di Anna Messia
Generali chiude la cessione delle Banca Svizzera Italiana (Bsi) alla merchant bank brasiliana Btg Pactual e archivia i problemi legati alla solidità del capitale, raggiungendo con un anno di anticipo l’obiettivo di Solvency 1 pari al 160% previsto per fine 2015. Ieri il consiglio di amministrazione della compagnia di assicurazione presieduta da Gabriele Galateri di Genola ha approvato l’operazione Bsi che prevede la dismissione dell’intera partecipazione per 1,5 miliardi di franchi svizzeri, che al cambio di ieri corrispondono a 1,24 miliardi di euro.
Si tratta di fatto dell’ultimo tassello del piano di cessione da 4 miliardi di euro di asset, annunciato dal group ceo, Mario Greco, al momento del suo insediamento al vertice di Generali. «Al termine dell’operazione, Generali avrà ceduto asset non strategici per 3,7 miliardi e questo ridurrà il sia il debito che la leva finanziaria del gruppo», hanno dichiarato ieri dal quartier generale di Trieste. E Greco ha chiarito che con il passaggio di mano di Bsi si completa anche «il processo di dismissioni volto a rafforzare la base patrimoniale del gruppo. Ora possiamo guardare avanti concentrandoci sul core business assicurativo, senza quello che è stato un problema per lungo tempo». Come dire che non ci sarà bisogno di arrivare alla cifra tonda dei 4 miliardi visto che l’indice Solvency 1 ha già raggiunto il livello atteso, con Bsi che ha contribuito per 9 punti percentuali.
L’indice di solvibilità, come pro forma sulla base dei dati del primo trimestre 2014, ha infatti già raggiunto il 160%
La vendita della Banca Svizzera Italiana chiude così un pacchetto di cessione avviate da fine 2012. La prima era stata la dismissione dell’israeliana Migdal, per 705 milioni (avviata già dalla precedente gestione). Poi è stata la volta delle attività riassicurative statunitensi, passate a Scor per 910 milioni di dollari, ovvero circa 700 milioni di euro, del 12% della controllata Banca Generali, per 185 milioni di euro, seguita a breve distanza dalla vendita delle quote di minoranza della partecipata messicana, da cui il gruppo ha incassato 630 milioni a ottobre dello scorso anno. E il piano di riassetto di Greco ha coinvolto anche la compagnia specializzata nel settore agricolo, Fata Danni, che è stata acquistata a giugno scorso da Cattolica Assicurazioni per 194,7 milioni, con un’incidenza sull’indice solvency di 0,7 punti percentuali. L’operazione firmata ieri implica una minusvalenza di 100 milioni e non sarà pagata interamente in contanti ma 1,2 miliardi di franchi svizzeri, circa 989 milioni di euro, saranno liquidità, mentre 300 milioni di franchi, ovvero circa 247 milioni, verranno corrisposti in titoli di Btg quotati alla Borsa di Sanpaolo. Si tratta più in dettaglio di strumenti azionari che racchiudono sia azioni privilegiate sia ordinarie dell’istituto finanziario eGenerali diventerà azionista con circa l’1%. «Il prezzo di acquisto di Bsi sarà adeguato in base ai consueti aggiustamenti, nonché in base all’eventuale onere economico della Banca Svizzera Italiana derivante dal tax amnesty programme del dipartimento di giustizia degli Stati Uniti, riguardante gli istituti bancari svizzeri». Insomma Generali si vedrà decurtare parte dell’incasso per effetto di una eventuale multa da parte del governo americano che rimarrà, come da accordi, sulle spalle di Trieste, anche se l’effetto stimato non sarebbe rilevante e soprattutto non inciderebbe su Solvency. In ogni caso Generali incasserà la cifra l’anno prossimo. «L’operazione è soggetta da prassi all’approvazione delle autorità competenti e il suo completamento è atteso entro il primo semestre 2015», hanno aggiunto da Trieste. Per quella data dovrà però già essere conclusa l’altra operazione miliardaria di Generali. Ovvero l’acquisto dell’ultima tranche del 24% di Gph (Generali Ppf holding) che vale 1,234 miliardi, una cifra molto vicina quindi all’incasso atteso da Bsi. Ma per quell’acquisizione Generali avrebbe già messo da parte le risorse necessarie. Ieri intanto da comunicazioni Consob è emerso che Generali detiene il 2,26% della Banca Popolare di Milano. Partecipazione che rientrerebbe in consuete operazioni di trading. (riproduzione riservata)