Hanno più risorse dei figli, godono in gran parte di buona salute e sono superattivi nel welfare familiare. Altro che rottamazione, i nonni d’Italia si tengono stretti una terza età ancora tutta da vivere. Se il calo delle nascite e l’aumento della sopravvivenza hanno elevato ovunque gli indici di invecchiamento, il Belpaese cavalca le classifiche mondiali per tasso di longevità, con aspettative di vita prossime agli 80 anni per gli uomini e agli 85 per le donne, ben oltre la media europea. Risultato? Il 21,4% della popolazione tricolore ha superato i 65, 12 milioni e mezzo circa di anziani (dati Istat), che, secondo una ricerca del Censis, realizzata con Fondazione Generali («Longevi e non autosufficienti in Italia: il piano della cultura sociale collettiva»), detiene oggi il 34,2% della ricchezza familiare netta, contro il 19,3% del 1991 e il 28,4% del 2002.
Parola d’ordine, integrare pensioni modeste, con redditi da capitale, impiego dipendente o libera professione: quasi 2,7 milioni di over 65, infatti, continua a lavorare, saltuariamente o con continuità, la metà anche dopo i 70 anni. Highlander nella vita produttiva, lo sono anche nel welfare «fai da te», quello che tiene insieme il tessuto sociale italiano ammortizzando l’impatto della crisi: se 9 milioni di nonni si prendono cura dei nipoti, 7 milioni contribuiscono al sostegno delle famiglie dei figli, attivando un flusso redistributivo di risorse pari a 5,4 miliardi di euro l’anno. Una terza età generosa, fatta di relazioni e di impegni, ma anche molto dinamica negli stili di vita: gli anziani di oggi guidano l’auto (7 milioni), frequentano locali d’intrattenimento (5,4 milioni), praticano attività fisica in palestra o in piscina (3,7 milioni), si concedono abitualmente gite fuori porta (1,8 milioni) e hanno un sogno nel cassetto: dal viaggio esotico (58,6%) all’apprendimento di una lingua straniera (27,9%), dalla pittura (18,9%) alla scrittura di un romanzo (18%).
Ma la perdita di autonomia rimane il timore diffuso, l’evento che può ingrigire il mondo d’argento. In Italia, 909mila famiglie si sono dovute auto-tassare per pagare l’assistenza, tramite badante o residenza protetta, a un parente non autosufficiente; 330mila hanno esaurito tutti i risparmi, 190mila hanno persino venduto l’abitazione con la formula della nuda proprietà e 152mila si sono indebitate. Nel vuoto del sistema pubblico, assistere un parente disabile può trascinare a fondo l’economia di intere famiglie. In Italia si stimano almeno 167mila anziani con limitazioni funzionali privi di aiuto, e 2,1 milioni che non ricevono le necessarie cure sanitarie a domicilio.