Il rischio è una componente di fondamentale importanza nel destino previdenziale dei lavoratori; una componente da conoscere e da immunizzare. Come? È di fondamentale importanza, così come nel mondo degli investimenti, porre in essere una adeguata strategia di diversificazione abbinando alla previdenza obbligatoria la previdenza complementare. La soluzione, individuata dalla normativa, di far coesistere un sistema pensionistico pubblico a ripartizione e uno privato a capitalizzazione presenta vantaggi in termini di diversificazione dei rischi per i lavoratori e di capacità di assorbimento di shock di diversa natura. Il sistema pubblico è finanziato a ripartizione ed eroga le prestazioni secondo il regime della contribuzione definita. Il montante è rivalutato in base alla media mobile quinquennale del tasso di crescita del prodotto interno lordo e, al momento del pensionamento, viene convertito in una rendita il cui ammontare dipende dall’evoluzione della longevità. Vi sono dunque sia rischi legati all’andamento dell’attività economica domestica sia di longevità.
A questi si aggiungono rischi di natura politica connessi a mutamenti inattesi delle regole di funzionamento del sistema. Esempi sono l’aumento dei requisiti per la pensione di vecchiaia, l’adeguamento automatico dell’età minima per il pensionamento di vecchiaia alle variazioni della speranza di vita, la progressiva equiparazione dell’età pensionabile delle donne a quella degli uomini sia nel pubblico impiego sia nel settore privato, l’innalzamento delle aliquote contributive per gli autonomi. Nel caso della previdenza complementare, il rischio assume connotati diversi a seconda delle caratteristiche del piano previdenziale. Nei piani a contribuzione definita l’iscritto è chiamato ad effettuare una serie di scelte in relazione a diversi aspetti: la contribuzione, il profilo di investimento, i costi, la modalità di fruizione della prestazione pensionistica. La partecipazione a un piano di previdenza complementare lascia, dunque, all’iscritto un insieme di scelte i cui effetti sulla prestazione finale sono particolarmente significativi. Questi rischi possono essere ricondotti alla scelta di non partecipare a un piano pensionistico, a quella di aderire a un piano costoso, al contribuire in modo non adeguato (troppo poco, ovvero troppo), a scegliere un profilo di investimento incoerente rispetto alle caratteristiche e alle propensioni personali o una modalità di fruizione della prestazione pensionistica (rendita o capitale) inadeguata.