di Carlo Giuro
Il recente avvio da parte dell’Inps del progetto La Mia Pensione, la busta arancione all’italiana che permette di conoscere una stima della pensione pubblica attesa, dota il risparmiatore di un utilissimo strumento di pianificazione previdenziale. Il cittadino ha avvertito soprattutto negli ultimi anni lo shock pensionistico, vale a dire è consapevole, alla luce delle diverse e frequenti riforme, che la copertura offerta dalla previdenza obbligatoria è in fase di progressiva diminuzione, ma ha fino ad ora stentato ad aderire come sarebbe stato necessario a forme di previdenza complementare. Eppure con l’entrata in vigore dal 1996 del metodo di calcolo contributivo e la sua estensione con il meccanismo del pro-rata a tutti i lavoratori dal 2012, i fondi pensione e i pip sono sempre più una stampella indispensabile per sostenere in prospettiva il tenore di vita senile. L’importante è partire, poiché nella fattispecie concreta dell’integrazione pensionistica il viaggio è a lunga percorrenza, e non sarà sempre lineare considerando la perdurante volatilità sui mercati finanziari Non basta allora semplicemente sottoscrivere un prodotto ma assumere un metodo di comportamento, quella che si definisce cioè come pianificazione previdenziale. Il punto di partenza è di informarsi adeguatamente sul meccanismo di funzionamento della previdenza complementare per assumere la necessaria consapevolezza sul meccanismo di funzionamento (anticipazioni, riscatti, prestazioni) ma non va rinviata continuamente la decisione in quell’atteggiamento cognitivo definito come sindrome del ritardo.
Rinviare continuamente la decisione come eterni indecisi comporta un costo opportunità che si identifica nel mancato contributo del datore di lavoro per i lavoratori dipendenti, nei mancati rendimenti finanziari, nel non usufruire dei benefici fiscali, nel non maturare anzianità di iscrizione utile per le anticipazioni e per la riduzione della tassazione sulle prestazioni finali (l’imposta sostitutiva del 15% si riduce dello 0,30% per ogni anno di durata superiore al quindicesimo).
Ma dopo avere assunto la decisione di aderire, come impostare il proprio percorso di pianificazione previdenziale? Dal punto di vista concettuale si pensi alla raffigurazione di un sentiero da percorrere volontariamente in cui c’è un punto di partenza (situazione personale, familiare lavorativa, patrimoniale), una distanza (il tempo per raggiungere l’età di pensionamento), un veicolo (fondi pensione/pip, ma anche strumenti finanziari e/o assicurativi) un obiettivo (copertura del gap pensionistico, frutto anche delle aspirazioni individuali ovvero a che età voglio /posso andare in pensione e con che livello di copertura). Quale strumento scegliere? Se si è lavoratori dipendenti la preferenza va accordata ai fondi negoziali considerando la confluenza in essi del contributo datoriale, mentre nel caso di liberi professionisti e autonomi lo strumento è il fondo pensione aperto o pip da individuarsi valutandone la struttura finanziaria, l’onerosità, la tipologia di rendite offerte. Vanno poi quantificate le risorse che si possono destinare al fine previdenziale (valutando anche la possibilità di beneficiare del contributo dell’azienda e del tfr) e con quale frequenza si possa contribuire alla costruzione della pensione integrativa. L’importante è rendere il risparmio previdenziale sostenibile entro il bilancio familiare, anche con riferimento all’ottimizzazione fiscale attraverso la deducibilità fiscale dei contributi entro il limite annuo dei 5.164,57 euro. Diventa poi essenziale impostare correttamente ed efficacemente dal punto di vista finanziario il proprio portafoglio finalizzato. Quale deve essere l’obiettivo finanziario di chi vuole costruire una pensione integrativa? Il risparmiatore non deve commettere il rischio, molto frequente, di rincorrere chimere di rendimenti mirabolanti. La finalità finanziaria sembra dover essere piuttosto quella, in un orizzonte temporale di medio/lungo periodo, di una crescita protetta e costante dei versamenti. Non a caso la legislazione consente il trasferimento in neutralità fiscale da uno strumento previdenziale ad un altro dopo due anni. (riproduzione riservata)