Mancano circa due mesi all’annuale Reinsurance Rendezvous a Monte Carlo, evento in cui i principali riassicuratori, broker, assicuratori, legali, commercialisti e modellatori di catastrofi naturali si ritrovano per discutere sullo stato del settore riassicurativo. Settore che fino a poco tempo fa condivideva la solida teoria di management del “agiamo in questo modo, perché abbiamo sempre fatto così”, ora si trova in continuo mutamento, influenzato da eventi sia esterni che interni.
Il settore riassicurativo sta cercando alternative per continuare a fornire copertura dai rischi, attività alla base della vita economica di un mondo che è cambiato drasticamente in un periodo di tempo molto breve.
Il compito di Mike Van Slooten, come capo del team International Market Analysis di Aon Benfield, è di fare il punto sulla situazione in modo da mettere in guardia i clienti del broker riassicurativo sui possibili sviluppi del settore. Egli stesso, tuttavia, ha confessato che non si tratta di un lavoro facile.
La crescita esponenziale, la sofisticazione della tecnologia e le temperature globali in aumento (ossia il cambiamento climatico) hanno colpito tutti i settori, non solo quello della riassicurazione.
L’impiego di tecnologie moderne ha modificato il modo in cui viene svolta l’analitica. Ora una grande quantità di dati è a disposizione e si possono costruire così modelli più efficaci.
Il progresso tecnologico ha anche cambiato completamente il modo in cui le persone interagiscono, rendendo la comunicazione istantanea, e continuerà a portare innovazioni, a meno che una tempesta solare o una catastrofe del genere non ci rispedisca al diciannovesimo secolo.
Ci potrebbero ancora essere pareri contrastanti riguardo alle cause del cambiamento climatico ma chiunque guardi i dati relativi a questa tematica può tranquillamente notare che le temperature degli oceani stanno aumentando, in estate fa sempre più caldo, ci sono più temporali in inverno e le catastrofi naturali, che rappresentano la maggior parte dell’attività delle compagnie riassicurative, sono state influenzate (anche se le modalità sono ancora oscure) da questi cambiamenti nel clima.
Van Slooten e il resto della comunità riassicurativa possono solo cambiare certe variabili.
Il capo del team International Market Analysis ha elencato gli effetti domino di alcune delle più recenti evoluzioni, ad iniziare dal periodo prolungato di bassi tassi d’interesse, che mostra nessun segno di frenata.
Poiché né le compagnie riassicurative né nessun altro attore del mercato ora si aspetta di ottenere un ritorno significativo dagli investimenti sui debiti (obbligazioni, biglietti, conti di risparmio, etc.), una valida performance di underwriting è diventata un fattore di primaria importanza al fine di evitare i danni e di ottenere un profitto.
“La scelta di un assicuratore piuttosto di un altro dipende da diversi fattori,” ha affermato Van Slooten, spiegando anche come i sempre più sofisticati modelli di catastrofi naturali siano un elemento caratterizzante, ma non l’unico, in quanto anche la competenza degli assicuratori nel comprendere un certo rischio è importante.
Ai bassi tassi d’interesse si è unita una maggiore sorveglianza da parte delle agenzie di rating e un rafforzamento della supervisione normativa, in particolare Solvency II nell’Unione Europea, tutte condizioni che hanno contribuito ad aumentare la pressione sul capitale.
Il settore riassicurativo è sempre stato governato da cicli che vedevano alternarsi un mercato solido a uno volatile.
I danni causati dalle grandi catastrofi naturali di solito hanno rafforzato il mercato, in quanto i premi aumentavano, attirando più capitale nel mercato. Questa visione ciclica, tuttavia, appartiene al passato.
Ad esempio, secondo il “Catastrophe Report” di Aon Benfield del 2011, i 253 eventi climatici che si sono verificati in quell’anno hanno generato danni economici complessivi da record, pari a 435 miliardi di dollari, e danni assicurati totali da 107 miliardi di dollari. Solo il 2005 ha superato il 2011, con danni assicurati da 120 miliardi di dollari, 90 miliardi dei quali causati dai grandi uragani Katrina, Rita e Wilma. Il mercato, tuttavia, non si è rafforzato. I tassi sono aumentati solo in quei segmenti che hanno veramente subito danni e perdite ingenti. Se quelle cifre non hanno smosso il mercato all’epoca, niente riuscirà a farlo ora.
Il mercato riassicurativo è stato in grado di recuperare quelle perdite e di andare avanti. Il settore ora vanta di una migliore preparazione poiché si avvale di un risk management aziendale accurato, reso possibile dai programmi software sempre più sofisticati e precisi..
La crescita dei trasferimenti alternativi di rischio (ART), ora chiamati Insurance Linked Securities (ILS), ha aiutato a ricostituire il capitale di cui il settore aveva bisogno, ma pagando un prezzo. Secondo uno studio recente, riassunto in due articoli pubblicati dall’Insurance Journal poco tempo fa, le ILS sono uno dei fattori chiave nell’orientamento del mercato riassicurativo verso “una mercificazione dei rischi.”
L’altro fattore è la summenzionata sofisticazione dei modelli di catastrofi naturali nei mercati sviluppati: degli uragani e tornado degli Stati Uniti, delle tempeste di vento in Europa, dei terremoti/tsunami in Giappone,degli incendi boschivi e cicloni in Australia, etc.
Nei paesi in cui quei modelli vengono ampiamente usati, il mercato si sta spostando dalla copertura delle imprevedibili calamità naturali alla copertura dei rischi “mercificati”.
L’applicazione della “legge dei grandi numeri,” (o legge empirica del caso) che è sempre stata la premessa base del settore assicurativo, alle calamità naturali, potrebbe costituire un notevole problema esistenziale.
Van Slooten ha spiegato, tuttavia, che dal punto di vista del settore riassicurativo la copertura dei danni causati da calamità naturali non sta proprio diventando un prodotto primario, eccetto forse in alcune linee personali, in particolare l’assicurazione sulla casa e quella RC auto.
Rischi leggermente più complessi devono essere analizzati in base al caso specifico. “Il settore ha semplicemente “ristretto la banda di oscillazione dei prezzi della riassicurazione.”
Se il prezzo è troppo alto, ci sono altre alternative offerte da compagnie riassicurative che si assumono il rischio o dal mercato ILS.
Se l’assicuratore chiede un prezzo che è troppo basso, non sarà disponibile all’infuori della banda di oscillazione, a meno che non entrino in gioco altri fattori.
Ad esempio, Van Slooten ha spiegato che una compagnia riassicurativa può accettare un prezzo inferiore per qualche linea di business, che sembra essere esposta ad un maggiore rischio, se l’assicuratore si offre anche di riassicurare un’altra linea, soggetta ad un rischio inferiore.
Le conseguenze dei cambiamenti illustrati prima sono tutti effetti della sempre più crescente irrilevanza del settore riassicurativo.
Vari fattori entrano in gioco:
- la crescita nei mercati sviluppati, che è ad un punto morto;
- i prezzi stagnanti;
- il fatto che i principali assicuratori stiano trattenendo più rischi e sottoscrivendo meno trattati di riassicurazione;
- infine, le grandi compagnie multi-nazionali, che hanno più capitale dell’intero settore riassicurativo e sono, così, piuttosto in grado di assicurarsi da sole tramite captive o altri mezzi e non hanno bisogno di una protezione di tipo riassicurativo.
Il mercato ILS ha sufficiente capitale e i suoi manager sono aggiornati quanto basta per strutturare veicoli alternativi di riassicurazione, principalmente cat bond e un’attitudine riassicurativa mercificata.
Secondo un report di Guy Carpenter, ai rinnovi del 1 giugno nel settore Property&Casualty sono emersi “21.83 miliardi di dollari di capitale di rischio derivante dai catastrophe bond in circolazione, rilasciati sotto la Rule144A”.
Il capitale rimane il fattore più importante, tuttavia, per competere, o addirittura sopravvivere, nel mercato. “In questo momento c’è molta tensione riguardo ai guadagni e al rendimento del capitale,” ha affermato Van Slooten.
“Maggiore è lo stato patrimoniale di una compagnia, più efficienza (nell’uso del capitale) può avere.”
Questa situazione riguarda tutte le compagnie riassicurative. Le maggiori (Munich Re, Swiss Re, Hannover Re, etc.) hanno sufficiente capitale per espandersi in proprio, sia geograficamente che tramite acquisizioni.
La società controllata da Munich Re, ERGO, è una delle 10 principali compagnie assicurative del mercato finanziario primario europeo.
Un’altra alternativa è rappresentata dal consolidamento nel mercato tramite fusioni e acquisizioni (M&A, abbreviazione di Mergers&Acquisitions).
Nell’elenco parziale dei consolidamenti conclusi o ancora in corso emergono due speculazioni finanziarie, quella tra ACE e Chubb e quella tra Willis e Towers Watson. Tra le altre fusioni e acquisizioni: XL e Catlin, PartnerRe e AXIS di EXOR, RenRe e Platinum, Tokio Marine e HCC, Montpelier Re e Endurance, e la speculazione riguardante AXIS and Arch Capital e Cigna-Anthem.
Van Slooten ha anche spiegato che le compagnie stanno riducendo il numero delle sedi distaccate tramite le quali fanno affari, a favore di un grande gruppo che possa controllare l’intero business, di solito con un’unica sede in paesi meno tassati, come Irlanda o Svizzera.
“Uno stato patrimoniale più vasto e diversificato fornisce alla compagnia più opportunità di crescita,” ha affermato.
La crescita sarà scarsa, se non assente, nelle economie sviluppate, perciò le compagnie riassicurative devono cercare di espandersi altrove, principalmente nei mercati emergenti, che sono per definizione più difficili. Van Slooten ha descritto l’espansione nei mercati emergenti come “una sorta di Paradosso del Comma 22: per poter prezzare adeguatamente il rischio che un giorno potresti voler accettare, devi in primo luogo essere in possesso di un modello decente di quel rischio, ma non puoi costruire quel modello se non hai tutti i dati necessari per farlo, che in molti paesi sviluppati sono errati o assenti.”
“Il vantaggio di essere una grande compagnia è che, oltre ad avere a disposizione operatori su campo, hai le risorse e il tempo necessario per ottenere quei dati e per avere un quadro generale sulle condizioni del luogo, che permetteranno, infine, di fare affari nel mercato locale e raggiungere così una crescita complessiva.
Le grandi compagnie possono essere in molti luoghi contemporaneamente e possono pianificare lo sviluppo nei mercati emergenti nel lungo termine.
“Si deve investire a livello globale,” ha concluso Van Slooten. “Ci si deve orientare verso una diversificazione dei rischi. In questo modo un danno in qualsiasi segmento del mercato può essere compensato dai profitti ottenuti altrove.”
Fonte: Insurance Journal