alla nostra controllata Smart Care e credo che questo possa rappresentare un fattore di successo anche per le prossime offerte nel campo della salute.
D.Dalla tecnologia arriveranno i concorrenti del futuro, oppure il digitale è un vostro alleato?
R. Innanzitutto la digitalizzazione richiede un cambio culturale. Tutte le persone devono essere coinvolte. Il primo passaggio su cui stiamo lavorando è quello di rendere i processi più snelli. Il passa successivo sarà renderli digitali. Nel rapporto con i clienti, poi, è importante raccogliere informazioni, dati sui comportamenti dei clienti, le propensioni al risparmio e al rischio. Su questo stiamo investendo con la Banca dei Territori.
D.Pesate per il 20% sul risultato netto di Intesa . Confermerete il dato?
R. Sì. Abbiamo alle porte i risultati della semestrale e non posso dare indicazioni a riguardo, però i risultati della trimestrale sono stati eccellenti per la nostra divisione: circa 7 miliardi di raccolta lorda, più di 125 miliardi di riserve, risultato netto di circa 200 milioni. Posso anticipare che anche il semestre viaggerà alla stessa velocità. Se ci saranno sorprese saranno positive.
D.Parla di Italia, ma pensate anche a un orizzonte europeo?
R. Nel campo assicurativo stiamo facendo valutazioni su mercati esteri dove sono presenti le nostre banche.
D.Eppure gli italiani sono tradizionalmente un popolo sottoassicurato Qualcosa sta cambiando?
R. Vero, in Italia c’è minore cultura assicurativa, soprattutto sul ramo danni. Questo però è un elemento che va visto positivamente: c’è la possibilità di offrire ai clienti soluzioni assicurative e questo ci fa essere positivi sulle prospettive di crescita.
D.Una previsione. Come arriverete a fine anno?
R. Sono ottimista e credo che chiuderemo il 2015 con risultati superiori alle previsioni di budget. Nella seconda metà del 2015 ci concentreremo nell’attività di consulenza e assistenza post vendita.