La soppressione dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici ha inciso sugli organi ma non ancora sui compiti e sulle funzioni. Rimangono, infatti, separate le strutture dell’Avcp e dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac). Fino al piano di completo riassetto che presenterà Raffaele Cantone entro sei mesi, il rischio è che vi siano problemi di governance per molte attività gestite dalla struttura dell’Avcp, dal precontenzioso, al sistema informatico Avcpass, alla qualificazione delle imprese, con possibili rallentamenti delle attività stesse. È questo l’effetto che, salvo correttivi apportati nella fase di conversione del decreto-legge 90/2014, potrebbe determinarsi sul settore degli appalti a seguito della soppressione dell’Avcp, disposta appunto dal decreto-legge 90/2014. Il blocco potrebbe interessare l’emanazione di bandi-tipo e di linee guida in diversi ambiti di attività, dai lavori ai servizi, così come la gestione della banca dati nazionale dei contratti pubblici e il sistema di verifica dei requisiti (Avcpass), entrato in vigore dal 1° luglio, oltre all’Anagrafe delle stazioni appaltanti di cui alla legge 89/2014. Ma problemi, nel medio termine, potrebbero esserci anche a livello europeo se è vero le nuove direttive europee sugli appalti pubblici (23, 24 e 25/2014) puntano con determinazione su strutture nazionali che, oltre ad avere il monitoraggio del mercato di riferimento, siano anche in grado di gestire sistemi informatici complessi, funzionali alla messa a regime di un trasparente «registro nazionale degli appalti».
Le funzioni dell’Avcp. Moltissime le funzioni della soppressa Autorità assorbite, in base al decreto 90/2014, dall’Anac e relative a tutti i contratti pubblici (anche forniture e servizi), che nel 2012 valevano 95,3 miliardi di euro, per 125.700 contratti stipulati oltre i 40 mila euro. In particolare, in base al codice dei contratti, l’Avcp si occupa, anche con poteri sanzionatori e ispettivi, di: vigilare sui contratti pubblici, sull’osservanza della legislazione e sul sistema di qualificazione delle imprese di costruzioni; ha poi il compito di gestire il cosiddetto «precontenzioso» attivabile su ogni singola gara, di predisporre bandi-tipo obbligatori per le stazioni appaltanti, di presentare al governo e al parlamento una relazione annuale, di gestire la Banca dati nazionale dei contratti pubblici (dalla quale deriva anche il sistema Avcpass di verifica dei requisiti dichiarati in gara dai concorrenti).
La soppressione dell’Avcp e l’assorbimento da parte dell’Anac. Con effetto dal 25 giugno è scattata la soppressione dell’Avcp e l’immediata decadenza dei suoi organi, disposta con il decreto-legge 90/2014 di riforma della p.a. che assegna anche nuovi e incisivi poteri all’Anac (si veda altro articolo in pagina). Il decreto prevede anche che siano trasferiti all’Autorità presieduta da Raffaele Cantone «i compiti e le funzioni» dell’Avcp, una scelta che il ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi ha dovuto accettare nonostante avesse avanzato la proposta di scorporare alcuni compiti dell’Avcp per portarli al suo dicastero (ma la partita, almeno sulla materia della qualificazione delle imprese, potrebbe riaprirsi con il recepimento delle direttive europee). Il trasferimento dovrà avvenire in base a un piano di completo passaggio delle funzioni e di riduzione del 20% delle spese e del personale che il presidente Anac dovrà predisporre entro fine 2014 e presentare al presidente del consiglio, Matteo Renzi.
La «convivenza» delle due strutture. In una recente delibera (la n. 102/2014) Cantone ha stabilito che «le attività dell’Anac connesse ai compiti e alle funzioni trasferiti a seguito della soppressione dell’Avcp, sono svolte in modo separato rispetto alle attività in materia di anticorruzione e trasparenza»; stesso concetto per la fase gestionale e amministrativa. In effetti, quindi, sembra che i due organismi operino come due branche della stessa società, ancorché su qualche materia (trasparenza, attività ispettiva) vi siano sovrapposizioni fra compiti dell’Avcp e dell’Anac. Tutto come prima, quindi, almeno così sembrerebbe.
I rischi per imprese e per le stazioni appaltanti. L’impressione generale è che la soppressione dell’Avcp abbia avuto più il senso dell’eliminazione dei suoi organi che non dell’organismo e che manchi ancora una chiara definizione delle competenze decisorie. In questa fase transitoria, in attesa del piano di Cantone, il rischio di impasse e di blocco delle attività potrebbe derivare dalla mancanza di indicazioni espresse sull’assunzione dei provvedimenti relativi a delicate funzioni della soppressa Avcp (precontenzioso, vigilanza sulle Soa, regolazione) usualmente oggetto di provvedimenti del Consiglio (soppresso). Le difficoltà per le imprese e per le stazioni appaltanti, che, per esempio, richiedono pareri all’Avcp non mancherebbero. Potrebbe essere utile chiarire che transitoriamente tutte le decisioni siano oggetto di delibera da parte del Consiglio Anac ancorché attinenti a funzioni non relative alla materia dell’«anticorruzione».
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