di Anna Messia
La vicenda è parecchio intricata, come spesso accade quando un litigio finisce davanti ai giudici; e non mancano neppure i colpi di scena e gli intrighi, come le accuse di furto di documenti da parte del genero dell’amministratore delegato. Ma certo è che il braccio di ferro che vede contrapposti il colosso americano quotato al Nasdaq, AmTrust, che assicura circa il 60% degli ospedali italiani, e il broker Trust Risk group Italia, in passato ex agente generale della compagnia, è destinato ad andare avanti ed entrerà presto nel vivo.
A stabilirlo sono stati i giudici inglesi che la scorsa settimana hanno respinto la richiesta della compagnia, che in Italia opera tramite Am Trust Europe (con sede in Inghilterra), di bloccare l’arbitrato e quindi la richiesta di un risarcimento di 1,2 miliardi di euro, Trust Risk Group, e in particolare del suo amministratore delegato, Antonio Somma. Secondo i giudici del Regno Unito l’arbitrato deve invece andare avanti e il foro competente dovrà continuare a essere quello di Milano, dove è già stato aperto da mesi. La prima udienza dovrebbe tenersi già il 28 luglio e, come detto, la decisione è destinata ad avere ricadute importanti sulla sanità italiana. Perché AmTrust qualche anno fa decise di entrare in un mercato di nicchia da cui gran parte delle compagnie generaliste hanno invece preferito fuggire: quello delle polizze a coperture degli ospedali e dei medici. Così in pochi anni AmTrust non solo è arrivata a coprire i rischi di oltre la metà delle aziende ospedaliere italiane ma assicura anche circa 40 mila medici. In ogni caso più volte la compagnia ha ribadito che il suo business in Italia e gli impegni presi verso gli assicurati non sono in discussione, nonostante la rottura dei rapporti con Trust Risk e la causa pendente. «L’interruzione immediata del contratto con Trust Risk Italia non avrà alcun impatto sull’assetto finanziario e sull’andamento operativo della società e AmTrust garantirà tutte le coperture in essere stipulate con i propri assicurati e con i relativi broker», avevano chiarito subito dalla compagnia appena scoppiato il caso. Per motivare la rottura anzitempo con il broker, la compagnia non solo ha sollevato l’accusa al genero di Somma, assunto da Am Trust, di aver sottratto impropriamente documenti, ma anche chiesto indietro allo stesso Somma 32 milioni di euro di premi che lui aveva trattenuto su un proprio conto, come anticipo delle commissione che secondo lui gli sarebbero state dovute da AmTrust. Il giudice, su questo punto, ha dato però ragione alla compagnia americana e Somma ha dovuto riversare i 32 milioni sul conto dell’assicuratore. Una vittoria a favore della compagnia americana che dovrà però versare quanto dovuto al manager. Ma su tutto il resto la questione è ancora aperta. L’amministratore delegato di Trust Risk Group ha accusato in particolare l’ex partner di aver rotto il contratto prima della scadenza prevista per il 2025, insinuando tra l’altro sospetti sulla solidità finanziaria della compagnia e chiedendo un risarcimento colossale. Sulla questione ha alzato l’attenzione anche l’Ivass, che avrebbe avviato ispezioni e intensificato le collaborazioni con l’autorità di controllo inglese tenuta a vigilare su AmTrust. (riproduzione riservata)