La rilevazione statistica annuale condotta dall’ANIA sul ricorso alla rendita vitalizia è relativa agli anni di esercizio 2010-2012 e ha coinvolto un campione di 62 imprese operanti nel settore, con una rappresentatività pari al 97% (in termini di premi 2013) dell’intero mercato vita. Le rettifiche effettuate da parte di alcune imprese, nonché la diversa composizione del campione, spiegano le differenze degli indicatori e dei valori per l’anno 2010 e 2011 (già presentati nella precedente indagine; cfr. Comunicazione Prot. 242 del 5 luglio 2013).
Sono state analizzate distintamente due tipologie di contratto: quelle di capitale con opzione di conversione in rendita (1° gruppo) e quelle di rendita differita (2° gruppo). Per ciascuna di queste tipologie si è proceduto al calcolo di alcuni indicatori statistici allo scopo di misurare il fenomeno del ricorso alla rendita vitalizia, sia in termini di numero di contratti sia in termini di importi maturati a scadenza.
Nel triennio analizzato (2010-2012), il capitale medio di tutti i contratti giunti a scadenza, è stato pari a 17.506 euro, di cui 16.875 euro relativamente a contratti di capitale e 27.814 euro relativamente a capitali di copertura dei contratti di rendita differita (Tabella 2).
Relativamente ai contratti che hanno dato luogo al pagamento della rendita, l’importo medio complessivo dei capitali di copertura è stato pari a 35.226 euro: nel dettaglio, i contratti di capitale hanno registrato un ammontare medio pari a 39.354 euro, superiore di oltre 4 mila euro rispetto a quello dei contratti di rendita differita (34.701 euro). Nell’ultimo anno analizzato l’importo medio dei contratti di capitale si è attestato a 39.242 euro, era 44.414 euro nel 2011, allineandosi alla media triennale mentre quello relativo alle rendite differite è aumentato passando da 33.664 euro nel 2011 a 35.470 euro nel 2012.
La propensione alla rendita – cioè il rapporto tra le rendite attivate (sia come numero che come importo) e i contratti in scadenza – conferma il numero piuttosto contenuto di opzioni esercitate, specialmente per quanto riguarda i contratti stipulati in forma di capitale (Tabella 1 e Tabella 3).
Nel triennio 2010-2012 il numero complessivo dei contratti (di capitale e di rendita differita) giunti a scadenza è stato pari a 3,6 milioni, a fronte di un ammontare di 63,3 miliardi di euro; la media ponderata del tasso di propensione alla rendita è stata, in termini di numero di contratti, dello 0,246% (0,321% registrato nella precedente edizione della statistica per gli esercizi 2009-2011), mentre, in termini di importi, dello 0,494% (0,653% registrato nella precedente edizione della statistica per gli esercizi 2009-2011). Nel 2012 si sono registrati tassi di propensione alla rendita superiori a quelli dell’anno precedente, sia per numero di contratti sia per importo.
Nel dettaglio, in merito al numero dei contratti di capitale giunti a scadenza, pari nel triennio 2010-2012 a 3,4 milioni, la propensione alla rendita è stata dello 0,029%, in calo rispetto allo 0,036% registrato nella precedente edizione della statistica relativa agli esercizi 2009-2011. In termini di importi, la somma dei capitali giunti a scadenza è stata pari a 57,5 miliardi di euro, di cui solo lo 0,069% (0,083% registrato nella precedente edizione per gli anni 2009-2011) afferente a polizze che hanno esercitato l’opzione di rendita.
Riguardo ai contratti di rendita differita, a fronte di 208 mila polizze giunte a fine differimento, il 3,781% ha visto l’erogazione di una rendita (3,918% registrato nella precedente edizione della statistica per gli esercizi 2009-2011), mentre, dei 5,8 miliardi di euro costituenti i capitali di copertura, il 4,718% (4,935% registrato nella precedente edizione della statistica per gli esercizi 2009-2011) ha effettivamente dato luogo all’erogazione in rendita.
Attraverso lo studio del coefficiente di variazione, ossia l’indice di dispersione che permette di valutare la variabilità dei valori oggetto di studio in ragione della media, si osserva una volatilità di propensione alla rendita per impresa maggiore nei contratti di capitale rispetto a quelli di rendita differita (Tabella 3). Rispetto alla valutazione precedente (2009-2011), si registra, per i primi, un significativo aumento dei coefficienti (sia per numero contratti sia per importi) mentre, per i secondi, una diminuzione della dispersione in entrambi i casi.