di Angelo Zoppo
Per circa due mesi e mezzo nessuna parola, nessuna polemica. Ora però che Alitalia ha fatto la conta dei danni causati all’operatività dei suoi voli dall’incendio del 7 maggio scorso allo scalo di Fiumicino, i toni si sono improvvisamente alzati. E di parecchio. Le dichiarazioni dell’ad Silvano Cassano sono un vero e proprio strappo con Adr, la società che gestisce gli aeroporti romani, tanto che il manager arriva addirittura a ipotizzare un abbandono dell’hub.
All’Alitalia la chiusura del Terminal 3 ha causato danni per 80 milioni di euro, ma il conto è destinato a salire. Secondo la compagnia, infatti, la recente riapertura del Terminal (il 18 luglio scorso) ha decretato la fine della fase di emergenza ma ha lasciato «numerosi problemi e limitazioni che hanno ancora pesanti effetti sulle operazioni aeroportuali». Alitalia, perciò, potrà calcolare l’ammontare totale dei danni subiti solo quando l’aeroporto tornerà a funzionare ai livelli pre-incendio. «Abbiamo passato un periodo difficilissimo a causa di un evento che ci ha colpiti profondamente», si sfoga ora Cassano. «In questo periodo abbiamo rinunciato a qualsiasi polemica e ci siamo concentrati interamente sul servizio ai passeggeri, per ridurne i disagi». Dall’Alitalia spiegano di aver completato un primo consuntivo dei danni subiti per la cancellazione di migliaia di voli e di essersi così imbattuti in «un’infinità di problemi operativi che hanno messo in luce la fragilità dell’infrastruttura aeroportuale nel suo complesso».
Presto per capire se davvero la compagnia si separerà da Adr ma certo è che vuole rientrare di quegli 80 milioni andati in fumo, è proprio il caso di dirlo. Ci sarà quindi una formale richiesta di risarcimento danni al gestore aeroportuale. Resta l’incognita sul futuro dei rapporti, ormai incrinati. «Il nostro è un piano di rilancio complesso, in uno dei settori a maggiore competizione in Italia e nel mondo», prosegue Cassano. «L’aeroporto di Fiumicino non è ancora un’infrastruttura adeguata a fungere da hub di una compagnia con le nostre ambizioni. I problemi di Fiumicino nascono da anni e anni di investimenti e pianificazione inadeguati e sono ormai strutturali, auspichiamo meno attenzione alla finanza e più attenzione al mercato e alle esigenze dei passeggeri». L’affondo dell’ad di Alitalia va ben oltre la gestione dell’emergenza post-incendio. Alitalia, impegnata ora nel rilancio, non ha mandato giù lo spazio lasciato da Adr a vettori come easyJet e Ryanair, e boccia anche il piano investimenti della società. «Se Fiumicino continuerà a puntare su compagnie low cost e servizi mediocri», conclude l’ad, «Alitalia sarà costretta a spostare la sua crescita altrove». Aeroporti di Roma ha replicato «che è in corso di realizzazione un piano di investimenti da circa 11 miliardi, che è stato possibile avviare solo nel 2013 in seguito all’approvazione del contratto di programma». Adr ricorda anche che negli ultimi tre mesi il sistema aeroportuale romano è cresciuto del 5,6%, nonostante l’incendio, e che oggi Fiumicino «è in una situazione di piena ed efficiente operatività con punte giornaliere di oltre 140 mila passeggeri (+7,3% nell’ultima settimana)». Quanto al risarcimento, nessun commento sull’entità dei danni. Adr si limita a dire che «sono ancora in corso, da parte della Procura competente, le indagini per la definizione delle eventuali responsabilità dell’incendio». Secondo fonti di Generali, principale assicuratore di Adr, però, l’impatto netto ante imposte nel worst case scenario sui risultati di gruppo è di 20 milioni di euro. Insomma, sull’entità dei risarcimenti ci sarà da discutere. E dire che i rapporti tra Alitalia e Adr sembravano migliorati, dopo le tensioni sui crediti vantati dalla società aeroportuale. La compagnia infatti ha ripreso a pagare quasi con regolarità ora che nella compagine azionaria è entrata Etihad col 49% e ha ridotto sensibilmente i suoi debiti. (riproduzione riservata)