I cambiamenti delle condizioni climatiche rappresentano la più grande minaccia per le aziende americane che devono trattarli come fanno con altri rischi economici. A lanciare l’allarme è lo studio bipartisan “Risky Business” sponsorizzato dall’ex segretario al Tesoro Henry Paulson, dall’ex sindaco di New York Michael Bloomberg e dal miliardario democratico Tom Seyer. Tra i costi economici che si prevedono per gli Usa nel corso dei prossimi 25 anni vengono conteggiate perdite di proprietà private a causa di uragani e tempeste, per 35 miliardi di dollari all’anno, una diminuzione della rendita dei raccolti del 14%, con un costo per i coltivatori di mais e frumento di decine di miliardi di dollari, ondate di calore che dovrebbero pesare fino a 12 miliardi in elettricità agli utenti ogni 12 mesi. E le cose potrebbero peggiorare ancora. “Il cambiamento climatico è un grande rischio economico” afferma Paulson in un’intervista al Wall Street Journal.
Lo studio sarà presentato alla Casa Bianca, e promosso nelle prossime settimane fra le aziende. Uno degli obiettivi di “Risky Business” è quello di sensibilizzare i politici, molti dei quali restano scettici sull’impatto del cambiamento climatico e ritengono potenziali soluzioni troppo costose. Ad applaudire al tentativo è il presidente della Reinsurance Association of America, Frank Nutter: “E’ essenziale che l’industria tenga in considerazione il cambiamento climatico e che sia incluso nella valutazione del rischio”. Anche molte fra le aziende non sono però convinte, come dimostra l’opposizione ai nuovi standard per le emissioni proposti dal presidente Barack Obama, con la US Chamber of Commerce, la confindustria americana, che li ha criticati perchè si tradurranno nella perdita di posti di lavoro e aumenteranno i costi di fare impresa.