Non c’è tempo da perdere. Al primo posto dell’agenda dei ceo assicurativi, stilata da Deloitte, c’è il potenziamento del ramo Danni e Auto e l’utilizzo, saggio, della digitalizzazione per innovare prodotti e canali in modo da avvicinare le soluzioni di protezione assicurativa a un mercato italiano ancora restio.
Una ricetta in nove punti, preparata dalla società di consulenza per ricordare agli amministratori delegati delle compagnie le sfide che li attendono al ritorno dalla pausa estiva. Una sfida, come dice Andrea Poggi, partner di Deloitte, responsabile della consulenza strategica e del settore assicurativo per il consulting, «complicata, ma affascinante e soprattutto da vincere nell’interesse del Paese». Partendo appunto dalla necessità di garantire la diffusione del Danni e l’ottimizzazione del ramo Auto. Cui si aggiunge, sostiene Poggi, il bisogno di trovare soluzioni semplici e a basso costo per il welfare e la sanità, e una più integrata offerta in ambito vita e risparmio, in modo da far affermare una volta per tutte la protezione assicurativa, nell’interesse dei cittadini. Oltre all’urgenza di innovare, grazie anche alla digitalizzazione, il modello distributivo delle agenzie assicurative, per ritrovare un equilibrio economico che appare precario, con un calo di profittabilità del 30% subito nel periodo 2007-2012.
Perché se è vero che tutto sommato, nonostante la crisi, le assicurazioni stanno vivendo un momento positivo, grazie anche alle ricche plusvalenze sui Btp che hanno in portafoglio, questo vento in poppa non durerà per sempre.
Nel 2013 la raccolta complessiva del settore è cresciuta del 13% (118,8 miliardi), a dispetto di performance meno entusiasmanti di Paesi come la Germania (+3,7%, a 187 miliardi) o la Francia (+4,9%, a 189 miliardi). Ma lo sviluppo è arrivato solo dal ramo Vita, che ha chiuso con un +22% dopo la flessione del 5% del 2012. Il Danni ha sofferto del calo di nuove polizze e tariffe, in particolare per l’assicurazione Auto (-7%). La profittabilità, in verità, ha mostrato segni di miglioramento con il combined ratio (il rapporto tra sinistri e costi rispetto ai premi incassati) che è sensibilmente sceso dal 95,9% del 2012 all’89,9% dell’anno scorso. Un recupero in ambito Auto dovuto in buona parte al decreto concorrenza del 2012, che ha ridotto i costi delle microlesioni assottigliando il fenomeno dei colpi di frusta. Ma anche dalla crisi, che ha provocato un calo delle automobili in circolazione, e di conseguenza degli incidenti. Fattori contingenti, destinati a scemare con la ripresa economica. Per questo motivo le compagnie devono sfruttare questo periodo per strutturarsi meglio, in modo da farsi trovare preparate quando i sinistri dovessero tornare a crescere. Con quali interventi? «Una delle priorità è proprio l’Auto», spiega Poggi. «Le compagnie sempre di più dovranno creare tariffe su misura per i clienti, utilizzando in maniera più analitica e sofisticata i dati che hanno a disposizione per misurare i rischi». Aumentando il ricorso a strutture convenzionate per le riparazioni, per ottimizzare i costi e potenziare il servizio. Ma dovranno anche articolare di più l’offerta, aggiunge Poggi, affiancando, tramite le innovazioni digitali, per esempio prodotti più ricchi di servizi «a una gamma low cost, con servizi base e modalità self made, che potrebbero essere collocati non solo su Internet ma anche dalle reti degli agenti o delle filiali». Perché Poggi è convinto che la relazione dei clienti con gli agenti e i consulenti assicurativi «sia destinata ad avere un ruolo chiave anche negli anni a venire purché sia innovata dalla digitalizzazione. Del resto il mercato delle polizze via web non è cresciuto come sperato, neppure quando l’esplodere della crisi economica avrebbe dovuto spingere gli assicurati a cercare di risparmiare con l’online. «Le nuove tecnologie possono essere affiancate al canale fisico per migliorare il livello di servizio e la profittabilità di agenzie o filiali bancarie», continua Poggi. Di conseguenza bisogna innovare anche il rapporto tra banche e assicurazioni con l’obiettivo, in particolare, di dare una spinta decisiva alla bancassicurazione Danni. «Bisognerebbe realizzare un modello più integrato e specializzato», propone il consulente, «per esempio facendo leva sul ruolo di filiali maggiormente dedicate alla bancassicurazione, perché vendere prodotti Danni allo sportello è più complicato rispetto alle polizze Vita». Un cambiamento che potrebbe passare anche per un nuovo layout dei punti vendita dedicati alla bancassicurazione. (riproduzione riservata)