di Claudia Cervini
Il gruppo Cariparma Crédit Agricole avvia la quarta tappa di un articolato programma volto a sostenere l’espansione internazionale delle imprese italiane. L’istituto guidato dall’ad Giampiero Maioli e dal dg Hughes Brasseur ha dato il via, con il supporto di Sace, a una nuova iniziativa per rafforzare l’export delle aziende agro-alimentari del Padiglione Cibus Italia all’Expo.
Si tratta di un’alleanza che metterà a disposizione di queste aziende (260 gruppi del Made in Italy, per un totale di 430 aziende, provenienti dalle varie regioni italiane che rappresentano 13 filiere del settore), prodotti utili a sostenere la competitività sui nuovi mercati, oltre a migliorare la gestione del capitale circolante. «Grazie a questa offerta, le imprese potranno avere accesso facilitato al credito con tempi di delibera ridotti», spiega Brasseur, ricordando che l’istituto ha di recente stanziato 150 milioni di euro per finanziamenti destinati allo sviluppo dell’export e all’internazionalizzazione. Cariparma, sottolinea il dg, è particolarmente attenta al problema dell’internazionalizzazione delle imprese, che segue attraverso 80 filiali dedicate allo scopo. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza questa iniziativa dedicata all’export non resterà un caso isolato. È infatti allo studio dell’istituto una partnership con l’Ice e Fiere di Parma che potrebbe concretizzarsi già il prossimo novembre.
D’altronde l’ente fieristico parmense è già un partner consolidato del gruppo bancario: l’iniziativa avviata con Sace vede infatti il suo diretto coinvolgimento. L’attenzione per l’export agroalimentare non è un caso. «Il comparto ha tenuto in questi anni di crisi, con un valore aggiunto in crescita del 5% rispetto al 2007», ha spiegato Denis Pantini, direttore area agroalimentare di Nomisma, nel corso dell’evento ospitato a Expo. Diversa la fotografia per il settore manifatturiero che, secondo la ricerca, ha perso negli stessi anni il 12% di valore aggiunto. «È stato l’export a fare la differenza», prosegue Pantini. «Mentre l’agroalimentare ha messo a segno un brillante +42% tra il 2007 e il 2014, il manifatturiero si è dovuto accontentare di un +10%». L’export è una strada obbligata anche per Cesare Ponti, storica azienda dell’aceto e figura di spicco di Federalimentare. Secondo l’imprenditore serve un sistema che favorisca le esportazioni in attesa che si realizzino le aggregazioni delle aziende di dimensioni più piccole. (riproduzione riservata)