Per la numero uno della banca centrale Usa non bisogna dare troppa enfasi al primo incremento del costo del denaro Probabile una mossa a settembre, seguita da una pausa

di Marcello Bussi

«Se l’economia andrà come ci aspettiamo, riteniamo appropriato aumentare i tassi quest’anno». Lo ha affermato la presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, parlando ieri alla Commissione dei servizi finanziari della Camera dei Rappresentanti. E così, se tutto andrà secondo le previsioni, entro dicembre finirà la politica dei tassi zero, avviata negli Usa nel dicembre 2008 in risposta alla crisi finanziaria globale innescata dal collasso di Lehman Brothers il 15 settembre di quell’anno.

Sette anni per cominciare il ritorno alla normalità, da cui è invece ancora ben lontana Eurolandia. La Yellen ha spiegato che la Fed preferisce un approccio «graduale» al rialzo dei tassi di interesse, sottolineando che «se aspettiamo a lungo» a normalizzare la politica monetaria, «sicuramente quando sarà il momento dovremo farlo più rapidamente. Il vantaggio di iniziare un po’ prima potrebbe implicare un rialzo graduale dei tassi». Secondo Yellen, ciò che conta è il ritmo della stretta monetaria. Questo perché, ha detto la prima presidente donna della Fed, «l’importanza del primo aumento dei tassi non dovrebbe essere troppo enfatizzata. Quel che conta per le condizioni del sistema finanziario e dell’economia in generale è il cammino atteso dei tassi d’interesse, non una mossa in particolare, compreso l’aumento iniziale».

 

La Yellen ha assicurato che «probabilmente la politica monetaria rimarrà molto accomodante per un certo periodo di tempo dopo il primo aumento dei tassi, al fine di sostenere la continuazione dei progressi verso gli obiettivi di massima occupazione e di inflazione al 2%». La numero uno della Fed ha quindi assicurato che «visto il lungo periodo di tempo trascorso dall’ultimo rialzo dei tassi (nel 2006, ndr), quando inizieremo la stretta in modo deliberato e graduale lo faremo misurando gli effetti di queste decisioni sull’economia». A chi le ha chiesto espressamente se le riunioni della Fed di luglio e ottobre non siano da considerare altrettanti momenti in cui la banca centrale potrebbe decidere di cominciare ad alzare i tassi, visto che dopo di esse non è prevista una conferenza stampa, la Yellen è tornata a spiegare che una stretta è possibile a qualsiasi meeting. Quando ci sarà una decisione di rialzo dei tassi, infatti, «avremo successivamente una conferenza stampa». Il rendimento del Treasury decennale è salito dal 2,38% al picco del 2,43% dopo le dichiarazioni del presidente della Fed, per poi ridiscendere sui minimi al 2,36%. Mentre l’euro è sceso dello 0,6% a 1,0944 dollari. Secondo Richard Schlanger, money manager di Pioneer Investments, le parole della Yellen indicano che la Fed è intenzionata ad alzare i tassi di interesse a settembre, una soluzione migliore rispetto a un intervento a fine anno, in quanto in quel periodo anno le contrattazioni sui mercati tendono a essere più sottili e quindi la mossa della Fed genererebbe molta volatilità. La Yellen ha anche affrontato il problema Grecia, osservando che «la situazione resta difficile», mentre riguardo alla Cina ha detto che «continua a essere alle prese con le sfide derivanti dall’elevato indebitamento, dal debole mercato immobiliare e dalle condizioni finanziarie volatili». I dati macro diffusi ieri, infine, sono stati positivi: l’indice Empire State Manufacturing elaborato dalla Fed di New York si è attestato a giugno a 3,86 punti, in rialzo rispetto ai -1,98 punti di maggio, battendo il consenso che indicava 3,3 punti, mentre la produzione industriale negli Stati Uniti ha messo a segno un incremento dello 0,3% su base mensile a giugno, in rialzo rispetto al +0,2% stimato dal consenso. (riproduzione riservata)