di Anna Messia
Il livello di attenzione è chiaramente aumentato. I risparmiatori, con i mercati ballerini, vogliono qualche rassicurazione in più dai propri promotori finanziari. Li chiamano più spesso al telefono, o chiedono di incontrarli. «Ma non ci sono disinvestimenti o situazioni di panico», dice l’amministratore di Banca Fineco, Alessandro Foti.
Del resto la situazione appare decisamente più tranquilla rispetto ad altre crisi degli anni passati. «Come quella del 2008 o la tensione sugli spread dell’estate 2011 che furono ben più preoccupanti», continua. «Nonostante gli spread siano saliti un po’ le misure espansive della Bce sono ancora operative, con il Quantitative easing che è ancora in corso e gli indicatori macroeconomici che restano positivi». Certo, sottolinea il numero uno della banca diretta multicanale del gruppo Unicredit, i clienti hanno un atteggiamento asimmetrico davanti alle perdite o ai guadagni. Se i loro risparmi aumentano del 10% la crescita viene subito data come acquisita e un eventuale flessione che dovesse azzerare i guadagni viene vissuta come una perdita del proprio patrimonio. «Ma in qualche modo i nostri clienti erano consapevoli che i guadagni a due cifre realizzati nel primo trimestre erano eccezionali e sono stati determinati, appunto, dalle manovre monetarie espansive», aggiunge. Uno possibile storno dei mercati, insomma, era già nell’aria e probabilmente la crisi greca ha avuto l’effetto di renderlo più veloce e incisivo. Ma i risparmiatori non hanno smesso e non smetteranno di rivolgersi ai consulenti finanziari per gestire i propri risparmi. Anzi. «Le crisi finanziarie degli anni passati hanno insegnato ai risparmiatori che i mercati finanziari sono complessi e c’è sempre più bisogno di professionisti del risparmio», dice Foti. Che però non nasconde che, se la volatilità dovesse continuare, le società di gestione e di consulenza finanziaria potrebbero inevitabilmente risentirne, frenando un po’ le crescite record degli ultimi anni di asset e di utili. Sia perché ci sarebbe una calo delle masse in gestione, dovuto alla flessione delle borse, sia perché l’aumento della volatilità spingerebbe i clienti a preferire la liquidità all’investimento azionario, con margini di guadagno più contenuti. La tendenza che si sta osservano in queste settimane e soprattutto in questi giorni, dice Foti, è proprio questa. «Gli afflussi di capitali stanno continuando, con raccolte in linea con i mesi scorsi», spiega l’amministratore delegato, «ma i clienti hanno un atteggiamento più attendista e indirizzano i risparmi verso forme d’investimento più liquide prima di decidere di spostarsi sulle azioni». Le regole d’investimento, in verità, suggerirebbero di fare il contrario e cioè di investire nei mercati subito dopo una crisi, quando i prezzi sono scesi, e di realizzare i guadagni quando i mercati hanno il vento in poppa. Ma evidentemente per gli investitori non è facile gestire l’emotività, anche se la loro fiducia verso il settore dei consulenti finanziari, come dice Foti, non appare in discussione.
A giugno, quando la volatilità aveva già ripreso a crescere, Fineco Bank ha registrato una raccolta netta di 357 milioni, in crescita del 55% sullo stesso mese dello scorso anno e dall’inizio dell’anno sono stati acquisiti 60 mila nuovi clienti, consentendo a Fineco di superare la soglia del milione, con una crescita dell’11% rispetto allo stesso periodo 2014, raggiungendo un patrimonio di 53,8 miliardi (+14%). «In nostro modello, che all’attività di fondi e gestioni aggiunge anche quella bancaria e di brokerage, consente poi di dare maggiore stabilità al business», conclude Foti, «Perché, in caso di volatilità, se calano un po’ i margini che arrivano da fondi e gestioni salgono invece quelli provenienti dall’attività di brokerage, che viene alimentata e accelera proprio con la volatilità dei mercati, a prescindere se guadagnano o se perdono». (riproduzione riservata)